La semplicità di Giuliano Dottori stupisce chiunque. E’ giusto, e doveroso, sfoggiare un dono tanto splendido, con chiunque, in ogni situazione. Nelle brevi chiacchiere del pre e post concerto, con la voce e il suono della chitarra, di fronte ad un microfono: è giusto condividere.
Ogni occasione è buona, e assistere a tutto ciò è davvero molto bello.
Venerdì sera l’Arci Taun di Fidenza, in verità, non è pieno di gente: il locale è piccolino e forse i più preferiscono qualche luogo affollato e movimentato per trascorrere la notte che precede l’agognato riposo del sabato.
E io ne sono felice. Sono felice che il concerto sia più intimo, che le canzoni si possano sentire sulla pelle. Senza dubbi ogni nota è per me, per le mie amiche, per quella coppia laggiù, per quel ragazzo in piedi appoggiato alla colonna, per quelle due ragazze sul divanetto, per quei ragazzi disinteressati che dopo qualche canzone si ravvedono voltandosi in direzione del palco, stupiti, decisi a non perdersi nessun altro pezzo…
E’ più bello così.
Il suono lieve si propaga nella piccola ma curatissima sala del locale. Il concerto del duo semi-acustico (Primavera Live 2008) di Giuliano Dottori, sta iniziando.
La chitarra di Giuliano anticipa la voce, accompagnata dall’imponente (nel suono e nelle forme) contrabbasso di Marco Ferrara.
Endorfina è il migliore inizio, con la sua dolcezza e morbidezza. Come accarezzare un animale, come coccolare un bambino, come fare l’amore, ascoltare questa canzone fa produrre endorfina al cervello dell’ascoltatore, in particolare in questa versione “minimalista” che rende l’atmosfera ancor più intima.
Prossima alla pubblicazione in una versione estesa dell’album, trova spazio in questo live una dolcissima Mi specchio in te. La si può definire una delle “quattordici perle” di Lucida, album d’esordio solista di Giuliano Dottori (L’extended version di Lucida sarà in vendita esclusivamente in formato digitale, a pubblicarla sarà l’etichetta Echophonic e includerà anche Chiedimi, Non ha colore e Lista dei desideri#99).
Come terzo pezzo in scaletta, l’artista offre proprio la canzone che dà il titolo all’album. La sua splendida Lucida prende a volteggiare nell’aria, di tavolino in tavolino, come alla ricerca delle persone che più sentono propria la canzone. “Tu vuoi il sole in faccia / tu vuoi riflettere / le ambiguità / vuoi trattenere un po’ di quel calore / per scaldarti l’anima / E’ lucida / la strada che ti porta a te / è rapido il tuo scivolarci sopra / il tuo giungere”. La chitarra è appena sfiorata, il basso profondo sostiene la voce leggera e pulita.
Segue la più ritmata, e forse più cupa, Nel cuore del vulcano: un viaggio all’interno di se stessi, delle persone, della vita tutta. “Nel cuore del vulcano – ti ritroverai / a rubare il fuoco – per poi nasconderlo / su un’isola perduta – che è solamente tua / accendi una candela – e tienila per te”.
Il concerto continua regalando toccanti interpretazioni di due pezzi in lingua inglese di Brian Eno e Ed Harcourt, esaltando le capacità da “Re Mida della morbidezza” che Giuliano Dottori dimostra di canzone in canzone.
“È stato come / dimenticare / un’invenzione per farsi male”. Una voce colma di speranza continua la ricerca della gioia: “sarà di vetro / sarà leggera”. Così E’ stato come mostra la sua grandiosa profondità, nonostante la sua impalpabile forma più simile ad una nuvola che ad una canzone.
Tenerti stretto un ricordo e Le cose semplici sono altre due perle non presenti nell’album: gioie personali, che solo dal vivo possono essere apprezzate in tutte le loro tenui sfumature.
Non tenendo conto dell’ordine di esecuzione delle canzoni, serbo per ultimo il commento all’incantevole Alibi.
La canzone, splendidamente avvolta da archi nella versione registrata sull’album, in questa esibizione semi-acustica si propone ancor più viva ed efficace. La capacità di entrare nelle menti e nelle vene è incredibile. Un pezzo favoloso, da assaporare e accarezzare, da ricordare e da riascoltare presto. Nuovamente ed assolutamente dal vivo, perchè l’album non basta. (Lost Gallery)
Ho approfittato di te, Emanuele, delle tue parole e degli scatti, per ri-mettere a memoria la malinconica grazia della voce di Dottori, le sue metriche, le note, i tocchi.
Prezioso ricordo. Da perpetuare. Grazie.
Grande Emanuele.
Grande Dottori.
oh…ma come fate…io ascolto un cd…e voi lo recensite…io ascolto una canzone e il giorno dopo appare un articolo sul cantante…
ma questa è telepatia lostiana?!
grande Emanuele…ti sposerei…
Lo seguiamo da un anno 😉
Lostelepatia!
Grazie Emanuele per il tuo splendido racconto, per i tuoi scatti che hanno reso la dolcezza della musica di Dottori.