“E’ una manciata di giornate di festa / che fanno quello che speriamo di noi / E all’improvviso in mezzo al mio mal di testa, / ho ritrovato il desiderio di essere felice”.
Sono dei Perturbazione le parole che più rimarranno nel mio cuore affiancate al ricordo di questo fine settimana. Giornate di festa privata e non; gioie intime personali che sono andate squisitamente a fondersi con note e parole. Forse, senza queste ultime, non ci sarebbe stato nulla di ciò per cui ancora mi emoziono al pensiero.
Il gruppo torinese (che ormai penso abbia casa in ogni angolo di Italia per il tanto amore che viene riversato su di loro lungo tutto lo stivale) ha dato il “La” all’orchestra dell’ottimismo e della vita. Questa è la grande magia dei Perturbazione che, sembrano vagare raccogliendo le lacrime di tanti, in cambio di copiose manciate di sorrisi.
Lo spettacolo tenutosi al Circolo Arci “Aquaragia” di Mirandola è stato più che intimo, più che familiare. Direi quasi nucleare. Il livello di condivisione e scambio emotivo è riuscito a raggiungere livelli di profondità davvero difficili da descrivere a chi, per sua disgrazia, non era presente.
Ma facciamo un salto indietro: torniamo lì, al momento in cui ho varcato l’ingresso.
Un ampio palco occupa quasi interamente un lato della sala del locale, mentre nel mezzo, tre morbidi pouf aspettano qualcuno tra cavi, microfoni e pedaliere. Caldi sorrisi si posano sui volti curiosi dei tanti spettatori giunti nel mezzo della pianura padana per questo specialissimo concerto acustico dei Perturbazione.
Gigi, Cristiano ed Elena entrano con gli strumenti tra le mani, Tommaso con la voce calda nella gola. Rossano, batterista del gruppo, assiste tra il pubblico, potendosi godere le emozioni, per una volta, dall’altro lato del microfono.
Anche se questa volta non ci sono veri e propri “lati”: i musicisti sono disposti in cerchio, come il pubblico attorno a loro, sedutosi in terra dopo essere stato incalzato da Tommaso. Le luci sono soffuse, il silenzio è un velo sottile, che viene tagliato esclusivamente dai numerosi applausi al termine di tutti i pezzi.
Le prime note di Qualcuno si dimentica stupiscono: in tutti quanti avviene la presa di coscienza del clima creatosi. Finalmente si capisce cosa per più di un ora si vivrà seduti in terra o girando intorno alle persone ammaliate scattando foto. La capacità dei Perturbazione di farti sentire un “fratello” è davvero incredibile.
Sarà che seduti in terra le differenze di altezza sono minori, sarà che la posizione porta a tutti ricordi dell’infanzia davanti a maestri, maghi e nonni che raccontano favole aprendo porte di mondi segreti e privati… sarà tutto ciò, ma i volti di coloro che sono a terra con il naso all’insù, sono più belli di quando li scrutavo fuori dal locale prima dell’apertura. Sono più giovani, più liberi. Pelle distesa.
La dolcissima Un anno in più non può che incrementare questa rinascita della mente e del corpo, anticipando la più spensierata e giocosa Il senso della vite.
Una sorprendente e ancor più soffice Agosto possiede effetti speciali stupefacenti: la voce di Tommaso canta il ghiaccio si posa e ricopre le cose, riuscendo quasi a materializzare fiocchi bianchi danzanti sopra le nostre teste.
Una dedica particolare è rivolta a Rossano, batterista della band, nonché papà della romantica e toccante Leggere parole: indubbiamente uno dei pezzi più intensi della serata.
Il violoncello, la voce e le due chitarre continuano a fondersi con grazia insieme alle luci e le voci del pubblico che canta sottovoce: Animalia e Arrivederci, addio e Se mi scrivi sono perle splendenti, rispettivamente arricchite di umorismo, dolcezza a rischio diabete ed energia positiva.
In serata c’è pure tanto spazio per le cover, le grandi reinterpretazioni di pezzi di immensi gruppi, come l’inaspettata Boys don’t cry dei Cure che apre al primo singolo dell’ultimo Pianissimo Fortissimo: Battiti per minuto.
Le luci si abbassano nuovamente con i toni più cupi ed intimisti de I complicati pretesti del come e l’incredibile e dolorante Know di Nick Drake.
Tommaso annuncia la fine del concerto dopo l’oramai famosissima Nel mio scrigno che in questa esibizione acustica non può vantare la seconda voce di Manuel Agnelli ma bensì il coro di uno splendido pubblico divertito, emozionato protagonista di uno spettacolo più unico che raro.
Al fianco dei quattro Perturbati arriva anche Simone Lenzi, voce e volto dei livornesi Virginiana Miller. Dopo una divertentissima introduzione che parla di lavoro e la (s)fortuna di riuscire a trovarlo, le labbra di Simone giocano con le note e i cori dei Perturbazione, distruggendo tutte le porte, le catalogazioni e le barriere che molti amano mettere tra i differenti generi musicali.
Ma la fusione continua, quando Tommaso, sostenuto dalla band, canta Altrove dei Virginiana Miller. Le luci si accendono anche sul palco principale andando ad illuminare la band livornese pronta agli strumenti. Le note degli otto musicisti e le voci dei due cantanti sfidano la fisica unendosi alla perfezione.
Sul palco Simone afferra il microfono dando voce alla metamorfosi di Altrove in Agosto, ricambiando, scambiando, abbracciando.
Il pubblico si alza, i Perturbazione si rifugiano nei camerini, mentre i Virginiana Miller iniziano il loro spettacolo intenso ed elettrico, dai caratteri molto differenti dal precedente.
La perturbazione trova sfogo: le nere nubi scaricano una fitta pioggia incalzata dalla profonda voce di Simone e dai ritmi serrati.
Il pubblico apprezza, il pubblico si muove. Il pubblico percepisce la passione che viene consumata sopra e sotto il palco in questo insolito ma splendido connubio.
Le canzoni si susseguono, mentre si riescono a scrutare i Perturbazione nel camerino festeggiare e rilassarsi con i tanti amici.
Nuovamente però la fusione è da farsi. Nel finale si scoprono ennesime sorprese. I Perturbazione sul palco a condividere la loro Mi piacerebbe. Ma non basta: i due gruppi vogliono provare insieme ad abbracciare ancora più musica: gli Smiths con There is a light that never goes out, di nuovo i Cure con l’accenno di Close to me.
Come fogli su un tavolo in una giornata ventosa, c’è bisogno di qualcosa di pesante per non perdere tutte le parole e le note spese. L’incantevole Love will tear us apart dei Joy Division con tutta la sua immensa mole vuole chiudere questa splendida serata.
Una serata che è andata oltre al dovuto: da un concerto non ci si aspetta questo.
Dai Perturbazione sì.
Complimenti speciali vanno allo staff dell’Aquaragia, all’Estragon Booking, ai Perturbazione, ai Virginiana Miller e al magnifico pubblico per avere dato forma a qualcosa cui il ricordo difficilmente scivolerà via dal luogo riparato dove si è incastonato dentro noi. (Lost Gallery)
Splendido report, che fa rimpiangere di non essere stata presente a una serata così particolare.
Semplicemente Grazie! per aver infranto il muro di nebbia che mi ha separata da questo luogo di musica e poesia, conducendomi in punta di piedi attraverso il sottile frastuono della musica che amo.