Finalmente sono terminati i lavori in corso (Baustelle in tedesco significa “lavori in corso”) della scena musicale italiana. Se siete stanchi della solita musica di casa nostra degli ultimi anni tutta incentrata sull’amore e suoi derivati, se avete sempre pensato che la musica cauntautorale italiana dopo mostri sacri come De Andrè e De Gregori era morta o quasi, se avete voglia di musica originale con la O maiuscola allora dovete ascoltare La malavita dei Baustelle. Questo gruppo non è una novità, già da molti anni cavalca la scena indipendente della musica italiana (Sussidiario illustrato della giovinezza – 2000, La moda del lento – 2003) tanto che ha guadagnato il titolo di miglior band italiana al PIMI nel 2003. I Baustelle sono la testimonianza che si può fare POP d’autore, si possono scrivere canzoni catartiche che danno parole e musica a quello che non vogliamo vedere nella vita di tutti i giorni. A quanti è capitato di incontrare ragazze che si bruciano presto dietro a cattive compagnie (La guerra è finita)? A quanti è capitato di incrociare nella nostra vita il pazzo del paese (Sergio)? A quanti è capitato di interrogarsi sulla vita dei malavitosi sospesa su un filo di lana (Revolver)? A quanti è capitato di notare l’apparente vuota quiete delle domeniche provinciali (I Provinciali)? Dietro tutto questo c’è la Malavita con i suoi significati, soprattutto con quello del mal di vivere che si cela… nelle balere ad ore piccole e poi nel morire la domenica-chiesa cattolica (I Provinciali), nell’antidoto della scritta Kelvin Klein, nel futuro anonimo quando i calendari cambiano e centravanti contano e tutto il resto è inutile (A vita bassa), nel caos dell’ipermercato o in un beato megastore dove coglieremo spogliata e cruda la bugia alla base del mondo: il nulla (Il nulla), nel perdono del Corvo che ci ricorderà che il nostro sangue è destinato a seccare (Il Corvo Joe), nella speranza luce che cancella il buio.. e non è fulmine.. e non è sole.. non è la mano del signore… sei tu (Cuore di Tenebra). Le voci, quella profonda del cantante principale Francesco Bianconi che evoca Fabrizio De Andrè, mentre quella di Rachele Bastreghi che modula originalità e sensualità, sono accompagnate da una musica ricca di suoni shakerati in un insieme di strumenti che variano dal piano Rhodes ai violoncelli, alle chitarre elettriche e acustiche a 12 corde, al cembalo ed alle unghie di capra. Un album con testi di alto spessore poetico, con una musica semplice ma raffinata che traduce con splendide melodie i messaggi insiti nei brani. Quest’album o si ama o si odia. Dopo un paio d’ascolti dominano gli incisi di Sergio, La Guerra è finita o A vita bassa che non sanno d’amore e miele… e questa è la potenza dei Baustelle: fare leggere melodie su una vita solo apparentemente leggera.
Credits
Label: Warner – 2005
Line-up: Rachele Bastreghi (voce, synth, piano elettrico, clavinet, organo, percussioni) – Francesco Bianconi (voce, chitarre, synth, organo) – Claudio Brasini (chitarre) – Claudio Chiari (batteria, percussioni, synth).
Tracklist:
- Cronaca nera
- La guerra è finita
- Sergio
- Revolver
- I provinciali
- Il corvo Joe
- Un romantico a Milano
- A vita bassa
- Perchè una ragazza d’oggi può uccidersi
- Il nulla
- Cuore di tenebra
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