Se la musica è una divinità, allora l’oscurità ne è il suo tempio prediletto. Questo sembrano professare i Deasonika con la pubblicazione di Piccoli dettagli al buio, nato nel settembre del 2004 e anticipato dall’uscita del singolo Il giorno della mia sana follia. Cupo solo in apparenza, il disco in realtà ricrea un’atmosfera intima, introspettiva, fatta di tredici piccole luci soffuse. Tanti sono i pezzi che compongono questo lavoro, indubbiamente ricco sotto ogni profilo artistico. Il cantante, nonché autore di ogni testo, Max Zanotti, rappresenta una delle più interessanti proposte della scena indipendente italiana e non può che offrire un valore aggiunto alla band. Calda, suadente, avvolgente, la sua voce si adegua in maniera impeccabile ad ogni brano, come a volerne contenere il senso. Virtuosi tutti i componenti, non in ultimo Marco Trentacoste che nei Deasonika si esprime come chitarrista. Forte e chiaro si avverte il suo contributo, frutto della sua esperienza come produttore, ad incorniciare di maestria un’opera dal contenuto felice. Nulla in questo disco è affidato al caso: è evidente la cura, quasi maniacale, che fa della parola Dettaglio la chiave di lettura con cui approcciarsi all’ascolto.
L’attacco è affidato a un suono lontano. Un’eco che rimbomba ossessiva e indisturbata, per poi irrompere a spezzare l’equilibrio provvisorio in cui tutti oscilliamo. 8. Dove numeri e immagini eloquenti si intrecciano nel gioco della poesia. Una conta delle percezioni legate ai sensi (“Due labbra gravide che partoriscono lingue vestite di burro e d’argento”) e all’intrigo (“Sette secondi ed ho il tuo respiro capace di uccidere un uomo da dietro”). In soluzione di continuità si propone Il giorno della mia sana follia. Il tema principale ruota intorno alla contraddizione tra l’insana propensione a vivere al di sopra delle proprie capacità e la salubre sensazione di sicurezza che ne deriva. “Muovo le mani che neanche son mie, io non ti ferirò, vedo e attendo il giorno della mia sana follia”: non è indifferenza, ma ricerca di incondizionato assoluto. La tensione si interrompe appena, al suono di una sola chitarra acustica, per il pezzo che dà il titolo al disco, Piccoli dettagli al buio. “Chiedono cosa c’è di trasparente in me… colorano favole a cui non credo più” e ancora più forte si fa il contrasto tra la luce della consapevolezza e le tenebre della disillusione, dualità che si sviluppa maggiormente nel susseguirsi dei brani. Come in Settembre: il cambiamento, il sopraggiungere di una nuova fase pone di fronte ad un’attenta osservazione di sé, anche nel confronto con l’altro. “La mia fragilità nasce dalla tua bellezza”. Proprio nell’opposizione ci si può permettere anche di essere il soggetto debole, in qualche modo impuro. “Sei così priva dei miei limiti, limpida”. Il ritmo, in Tratti, si fa dunque sincopato, spasmodico, così come irrequieto è il percorso verso la propria identità. “Io che non so più chi non sono, io che sono più chi non so, io che so più di chi non sono e non vedrò chi non è me”. L’Io si identifica attraverso il sé e il suo contrario, perché tanti sono i fattori che lo determinano. Senza interruzione giunge “Venere”, dea dell’amore e simbolo di bellezza per eccellenza. Dietro le sue sembianze si cela qualcuno/qualcosa cui non si può resistere (“Eccomi, tramortiscimi”); la tentazione di cui si conoscono i limiti (“Se poi guardo oltre l’attesa ti sopporterò”) e di cui è ben chiara la distanza da quell’assoluto tanto ricercato (“Ero te ma non in te per questo perderò”). L’intermezzo strumentale offerto da Piano non fa altro che preparare l’ascoltatore all’esplosione di 00:16. Un grido di rabbia di fronte ad attese tradite. Il tono diventa minaccioso a significare la delusione (“Prendo a calci a te, io ti rovinerò tanto cosa me ne importa.”) e le parole sono sillabate lentamente, così da essere ben comprese. Completamente diversa è la ripresa di Vado via, brano particolarmente intenso. Ancora una volta emerge forte la consapevolezza dell’autore davanti ai fatti, tale da superare anche il disincanto (“So che dirai vado via da te”). Non cerca di trattenere per sé ma piuttosto coglie l’occasione per celebrare gli istanti passati (“Mani che mi difendono, nasce da qui l’incantesimo”). Nel pezzo seguente, il disco tocca il suo punto più alto: Ombra e odore è un incontro di rara bellezza tra poesia e musica scelte con accuratezza. L’intro, estremamente raffinata e penetrante, conduce diretta al motivo dell’addio. Manca il contatto dei corpi, ma la fisicità dell’amore continua a vivere in forma di ricordi e sensazioni che in modo indelebile si sono dipinte sulla pelle dell’amante (“Lei è qui addosso a me, vestita d’aria è la sua immagine. Toccami e svegliami.”). Incredulità e sorpresa si alternano al pensiero che l’oggetto del proprio sentimento sia diventato un colpevole esclusivo, tanto da poterlo affermare fermamente: “Ombra e odore non ne ho più, mi sembra strano che li abbia uccisi tu…e non è, più non è, lo stesso cielo che ha urlato il mio stupore”. L’amore, invece, si veste di compromesso in Gocce di Gloria, una sorta di riscatto agognato da un uomo servo di una donna-bambina. “Per lei parla e adora senza chiedere” a differenza di lei che “chiara come aurora non dispone di umiltà”. L’attenzione si ferma su ciò che solitamente tende a passare inosservato, l’ Impercettibile. Da qui nasce l’esigenza, la promessa, la speranza di un futuro prossimo intriso di nuovi intenti. “Colorerò sogni più tiepidi, comprenderò cose invisibili”, come a voler orientare il fuoco dei propri movimenti non tanto verso la causa che li genera, quanto verso le modalità con cui si compiono. Un giro di basso e batteria, P.a.d. per l’appunto, chiude un disco forse di non immediata comprensione nella totalità delle sue sfumature, ma capace di tradurre una scrittura nobile in canzoni curate e sofisticate. Piccoli dettagli al buio lancia i Deasonika nell’empireo degli artisti degni di questo nome, e come tali destinati a restare un privilegio per pochi.
Credits
Label: Edel – 2004
Line-up: Massimiliano Zanotti (voce, chitarra) – Francesco Tumminelli (chitarra) – Marco Trentacoste (chitarra, tastiere) – Stefano Facchi (batteria) – Walter Clemente (basso)
Tracklist:
- 8
- Il giorno della mia sana follia
- Piccoli dettagli al buio
- Settembre
- Tratti
- Venere
- Piano
- 00:16
- Vado via
- Ombra e odore
- Gocce di gloria
- Impercettibile
- P.a.d.
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bravissima… bella analisi:)
benvenuta vale
Dettagli che tu hai colto perfettamente.
Sensazioni che condivido pienamente.
Complimenti