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Piccola Faccia – Cristina Donà

Il passato. Spogliato. Spiato. Accostato al presente, con i suoni più dolci, più lievi, più ambiti dal cuore che chiede tregua al vento delle parole che cercano un posto nel silenzio da interpretare, come una premonizione.
Le canzoni di Cristina Donà si infilano nel controluce della carezza dell’acustico, si mostrano belle allo sguardo attento che sa osare la ricerca dell’essenza. Le parole e la chitarra. La chitarra e il pianoforte. Il pianoforte e la voce. Come una danza. Come un delicato sentire oltre la logica. Come una vibrazione tra i palpiti delle stelle, di notte… quando la verità fa un rumore… dolce.
Sfila il raso che tiene insieme le dodici lettere dell’anima, e libera inchiostro che disegna ancora e ancora nuove forme per le note e i versi, increspandosi tra le venature del possibile.

“Canta ancora gentile percossa / vedo l’anima e la sua ferita bianca / sotto la luce scorre la tua pelle / non tenerla nascosta” (Piccola Faccia).
Torna la consapevolezza di una resa, di un abbandono alla fine: ”dai riduci in polvere tutto così potrò ricominciare”… (L’aridità dell’aria) e magari… “oggi il mio viso è più leggero / senza pianto
solo acqua e cielo / ma tu sei una goccia che non cade / e rimanda la mia guarigione / come un rumore sospeso che / non esplode”
(Goccia).
Torna la leggerezza di una gioia da regalare senza nulla in cambio: “Sorridi e il mondo si arrende, a te. / Poi fischierà la tua musica” (Salti nell’aria).
E l’ancora affonda nelle profondità del bianco e nero del piano della svolta, del cambiamento invocando l’amore nella sua semplicità, nella sua forma senza contorni definiti ma tirati male, sempre: “Tu mi dicevi che la verità e la bellezza non fanno rumore. / Basta solo lasciarle salire, basta solo lasciarle entrare… / L’amore a settembre mi ha fatto sentire ancora leggera” (Settembre). In fondo la magia del vedere ancora e soltanto Stelle Buone sulla pelle è inarginabile, vera come un giorno che non s’arresta.

“Se chiudo gli occhi / posso arrivare / a prenderti. / Mi allungherò sino / a dove sei tu” (Dove sei tu)… mentre il tempo pizzica le corde, le dita scorrono i tasti dei pensieri rintanati e la voce racconta le promesse.
“Cantami dell’universo / di un codice stellare che mentire non può / cadono nel vuoto in un momento miliardi di segnali / che accendono l’immensità / dove tu lo sai che poi mi perdo” (Universo)… oltre i punti cardinali delle certezze, oltre la smania delle definizioni, oltre i chiodi del quotidiano bugiardo… fluidi di energia stringono e sistemano negli incroci delle intuizioni ogni storia scritta tra gli arcobaleni delle emozioni.
Mangialuomo e Nel mio giardino completano il disegno di Cristina Donà. Un disegno dal tratto delicato e nervoso, e dunque di Donna fragile e forte, tenera e spigolosa. Cristina Donà ovvero il mistero e il fascino di una voce che scava il nido della sensibilità lanciandola nei colori più sfumati e profumati, mischiandosi alla sfida dell’interpretazione di canzoni altre da ri-cucire alle proprie pagine: I’m in you di Peter Frampton e Sign your name di Terence Trent D’Arby.
Il raso ri-compone le dodici lettere, come un segreto da regalare al comune sentire.

Credits

Label: Emi – 2008

Line-up: Cristina Donà (voce, chitarra) – Francesco Garolfi (chitarra) – Stefano Carrara (pianoforte) – Giuliano Sangiorgi (voce in Settembre); Produzione artistica (Peter Walsh)

Tracklist:

  1. Piccola faccia
  2. L’aridità dell’aria
  3. Goccia
  4. Salti nel’aria
  5. Settembre
  6. Sign your name
  7. Mangialuomo
  8. Stelle buone
  9. I’m you
  10. Dove sei tu
  11. Nel mio giardino
  12. Universo

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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2 commenti

  1. “In fondo la magia del vedere ancora e soltanto Stelle Buone sulla pelle è inarginabile, vera come un giorno che non s’arresta.”
    Bello quando il tempo pare riavvolgersi in una bobina di immagini tracciate dal carboncino dei sensi. Bello.
    Bello rileggerlo, re-inventarlo, ritrovarne i profumi fra le tue righe, fra le Sue note, le sue parole.
    Due donne e lo stesso senso: la bellezza.
    Grazie.

  2. Parole suadenti e delicate per un disco che acusticamente attraversa il tempo. Recensione unica.

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