“Siamo architetti ricchi di Bel Air… Siamo avvocati rispettabili… La logica spietata del profitto o chissà cosa ci fa figli dell’Impero Culturale Occidentale. Meno male che qualcuno o che qualcosa ci punisce. Arriva un investigatore. Ci deduce l’anima. La nostra cognizione del dolore illumina.” I Baustelle non ci puniscono ma ci cantano ironicamente quanto siamo piccoli in ogni nostro gesto quotidiano. Il loro occhio (quello della copertina bellissima!!) scruta in ogni nostra goffa deviazione: dalle giovani generazioni che si perdono sempre più con l’incanto melodico di Charlie fa surf, che anticipava l’uscita di Amen, attraversando le generazioni di trentenni disorientati e in balia de Il Liberismo Ha I Giorni Contati, fino a quelle dei nostri padri che hanno iniziato questa catastrofe. Attenzione anche al primo spietato mediatico atto di sfruttamento di una tragedia umana come fu quella del bambino Alfredo fino ad arrivare ai nostri nonni che combattevano per ideali in L’uomo del Secolo. C’è spazio anche per l’amore cantato dalla voce sensuale di Rachele Bastreghi in brani perfetti come L’aeroplano e La vita va dove ci sono dilatazioni di pensieri di vite ed amori passati. Un concentrato di pop di classe curato nei minimi dettagli è Baudelaire. Quella coda dance è geniale! In L e Antropophagus, tra citazioni culturali e slogan taglienti come “…Mangiamo a pezzi i nostri figli. E qualche avanzo lo incartiamo dentro un foglio di giornale. Prima o poi ci servirà. Amiamo l’Uomo e il suo sapore”, prosegue questo viaggio pop tra reminescenze di Devo e Battiato. Arrangiamenti di archi sublimi che caratterizzano un suono corposo e caleidoscopico di indubbia originalità. Il pop cantautorale dei Baustelle è puro sberleffo verso lo stato sociale italiano dai politici ai ricconi, dai mediocri di periferia ai fighetti di città. Francesco Bianconi in un’intervista di alcuni anni fa mi disse: “il mio obiettivo è scrivere canzoni pop non fini a stesse”… c’è riuscito alla grande con Amen. Gli ospiti in negativo come Alessandro Alessandroni (Spaghetti Western), Beatrice Antolini (No Steinway); Mulatu Astatke, Beatrice Martini impreziosiscono ulteriormente il disco. Se nei negozi di Milano e Roma gli scaffali di Amen erano già vuoti dopo una settimana… una ragione ci deve essere… un singolo riuscito non basta. Brani come Andarsene Così resteranno nel tempo. Dopo La malavita, con Amen i Baustelle si consacrano nell’Olimpo dei grandi della musica italiana. Rappresentano la musica pop intelligente di questo momento e non l’ascolterete a Sanremo.
Credits
Label: Warner – 2008
Line-up: Rachele Bastreghi (Voce, pianforte, organo hammond, piano rhodes) – Francesco Bianconi (Voce, chitarre, programming) – Claudio Brasini (Chitarre).
Tracklist:
- E così sia
- Colombo
- Charlie fa surf
- Il liberismo ha i giorni contati
- L’aeroplano
- Baudelaire
- L
- Antropophagus
- Panico! (A Lee)
- Alfredo
- Dark Room
- L’uomo del secolo
- La vita va
- Ethiopia
- Andarsene così
Links: Sito Ufficiale, MySpace
Un disco ottimo.
Ottimo.
Questo disco si è fatto attendere, ma non ha deluso le aspettative.
Amo le melodie dei Baustelle, suggestive e atmosferiche, e mi piace sentirle stridere e insieme fondersi con i testi taglienti di Francesco (che in questo album mi sembra in stato di grazia).
Credo che abbia la capacità di raccontare i mali di questo tempo, in tutto il loro orrore, ma di esprimere anche l’amore in tutta la sua dolcezza. Rappresentate con le sue parole, le cose sono sempre avvolte da quel velo di ironia e poesia che solo i grandi come De Andrè sapevano distendere. L’affresco della nostra società è chiaro e disincantato, ma c’è spazio per i sentimenti positivi, quelli veri, come l’amore per Laura, “gioia che afferri improvvisa in un giorno qualunque”.
Charlie era solo la punta dell’iceberg