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Poesia e musica: Andrea Chimenti @ Rising Mutiny (NA) 29/02/08

Lo scorso 29 febbraio al Rising Mutiny di Napoli si è tenuto un vero e proprio spettacolo di poesia e musica con Andrea Chimenti.
L’incanto dei suoni e di una voce che sa distinguersi si diffondono in tutto il locale fino ad entrare nella mente e nel cuore di ogni singolo presente.
Sono in quattro ed entrano appena sul palchetto del Mutiny. Andrea Cimenti (voce, piano, chitarra) è giunto a Napoli con Massimo Fantoni (chitarra) e con due componenti della band toscana Kiddycar ovvero Simon Chiappelli (trombone) e Stefano Santoni (chitarra).

Insieme ripropongono numerosi brani e Chimenti, recitando “Le nostre/malattie/si fondono/E come portati via/si rimane” presenta Nostalgia, la poesia di Giuseppe Ungaretti che ha musicato per il suo album Il Porto Sepolto (2002), l’album in cui, come ha affermato lo stesso Chimenti nel presentare il brano, “ha osato” proprio perché ha interpretato alcuni versi di Ungaretti.
Poi inizia a deliziarci con i brani tratti da Vietato morire (2004) e ci porta a cercare noi stessi lungo il deserto “Qualcosa si muove lontano, sono braccato/è qualcosa che spazza il deserto, la sabbia sotto il cielo aperto/mi accoccolo e mi riparo e ad un tratto capisco: sono un cane al palo con una catena senza fine, eppure legato…”, versi tratti da La Cattiva Amante che può essere vista come la notte perché “Si muove qualcosa lontano e si avvicina con violenza/animale, uomo o donna, non capisco/forse solo una presenza/ forse la notte stessa che con il deserto si mescola/sempre la notte che cucina la mia carne/ sempre la notte/mia cattiva amante”. Delicatamente ci ricorda il trascorrere del tempo con Prima della cenere recitando “Si spegne un uomo/ un altro nasce/un fiume straripa/ un addio si consuma/un vaso un uomo, un sacco cade/non so dove ma di certo accade”. E per quelle giornate in cui non accade niente c’è Limpido“Tutto è splendido/e non so perché/ ma va bene così/niente da capire/niente più da dire”.
Continua a cullare dolcemente il pubblico perché Chimenti con il suo repertorio non lascia spazio ad altro. E lo fa anche con i brani de L’Albero Pazzo (1996): “Ti ho aspettato (I have waited for you) e Era il momento… “Era il momento che aspettavi/Cresceva erba nella tua casa/Da quando il fuoco le aveva masticato le travi… E batti il bastone sopra la terra/Perché dal profondo risorga il grano”.
Il tempo vola, Andrea Chimenti ci porta tutti con sè, nel suo mondo, lungo i deserti. Viaggiamo insieme, sulla stessa strada. Ma come tutti i viaggi anche questo deve terminare e il cantante, musicista e poeta Chimenti ci saluta con Maestro Strabilio, con “Una Uno bianca volava come il vento/Era il Maestro Strabilio dopo il suo concerto/Che avesse suonato bene è sicuro/ Che fosse triste era certo”.
Una serata che lascia il segno. L’emozione che ho provato nell’ascoltare per la prima volta live Andrea Chimenti è immensa. La voce, la poesia, i suoni, i volti, gli sguardi di quella sera sono elementi che messi insieme vanno a formare un’istantanea che nemmeno il trascorrere del tempo può logorare. (Lost Gallery)

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