Quando troviamo qualcosa che c’innamora definitivamente, che ci entra nelle viscere fino a riempirle, che ci fa palpitare e ci dà quella classica botta alla bocca dello stomaco che ci mette ko… diventa un’esigenza scavare, andarne a cercare le radici. E le radici della musica degli Afterhours le troviamo in album, in nomi, in persone che hanno contribuito a creare un pezzo di storia. Tra le mani un cd, un arancione abbagliante e due occhi spalancati a fissarti, quasi fosse un avvertimento: “Fai attenzione, stai per entrare in un tunnel dal quale non uscirai più”. E allora entriamoci in questo tunnel. Una chitarra sporca introduce Pop Kills Your Soul. “Death of the form our dreams would have attained /death of the will, desire and dismay /like a nazi mith of red eternal youth /’till nothing is what you think of”. Una titol track che se la prende con un certo tipo di società che ci vorrebbe tutti uguali, tutti omologati. Ma Agnelli & C. non ci stanno. Il ritmo si fa più cattivo, la voce più arrabbiata e così… “Fell the pulsations /of something in my head /I am an airplane gonna explode /there’s something that you say /and there’s something that you hide /come inside /come inside” Agnelli ci graffia con la sua grinta e con tutta la sua strafottenza ci rivolge l’invito ad entrare nella loro Come Inside, alla quale fa seguito Oxygen. “I feel so prisoner babe /and I don’t know why /but the thing that keeps me here /It’s my addiction” e dopo questo trittico anche noi ormai siamo sotto l’effetto di una vera e propria dipendenza. Dipendenza da quella voce che ti aggredisce, che ti sputa in faccia verità dure, dipendenza da quel suono sporco che esce da quella chitarra maledetta, dipendenza dal ROCK, quello VERO, quello degli Afterhours. Da un gruppo così probabilmente l’ultima cosa che ti aspetteresti è una cover dei Bee Gees ed invece ecco che ci presentano On Time dei fratelli Gibb (Tales of The Brothers – 1990). Una voce arrabbiata ci ricorda che siamo ancora in ascolto del rock degli Afterhours: Living In The Land Of Sweetener sembra quasi uscire da un album dei Rage Against The Machine. Agnelli si lancia quasi in un rap durante la strofa e il pezzo è davvero potente e arrabbiato… “Please let me keep my eyes open tonight /cause sometimes i feel like i’m totally blind”. Il pezzo che segue è Coalitions, un brano che rallenta un po’ il ritmo di questo disco senza però rinunciare a chitarre pesanti e al ruggito della voce di Manuel. Terry Fill Me Up è un pezzo dal ritmo incalzante che ti entra in testa facilmente. Il brano che segue, Hey Bulldog, è una cover dei Beatles (Yellow Submarine – 1969) che gli Afterhours hanno reso loro, tanto che si amalgama alla perfezione con il resto del disco. “I cannot talk without being a lier /I cannot feel ’cause it just made me tired”, Compromise Is Going To Kill Me Baby inizia con un bel giro di basso per poi lasciare spazio alla batteria e alla solita voce di Agnelli. “Dad i’m dead on the floor /Dad i’m dead on the floor /It’s like you moving anymore /and i don’t like it anymore” Slush è il brano che chiude questo splendido disco. Un brano che parte acustico, con la chitarra ad accompagnare la voce di Manuel. Un brano in apparenza dolce, ma con un testo che fa uscire l’anima più cupa degli Afterhours. Scopriamo che questo album ha pure una gost track: ad impreziosirlo ulteriormente arriva una versione acustica del brano Pop Kills Your Soul. Conclusione perfetta per un album perfetto.
Se questo era l’inizio (o quasi…) non c’è da stupirsi se oggi gli Afterhours sono uno dei gruppi più apprezzati sulla scena rock italiana. Sta a voi ascoltarlo ed innamorarvene!
Credits
Label: Vox Pop – 1993
Line-up: Manuel Agnelli (voce e chitarra) – Paolo Cantù (chitarra) – Lorenzo Olgiati (basso) – Max Donna (batteria)
Tracklist:
- Pop Kills Your Soul
- Come Inside
- Oxygen
- On Time (Bee Gees Cover)
- Living In The Land Of Sweetener
- Coalitions
- Terry Fill Me Up
- Hey Bulldog (Beatles Cover)
- Compromise Is Going To Kill Me Baby
- Slush
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