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Non vince la paura sulla curiosità: i MAESTRIDELLUOMODARME. Intervista a Paolo Dell’Uomo D’Arme

Paolo fa musica da più di vent’anni, in prima linea o sottovoce, sul palco e dentro alle sue stanze: Paolo Dell’Uomo D’Arme (Future Memories) è da oltre vent’anni che scrive ed interpreta canzoni. Alcune le conosciamo, altre non le ascolteremo mai, ma in tutte c’è una certa generosità, una mano di coraggio, un bel po’ di consapevolezza. MAESTRIDELLUOMODARME è un progetto, d’intenti e desiderio; è un disco autoprodotto uscito nel dicembre 2005 ed interamente scaricabile dal sito www.maestridelluomodaarme.it ; è un corpo con quattro teste che promuove e organizza Voci Che Chiamano, rassegna di musica e solidarietà in favore di Save the Children, che anche quest’anno muoverà cuori e talenti nella direzione del progetto Riscriviamo il Futuro, raccolta fondi per garantire l’istruzione ai bambini soldato in 20 paesi che si trovano in situazioni di conflitto o post conflitto bellico.

MAESTRI è una realtà, di concerti ed immagini, di un rock in tutto e per tutto classico che ancora riesce ad offrire frutti degni di attenzione, di manifestazioni che hanno lasciato una traccia (Labaro Rock festival, Priverno Live Festival), di partecipazione ed entusiasmo. MAESTRI è il proprio pubblico ed una attenzione particolare al dialogo, allo scambio.
Ne parlo un po’ proprio con Paolo, cantante ed autore dei loro pezzi.

Come è nato il vostro progetto?
In un periodo in cui ho cambiato radicalmente la mia vita e messo in discussione le cose che chiamiamo certezze, ho iniziato a scrivere canzoni. Sono uscite da sole, in modo naturale, evidentemente era un bisogno, un modo di sentirmi comunque vivo in un momento duro e difficile.
Non avevo mai scritto prima (se non pochissime cose in molti anni… forse perché ero e dovrei essere tuttora un batterista) e non pensavo che quelle canzoni sarebbero uscite da casa mia e dai miei quaderni. Tanto meno pensavo che sarei arrivato a cantarle in pubblico e che intorno a quelle canzoni sarebbe nata una Band… invece è successo. Prima Lucio Faraglia, poi Marco Mazzilli e Yuri (il primo batterista, ma non quello dell’attuale formazione che è Stefano Natalizi) e, infine, Stefano Manelfi, si sono aggregati intorno a questo progetto che nel Dicembre 2005 è diventato un disco.

Quale posto occupano/hanno occupato le Vostre precedenti esperienze musicali? In cosa sentite di essere cresciuti? Cosa invece è rimasto intatto, inalterato dal tempo e dall’inevitabile disincanto?
Intanto rispondo per me… le esperienze di ognuno di noi sono comunque molte e anche stilisticamente diverse tra loro.
Ho avuto 2 gruppi prima dei Maestri, in un periodo a cavallo tra la metà degli anni ’80 e ’90 (sempre come batterista). Soprattutto col primo gruppo, ho avuto anche belle soddisfazioni, culminate con la vittoria alla prima edizione di Arezzo Wave. Ho vissuto ognuna di queste esperienze con forte impatto emotivo, violento… Credo nella Band intesa come “compagna” da amare e rispettare, in un rapporto di passione e di assoluta esclusiva. Non potrei mai avere due o più gruppi, sarebbe come avere 2 o più donne contemporaneamente.
Per gli altri il discorso è diverso, credo anche perché alcuni sono musicisti professionisti e vivono esclusivamente di musica. Di conseguenza il loro rapporto è anche di tipo lavorativo e qundi guidato da un approccio più “professionale” con il loro mestiere… anche se con questo non voglio dire che non si condivida la stessa passione… la componente emotiva è importante per tutti.
Di inalterato e immutabile, appunto, c’è la passione per la “signora” musica… è una malattia che, se ce l’hai, te la porti dietro a vita.

