“La prima scudisciata è sulla bocca, sul velluto del tuo orgoglio e la seconda è un bacio e infiora il sangue intero dei tuoi giorni”…insieme un solo gesto che viola ed accarezza l’anima, un gesto che annuncia e porta dappresso il canto dell’angelo, la musica di ali che col volo ornano della luce della poesia la volta celeste.
Io sono l’angelo, con questa dichiarazione d’essere fatta in tredici respiri si presenta una voce di aria e sangue, che si disvela in un incendio in cui le lingue di fuoco sono parole e il calore che divora è quello del senso. Lasciandosi docilmente ardere, abbandonando ogni paura e remora, si scorge tra le fiamme la luminosità di una bellezza che, accecando, rende l’invisibile visibile e si apprende come l’innocenza possa essere perduta senza peccato, come sia possibile consegnarsi alla purezza attraverso il piacere.
Non ci si può sottrarre al sentire, è questo l’unico delitto di cui potremmo macchiarci, è questa l’unica colpa da cui preservarci.
In un fragore crescente di battiti, tra corde che evocano la voce del cristallo, ci si unisce al sublime attraverso Le nozze chimiche. “Sciogliere il tuo sangue in me, il mio sangue bianco in te”: questo il rituale per naufragare nell’altro, per scoprire ed iniettarsi il sapore dell’altro. Con questa liturgia, che coniuga lo spirito e la carne, si inizia a non sottrarsi al sentire. Ci si inoltra così in un mondo sonoro in cui ascensioni e cadute conducono e congiungono ad un’interiorità scarlatta dove s’invola una Lettera sul cielo che è invocazione e preghiera, anelito ed evocazione. Le dita sul piano ricamano piccole scintille sulla pelle di chi ingoia le note e rendono l’aria un liquido amniotico di vibrazioni in cui galleggiare, in cui sentire il respiro confondersi col suono della sabbia che accoglie il bacio del mare.
Un’Acqua di valium lava via il sale e imperla le labbra senza anestetizzare il cuore, esplode in suono che avviluppa il raziocinio scardinandolo. Solo allora le chitarre portando il sentire nudo tra le onde di un oceano d’archi in cui fluttuano due voci, di raso e di velluto, che narrano Il ritorno di lei dalle guance di cipria e fiori, “bellissima morta che chiama Verlaine” e mostra l’amore come moto immortale. Avanza in questa tensione perpetua una “soffice lama apertura di carni e cosmogonie”, s’inoltra nel corpo il violino mentre il piano gocciola sulla nuca mantenendo il capo chino cosicché gli occhi possano vedere il mondo riflesso in una pozza di luce, al rovescio affinché i suoi segni si facciano rivelatori di quella natura altrimenti inafferrabile… a testa in giù, sì, a far salire il sangue alle pupille perché irrorate di porpora catturino il bianco della trascendenza.
Tra i riverberi di distorsioni che divorano e distruggono resistenze, l’archetto scivola sulle corde e sulla pelle, le note si insinuano tra le vertebre, si fanno passi di bocca sulla schiena e il peso di mani che sul petto scrivono la verità di una passione che si consuma e consuma “contro il tuo bene”, “sopra ogni bene”.
Il violino si tramuta in vertigine e La storia per noi diventa quel pezzo di cielo che si può scorgere solo dentro chi si ama, solo con dentro chi ci rende l’anima innamorata. Voli leggeri di tocchi cantano per La tua grazia bambina quell’ultimo sole che “ha leccato i tuoi occhi”, facendo dei sensi la memoria del candore di un amore incorruttibile.
Con l’alba s’innalza la Lauda del mattino e sopraggiunge un ritmo sinuoso, come di serpe che morde e avvelena, che consegna ad un buio da riempire di sogni. La preghiera si fa grido di corde, furia elettrica, possesso folle e trascina in un vortice di palpiti e carezze in cui precipitare illimitatamente fino ad incontrare la fusione dell’angelo e del demone, della seta e della canapa, di un dionisiaco femmineo e dell’apollineo che all’unisono sussurrano ed urlano Tutto il niente, tutto il non-ente che ci custodisce e fa essere a partire dal corpo ed oltre la carne.
La musica arriva a prendere la forma di spire fatte d’incenso ed aderge, insieme ad una voce di “madonna obliqua”, colonne di vibrazioni innalzando una cattedrale, Mia cattedrale, in cui assaporare l’altezza e ritrovare il silenzio, un’aria inviolata da suoni tra i cui flutti intuire il mondo. Al di sopra di quest’architettura gotica che disegna ascensioni, Gli sposi volanti volteggiano tra lillà e soffi di fisarmonica dipinti dall’“Uomo che canta lui stesso un uccello/Che danza la sua donna per mano” (Paul Eluard). Volteggiano gli sposi tra i suoni e i canti di dita e bocche radunatesi intorno all’angelo, quelle di Emidio Clementi e Andrea Chimenti, di Giorgio Ciccarelli e Lilith, di Mario Congiu e Romina Salvadori… nomi che nominano anime consacrate alla bellezza, capaci di farsi unicità sotto il fremere d’ali che effondono musica.
“L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perchè, nel frattempo, lui stesso è cambiato”, Tarkovsky nega la possibilità del ritorno e quest’opera a lui dedicata incarna tale impossibilità, ce ne fa fare esperienza, poiché l’ascolto non ricomincerà mai, avverrà ogni volta, sarà sempre l’epifania di una meraviglia nuova in cui trovarsi generati insieme all’intero universo.
“Vieni a galleggiare con me, vieni a profumare di me, senti che silenzio di stelle”…e, grazie ad una poesia fatta (di) voce, si av-viene presso l’incanto.
Credits
Label: Lilium – 1998
Line-up: gianCarlo Onorato (voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, pianoforte, basso, organizer crumar, archi sint., kurzweil strings, kurzweil piano & vocals); Hanno suonato: Enrico Manera (batteria, tamburi, piatti, cembalo, “caffèscecher”, percussioni inventate) – Carlo U. Rossi (archi sint.) – Fabio Basile (basso acustico, guitar sinth) – Pasquale Maria Morgante (pianoforte) – Christian Born (batteria, maracas) – Enzo Onorato (basso, basso acustico) – Giorgio Ciccarelli (chitarre) – Gabriele Mazzei (pianoforte, Dx7II, organizer crumar) – Echo Ensemble (Luca Campioni: 1° violino, Marco Campioni: 2° violino, Paola Loppolo: 3° violino, Eugenia Biancamaria Buzzetti: viola, Mariachiara Nino: violoncello) – Andrea Chimenti (voce, recitato) – Silvia Tarozzi (violini) – Lelio Maira (batteria) – Emidio Clementi (armonium) – Egle Sommacal (chitarra archetto, e. bow) – Massimo Fantoni (chitarra solista, archetto, armonizzazioni, e. bow) – Mario Congiu (armonium) – Lilith (voce) – Peppe Voltarelli (fisarmonica povera) – Romina Salvadori (respiro, liturgie e canti) – Massimo Lupo (sitar bordone); Musica e liriche di gianCarlo Onorato, tranne Io sono l’angelo e Mia cattedrale: liriche di Anna Lamberti Bocconi e gianCarlo Onorato
Tracklist:
- Le nozze chimiche
- Lettera sul cielo
- Acqua di valium
- Il ritorno di lei
- Punkbaret
- Io sono l’angelo
- La storia per noi
- La tua grazia bambina
- Lauda del mattino
- I giorni amari
- Tutto il niente
- Gli sposi volanti (su un dipinto di Marc Chagall)
- Mia cattedrale
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