Home / Recensioni / Album / Io non credevo che questa sera – La Crus

Io non credevo che questa sera – La Crus

Il silenzio è lacerato dal suono di un tocco sul cuore, l’aria muta è inondata e negata dal fiorire di una preghiera sulla lingua e tra le pieghe dell’anima. La musica trova il suo inizio in una voce che implora la menzogna, il sapore acre e la benevolenza dolce del mentire, non quello che tradisce il vero, che inganna… no, non il mentire capace di distorcere, ma quello che sa colorare con un velo tenue il reale per ammorbidirne gli angoli, sfumarne i contorni e darlo in pasto alla fantasia perché tra le sue labbra assuma forme morbide, perché nell’oscurità della sua bocca l’immaginazione ne illumini le bellezze celandone gli orrori. Mentimi. E si effonde la supplica di una gola che chiede ad una sensibilità uno sguardo che disveli nel dolore la poesia. Mentimi. Il canto sgorga reclamando un rifiuto dei mali che dilagano nelle vene del mondo, che lo divorano… un rifiuto che si compie chiudendo gli occhi e prestando ascolto ad una bugia che pone tra le palpebre e le pupille l’incanto necessario, indispensabile per reagire, per trovare pace, per opporsi alla violenza, per salvarsi attraverso la meraviglia. La bellezza forse ci salverà, lo diceva L’idiota. La bellezza forse ci sta salvando con le sue finzioni e le sue seduzioni, con le sue menzogne che fanno essere e preservano della verità la luce, è la musica a sussurarlo.
La bellezza è quella del deflagrare di suoni mai uditi prima, tre esplosioni di colore, tre bagliori che sbocciano incorniciando anni condensati in note, vite condivise racchiuse in parole… un arabesco di linee, di tracce, di vie che sono melodie, un disegno finito ed eternato nel grembo di un teatro con le pareti avvolte dal calore di luglio. Tre, gli inediti. Dodici, le canzoni fermate nel loro fluire vive, adorne dei ricami di un’orchestra. Uno, il canto che si è levato in una sala, al cospetto della MusciaMorfosi che lo ha vestito di una forma nuova rivelandone una nuova sostanza. Sedici canzoni. Sedici sentieri lungo i quali ricordare e scorgere l’orizzonte e le sue tinte, nei cui profumi sentire. La musica ammantata dai veli tessuti dai violini e dai vapori dei respiri degli ottoni ha creato ed inondato questi cammini, li ha schiusi ed illuminati e istante dopo istante ha trovato e trova il gesto che sa prendere le mani e condurvi i sensi, portarli Dietro la curva del cuore, tra Infinite possibilità, al Crocevia affinché scorgano ed avvertano dispiegarsi la poesia attraverso i passi.
Io non credevo che questa sera… è un moto di meraviglia che lambisce e pervade, una musica che ha il sapore e l’odore di quelle piogge che scendono giù dal cielo come carezza, inebrianti, dolci ed insieme pungenti. È una pioggia il suono che si posa sulla pelle, una pioggia che riveste di brividi, che scivola addosso facendosi manto di perle, che arriva dentro come una vampa di gelo tagliente… una danza di nuvole fattesi gocce di purezza che accettano e cercano la caduta per baciare la terra, per farsi mano capace di penetrarla, di scivolarle dentro solo per essere cullata dal suo calore e poi riaffiorare, farsi sorgente, fonte di un’acqua passata attraverso cieli e regni ctonii perché le divenisse possibile raggiungere le labbra portando con sé una nuova capacità di dissetare.
La preziosità delle canzoni, che sopraggiungono donando la memoria di una storia in fieri, sta nella veste nuova, aderente all’essenza, indossata con eleganza, sta nel loro lasciarsi cogliere vive, nel pieno di uno scorrere travolgente… il pregio del canto che riporta presso i passi compiuti sta nello sfiorare nuovamente i sensi dopo aver vissuto ed affrontato un ciclo, sta nel tornare ad accarezzare l’anima portando in essa la ricchezza di un percorso e il percorso stesso. I riflessi dei ricordi vividi sono fusi ed intrecciati allo slancio di un’energia pulsante, in circolo, la musica racchiude così una storia che il passato non ingoia, che ha per inizio e per fine un respiro nuovo a vigilare, un fremito di vita che custodisce ed insieme dischiude un orizzonte, che non limita un cielo bensì lo apre e riempie di voli, quelli delle note e delle suggestioni, delle malie e dei sogni.
Il Ricordare si manifesta nella sua necessità, nel suo essere l’occasione che rende possibile eludere la perdita… perciò si serba, si accoglie e preserva, lasciandosi salvare dalla memoria, dalla novità, dalla menzogna, dalla bellezza.

Credits

Label: Wea / WarnerMusic – 2008

Line-up: Inediti (Mentimi, Entra piano, L’Autobiografia di uno spettatore): Mauro Ermanno Giovanardi (voce) – Cesare Malfatti (chitarre, programmazioni) – Leziero Rescigno (arrangiamenti, batterie, tastiere, chitarre) – Luca Saporiti (basso) – Archi scritti, suonati e registrati da Davide Rossi – Sarah De Magistris (voce in Mentimi e L’Autobiografia di uno spettatore) – Forum La Crus e famiglie La Crus (cori in L’Autobiografia di uno spettatore); Live (03, 04, 05, 06, 07, 08, 09, 10, 11, 12, 14, 15): Mauro Ermanno Giovanardi (voce) – Cesare Malfatti (chitarra e rhodes) – Paolo Milanesi (tromba e rhodes) – Leziero Rescigno e Max Donna (batteria) – Luca Saporiti (basso) – Orchestra da Camera delle Marche diretta dal Maestro Daniele Di Gregorio; Live in studio (Infinite possibilità): Mauro Ermanno Giovanardi (voce) – Cesare Malfatti (chitarre) – Ensemble MusicaMorfosi (Andrea Zani, pianoforte; Feyzi Brera, primo violino; Eloisa Manera, secondo violino; Avishai Chameides, viola; Naomi Berrill,
violoncello);

Tracklist:

  1. Mentimi
  2. Entra piano
  3. Nera Signora RMX
  4. Soltanto amore
  5. L’Uomo che non hai
  6. Natale a Milano
  7. Come ogni volta
  8. Dentro me
  9. Via con me
  10. Come una nube
  11. Stringimi ancora
  12. Diritto a te
  13. Infinite possibilità
  14. Natura morta (in paradiso)
  15. Ricordare
  16. L’Autobiografia di uno spettatore

Links:Sito Ufficiale,MySpace

Ti potrebbe interessare...

fanali_cover_2024__

I’m In Control – Fanali

Immagini che si suonano. Suoni che si immaginano. Di nuovo in viaggio sinestetico con Fanali, …

Leave a Reply