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Thing Of The Past – Vetiver

Radici, estese nelle profondità, sottili tanto da ancorarsi e arginare l’irruenza, vene stillanti fluido per la massa emotiva implosa. Vetiver.
La scelta del nome di una band non è casuale, spesso. Evoca. Addirittura racconta un percorso, a ritroso magari. Nel passato. Nella tradizione delle note che si posano sulla malinconia, sulla nostalgia, sul terreno bagnato dei ricordi che sedimentano nelle ferite o negli arcobaleni del cuore. Nel folk. Quello che ha lasciato sussurri in album incantevoli per una piccola etichetta indipendente, DiCristina: Vetiver (2004), To Find Me Gone (2006).
Il folk, ancora. Quello che accarezzava pezzi d’America tra il ’67 ed il ’73. Quello che tra colori tenui legava parole in trame leggere e di sensi d’altrove da immaginare. Il passato non è più una matrice, un codice da rigenerare nell’universo compositivo, ma una sequenza da leggere, tenere a memoria, ripetere con la bocca e le mani per ritrovarsi, per scostare il silenzio dalle canzoni che hanno formato la scrittura di Andy Cabic, leader dei Vetiver.
Thing Of The Past (FatCat, 2008) è un album di cover. E’ un atto di fedeltà alla memoria delle emozioni e delle sfumature sonore di chi ha scelto la via della condivisione, omettendo il buio della velocità.
La dolcezza del cantato, la cura nell’armonia tra strumenti dominanti e strumenti intermittenti, il dettaglio tratteggiato moltiplicando i colori primari in indefinite combinazioni fino alle tonalità più lievi, la scelta dei brani tra luce e ombra… tutto contribuisce a rendere il nuovo lavoro dei Vetiver un universo in cui smarrirsi per imparare il passato attraverso il cuore che pulsa in un luogo della California.
Splendida la ripresa di Hurry On Sundown (Hawkwind), puntuale e in oscillazione tra promessa mantenuta e sorpresa dell’interpretazione; sofisticata e lieve Standing (Townes Van Zandt); piacevole la classe sfoggiata con sobrietà nelle curve di Blue Driver e Sleep A Million Years: Cabic si misura in duetto proprio con Michael Hurley e Vashti Bunyan; sapiente e ispirato il colore gioioso e criptico di The Swimming Song (Loudon Wainwright III).
Atmosfere oniriche in To Baby (Biff Rose), Road To Ronderlin (Ian Matthew)
, Lon Chaney (Garland Jeffreys): una sequenza di sussurri incantevoli.
Un lavoro che modula umori con la ricchezza e la forza della leggerezza. La leggerezza che sa guardare il peso senza staccarsi.

Credits

Label: FatCat Records – 2008

Line-up: Andy Cabic (vocals, guitar, banjo) – Brent Dunn (bass) – Sanders Trippe (guitar, vocals) – Otto Hauser (drums, keyboards) – Kevin Barker (guitar, banjo, vocals); The album includes contributions from two of Andy’s heroes, Vashti Bunyan (who duets on Sleep A Million Years) and Michael Hurley (who does likewise on his own Blue Driver); Other players include Farmer Dave Scher (keyboard, pedal steel, melodica), Jason Quever (piano, keyboard), Ben Kunin (sarod), Jonathan Wilson (acoustic guitar), Emma Smith (violin) and vocalists Meara O’Reilly, and Abigail and Lily Chapin.

Tracklist:

  1. Houses
  2. Roll On Babe
  3. Sleep A Million Years
  4. Hook & Ladder
  5. To Baby
  6. Road To Ronderlin
  7. Lon Chaney
  8. Hurry On Sundown
  9. The Swimming Song
  10. Blue Driver
  11. Standing
  12. I Must Be In A Good Place Now

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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