Perché la scelta di legare il Vostro nome, la Vostra musica ad iniziative dal forte impatto sociale?
Un musicista ha (o dovrebbe avere) una sensibilità particolare, un po’ sopra le righe ed essere solidale con chi ha bisogno è una cosa naturale, inevitabile. Musica e solidarietà sono “cugini” naturali… impegnarsi per qualcuno, o qualcosa, ti fa stare bene, ti arricchisce, ti fa sentire utile e vicino agli altri.

Dal 2003 ad oggi avete collaborato con numerosi artisti, avete inciso un Vostro disco, partecipato alla creazione di una compilation, calcato i palchi di numerose manifestazioni. Cosa, di questo particolare vissuto “a confronto costante” con altri artisti e con un pubblico eterogeneo, vi ha maggiormente arricchiti? Cosa, invece, vi ha stancati o delusi?
C’è un post, sulla nostra pagina di Myspace che si intitola “augurimaestri”… credo che in quelle poche righe ci sia la risposta a questa domanda.

Cosa significa credere nella musica oggi?
Quello della musica, in Italia, è un mondo piegato su se stesso, è un malato terminale la cui salvezza sembra non interessare realmente a nessuno. Ma la passione ha una forza più grande di qualsiasi logica… forse è per questo che, noi come tanti altri, andiamo comunque avanti, a dispetto delle difficoltà e del disagio che si prova stando in un sistema che gira al contrario, ammesso che giri ancora.

Il vostro rapporto con internet, con MySpace…
Beh, internet è uno strumento rivoluzionario… se penso che nel periodo di cui ti parlavo prima esistevano le fanzine cartacee e poco altro… con internet oggi c’è la possibilità (concreta e alla portata di tutti) di farsi conoscere in ogni angolo del mondo e questo è, senza dubbio, affascinante, forse anche troppo…

I valori e i colori della vostra musica: scelte testuali e stilistiche, fonti, modelli, ispirazioni, percorso creativo…
Premesso che chi fa musica non dovrebbe autogiudicarsi, o definirsi, credo che il nostro sia un caso particolare. E’ vero che tutte le band sono la sommatoria dei diversi gusti e stili dei componenti e questo vale anche per noi. Vale a tal punto che siamo difficili da collocare tra le rock band e il cantautorato di un certo tipo… forse dobbiamo ancora “assestarci” definitivamente. Mi piace citare la definizione di un’amica che ci definì “il gruppo solista” intendendo significare che non siamo propriamente e solo una Band, così come non siamo solo un progetto cantautorale.
Le scelte testuali e stilistiche sono il risultato di un approccio del tutto istintivo e poco, o niente, ponderato. Scrivo le canzoni mentre guido la macchina, o mentre sto mangiando, o… ed ho un modo di comporre del tutto “fuori norma”: le parole nascono con una melodia precisa nello stesso momento in cui vengono fuori. Testo e musica insieme, non è una scelta, ma l’unico modo che ho per farlo. Poi c’è una seconda fase che è quella della condivisione della canzone con il gruppo… così le canzoni subiscono un processo di “maestrizzazione” attraverso le idee e gli arrangiamenti di tutti. Ognuno ci mette il suo in modo molto libero, poi a volte in pochi attimi la canzone è “pronta” altre volte stiamo a cercare soluzioni anche per mesi, se il risultato non ci convince.

Cosa stanno facendo in questo momento i Maestri?
Stiamo lavorando al montaggio del dvd del nostro live del mese scorso a Formello (Roma). Ne uscirà un lavoro pensato essenzialmente come strumento promozionale, ci sembrava importante farlo… poi chissà.
Nel frattempo lavoriamo anche alla seconda edizione di “Voci Che Chiamano”, la rassegna da noi ideata e organizzata, in favore di Save the Children, che anche quest’anno si svolgerà a Rieti nel mese di luglio.
Poi nuove canzoni da “rifinire” e, si spera, qualche concerto estivo in più rispetto allo scorso anno.

Grazie per la disponibilità e la cura. Grazie.

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