La attendevamo ansiosi ma anche un po’ esitanti quest’ultima fatica di casa Max Gazzè, preannunciata dalle poche indiscrezioni rubate negli ultimi periodi come un’opera più personale e legata allo stile degli esordi (soprattutto registrate le cadute degli ultimi periodi, prima di un imbarazzante silenzio durato ben quattro anni). Lo scegliere ancora il tanto amato e odiato festival dei fiori e delle gioie italiche come trampolino di lancio del lavoro ci aveva poi dipinto in volto quell’espressione un po’ ebete di chi teme scivoloni imbarazzanti, ma così non è stato. Brano apripista del lavoro (nonché inaspettato successo di vendite e programmazioni radiofoniche) Il Solito Sesso che snocciola uno pop/swing dall’insolita architettura sonora, sofisticato eppur fluido e ben arrangiato, incentrato su una surreale telefonata in stile Jean Cocteau, in cui l’interlocutore riversa, quasi in apnea, lo scorrere dei suoi pensieri alla donna di cui è innamorato: l’ironia c’è, ci sono i soliti cambi di accordi maledettamente imprevedibili, ci sembra di scorgere uno Sting lunatico atteggiarsi negli acuti, c’è un po’ di Battiato nelle sofisticherie armoniche. Ok, Gazzè c’è! Tra l’Aratro e la Radio parte così con una luna buona e con alcune novità importanti: in primis il passaggio da una major ad un’etichetta indipendente, la OTRLive (dopo le scaramucce degli ultimi tempi con la EMI), poi la collaborazione artistica con l’amico G.Santucci nella composizione dei testi (a sostituire il fratello Francesco in buona parte dei brani del disco), che dona un’aura nettamente più forbita e distaccata alla poetica delle canzoni. Slogan concettuale di questa nuova fase… L’evo Dopo il Medio, pop-rock in pieno stile Gazzè, trapuntato da elettronica futurista e linee di basso distorto, che getta un ponte tra la new wave della Favola di Adamo ed Eva e profetiche visioni degne del Battiato de L’arca di Noè (“i pioggiatori le fervide mani/ frenetiche e farneticanti/daranno forma ad ogni goccia di pioggia per l’ultimo diluvio universale/ che sia più artigianale più cosmico del primo, quasi sesquipedale“). Gazzè fa un bilancio, collocandosi a cavallo di un progresso storico che perde di vista l’uomo, ripercorrendo sbagli ed errori, svelando le sue crepe e le sue rughe (“tutto è andato avanti/ e non si è mai raggiunto“). La consapevolezza dell’essere contro le sovrastrutture imposte si ripropone nel disimpegno pop, ingegnoso e fresco di Siamo Come Siamo, mentre l’intimismo di Crisalide, puro distillato di scuola romana, si liquefa crescendo via via, tra un reticolo di sintetizzatori, accavallando meccanicamente melodie e versi poetici e filosofici riscaldati da un tepore sospeso. La vena melodica di Max tocca i suoi vertici storici nel tributo melodico de L’ultimo Cielo, elegantissima ballata degna di un Gino Paoli, che per troppa ambizione rischia di perdere per strada un po’ di mordente. Nella parentesi psich-prog di Mostri fa capolino il simbolismo evocativo di Francesco Gazzè, mentre in Camminando Piano, forte di una geniale rullata di basso che fa venire in mente il Roger Waters di One of these days, Max sembra autocitare il sound austero e oscuro dei suoi esordi, rubando un po’ il riff a Quel che fa paura, ma sfornando uno dei brani più difficili e impegnati del disco. Il Gazzè più estivo e diretto lo si riabbraccia nell’altro splendido singolo scritto a quattro mani col fratello: Tornerai Qui, probabile prossimo ritornello estivo, che fa il solletico ad un’insolita melodia acustica alla Lucio Battisti; Il mistero della Polvere è un episodio minore che calca la mano sugli stereotipi degli esordi, ma decisamente con meno verve. Convincono molto di più il piglio sofisticato e magnetico di Elogio alla Sublime Convivenza o la romantica fantasia melodica di chiusura di Vuoti a Rendere, stemperandosi libera e rilassata su due differenti temi. Ospiti di prestigio nel disco: l’amico Giorgio Baldi (chitarra e arrangiamenti), Carmen Consoli (chitarre acustiche ed elettriche) e Marina Rei (percussioni e cori). Il Gazzè che esce fuori da quest’opera è un Gazzè diverso, rinnovato, apparentemente manierista nella scelta di certe soluzioni eccessivamente “battiatesche”, ma che riscopre una vena cantautorale decisamente più matura, anche nelle escursioni vocali, impegnate in registri e territori più ostici e insoliti. Tra l’aratro e la radio non è il miglior disco di Max, ma un disco decisamente in salita, nonché un altro lavoro degno di un autore che si riconferma tra i più ispirati e poliedrici artisti pop italiani.
Credits
Label: OTRLive – 2007
Line-up: Max Gazzè (voce, baso)
Tracklist:
- L’evo dopo il medio
- Il solito sesso
- Siamo come siamo
- L’ultimo cielo
- Crisalide
- Mostri
- Elogio alla sublime convivenza
- Camminando piano
- Tornerai qui
- Il mistero della polvere
- Vuoti a rendere
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