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Nema Fictzione – Alessandro Raina

Nema Fictzione… un nome che crea per sé un linguaggio, affinché scandendolo la lingua dischiuda un mondo radicato nel confluire di esistenze e percezioni, riempie il tempo di un suono che annuncia e rivela un ineffabile altrove in cui ri-trovarsi. Attraverso il solo nome si accede ad un luogo tanto straniante quanto intimo dove la corrente, i codici binari, gli impulsi elettrici e le voci si fanno aria densa da accarezzare con le labbra, da ingoiare, per capirne in gola il senso. È un’aria che sa di viali umidi, di cuoio e tè, di stanze, proprie o estranee, popolate di pensieri danzanti, di corpi che lasciano lì la pelle per mettersi addosso quella di qualcun altro, di carne che si veste dell’odore dell’altro per sentire il proprio cancellato da un sapore nuovo. È un soffio che sa di terra bagnata, del tepore delle carrozze dei treni, degli angoli vuoti delle città, di camere anguste e letti sfatti. La voce che vi si dispiega ha il gusto della pioggia lieve, della neve fresca, del mare quando l’inverno muore, del cotone che accarezza le gote nelle notti che restano prive di sonno. D’improvviso si scopre in questa gola la dolcezza inebriante dei piccoli bouquet di gelsomini che profumano i portici di Place de Vosges o i bagliori che meravigliano squarciando i cieli lividi di Postdamer Platz, i riflessi dei vetri e dei metalli plasmati da Mies van der Rohe, i graffi di colore di Klee o la matericità delle luci colate da Delaunay. La musica diventa così una brezza che sospinge i passi per le strade, che dondola vecchie sedie di legno nel cui abbraccio restare in ascolto, a sentire come l’essenzialità sia l’unico modo per rap-presentare l’essenza, il suo calore e la sua pienezza. Tocchi inesorabili sopraggiungono, leggeri sulla pelle la denudano e le fanno attendere ed accogliere una carezza di lino che avvolge e chiude gli occhi, perché le sonorità si insinuino sotto le palpebre a far vedere immagini attraverso un velo di carne. Le forme, che come infiorescenze sbocciano tra i reticoli delle vene, sono corpi, respiri, attimi di vite altre che il canto tramuta in atmosfere, fotografie fatte non di alogenuri d’argento ma di parole rapprese, immagini di pura luce fissate dall’inchiostro, inchiodate al corpo fattosi pellicola dalla voce. Appaiono quattordici ritratti di suono, impalpabili eppure capaci di stringersi ai sensi, di co-stringerli ad un sentire che investa il profondo. Quattordici ritratti che solo alla fine svelano il volto, ma fin da subito mostrano ed offrono l’anima. Scatti fatti da una bocca che dipinge con le labbra i passi di Tenco tra i vicoli, le criniere dei leoni domati, il brillio di uno sguardo sotto la tesa larga di un cappello, i languori dei deserti, il suono dei pastelli che si disfano toccando la carta. Immagini liquide dentro le quali ci si imbatte nei rumori del mondo che fuori parla, annuncia e dice, quel mondo che di tanto in tanto s’intreccia al silenzio di un sangue che ha saputo prendere il moto delle lacrime. Occhi ed orecchie si dischiudono al tocco di figure di voce e china “come le rose si aprono alle carezze della primavera” (Guillaume Apollinaire). È così che attraverso I sensi ci si ritrova inondati da un piacere abbacinante. Tra gli umori e gli inchiostri, sotto lo scorrere delle dita sulla pelle delle pagine, s’accende una luce rossa in cui galleggia l’anima di una poesia fattasi donna che dona un nuovo ritmo cardiaco… “blood vein this red shiver/red hook this water/raw hide this red wing”, si avverte una scrittura scarlatta e tra i suoi segni La misura del respiro. La parola giunge a confluire in un silenzio che educa alla calma, alla pazienza, e conduce ad una voce di memoria che insegna a trat-tenere. “Di tutte le attività umane l’unica utile è l’arte” (Emmanel Carnevali), questo si apprende dalla musica in dialogo con un libro che canta storie e volti di una Storia nostra… si apprende come solo la bellezza riesca a far di noi una culla di senso. Quando l’aria torna a farsi muta sovviene il ricordo di certi luoghi silenti, custodi di momenti perfetti, e solo ora comprendo che erano muti poiché soltanto questa musica avrebbe potuto abitarli con la sua grazia.

Credits

Label: City Living/Mondopop Edizioni – 2006

Line-up: Alessandro Raina (voce) – Pierluigi Petris (strumenti) – Giacomo Spazio (fields recordings); Tutte le canzoni sono scritte ed eseguite da Alessandro Raina, Pierluigi Petris e Giacomo Spazio, fa eccezione June and a sea for great sufferings scritta da Pierluigi Longo (Capitolo Terzo)

Tracklist:

  1. At 4 A.M. In The Woods The Epilogue Of Winter
  2. My Fragile Family 3
  3. The Man Who Fell To Heart
  4. Precarious Beauty Of The Queen
  5. Red Cloud Slaughtered Beach
  6. Marcello’s Death (Paris)
  7. A Room Forever
  8. Em’s Song
  9. Sent For You Yesterday
  10. June And A Sea For Great Sufferings
  11. Poor Lover, Farenheit Me
  12. Victims Of A Broken Glass
  13. Inge And Everything After + The Salvation Of Me Could Help Them For Life

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