Una fusione. Ma non parlo di musicisti di diverse origini che si uniscono in qualche superband; parlo di generi musicali. La pelle bruciata dalla luna nei deserti americani si unisce con la modernità proveniente della terra d’oltremanica: Mark Lanegan incontra i Soulsavers.
In questo album il whisky invecchiato, per la prima volta, è servito in un bicchiere di silicio. Con l’olfatto si riconoscono le vecchie strade pestate dai tanti stivali di pelle, mentre il gusto scopre nuovi paesaggi.
Il duo britannico regala nuovi sfondi al gospel, al blues, al rock, al country, mentre la voce di Mark Lanegan si perde in terre inesplorate ma che gli ricordano gli angoli più bui di casa.
Dieci tracce bastano per far perdere l’orientamento ai più, tra organi (sintetici) e cori femminili, melodie ruvide tra voci rocciose. La splendida Revival apre l’album con una potenza evocativa immensa: dentro c’è la spiritualità del blues e del gospel più classico e più vero, ma vestito con tessuti di ultima generazione.
L’elettronica più invadente dona ritmo e potenza alla roca e cupa Ghosts of you and me, quando però il vero culmine lo si raggiunge nella terza traccia: Paper money.
Lanegan gioca con il suono e si presta ad un contesto solitamente molto estraneo alla sua immagine, ma portando con sè la sua personalità ammaliante. Un cammino sicuro viene sorpreso da una folle e rovinosa caduta, nel profondo. Urla e cori accompagnano le emozioni che precipitano nel vuoto. Il dolore è palpabile ed estremamente affascinante.
Dopo un pezzo strumentale di Rich Machin e Ian Glover (i veri Soulsavers) la voce di Lanegan torna a implorare con grazia. Piange senza lacrime un dolce Spiritual sostenuto da soffice musica. Senza increspature e rincorse, costante nel suo passo, la reinterpretazione del pezzo degli Spain riesce a farsi spazio nell’animo.
La seconda delle quattro cover presenti nell’album, è dello stesso Lanegan, proprio a dimostrare che al gioco lui ci sta, anzi: non si gioca affatto e si cerca nuova vita anche per la propria perla Kingdom of rain (da Whisky for holy ghosts).
Anche Neil Young rientra nei piani dell’insolito trio che per l’occasione inserisce la delicata voce country di Bonnie “Prince” Billy in Through my sails, dove il duetto vocale, in netto contrasto timbrico, sembra salire sempre più in alto, leggero.
Un altro pezzo strumentale, inquieto ed oscuro, rilancia il Lanegan dei vecchi album, unito però a sonorità esotiche orientaleggianti e la solita presenza elettronica. In Jesus of nothing i Soulsavers cercano strade ancora più azzardate, senza riuscire a colpire efficacemente, a differenza della traccia che chiude il brano.
Un piano con echi ambient si fondono alla voce roca nella cover di No expectations dei Rolling Stones. In questa versione sparisce lo slide della chitarra stonesiana in un suono che ricorda i momenti più eterei di certe canzoni degli Spiritualized.
Quest’album ridisegna completamente le sonorità più classiche cui siamo abituati dimostrando che la ricerca del “nuovo” deve per forza di cose andare ad attingere dalla fonte primaria della musica: l’animo umano. Nessun genere musicale è più vicino al luogo natale delle emozioni quanto lo siano il blues e il gospel, colmi di speranza, preghiera e dolore. La voce di Lanegan è un pugno nel petto che espande lividi su tutto il corpo; la musica del duo elettronico si adatta con sapienza e passione.
Un disco che commuove e stupisce.
Ma il primo ascolto non è da fare con le orecchie, suonerebbe troppo assurdo per essere vero.
Credits
Label: V2 (Europe, Japan & Australia), Columbia (USA) – 2007
Line-up: Rich Machin – Ian Glover (elettronica); Mark Lanegan (voce); Bonnie “Prince” Billy (voce in Through my sails)
Tracklist:
- Revival
- Ghosts of you and me
- Paper money
- Ask the dust
- Spiritual
- Kingdoms of rain
- Through my sails
- Arizona bay
- Jesus Of Nothing
- No expectations/end title theme
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