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5/4 – Celestino Telera

Storie raccontate con eleganza e fascino insolito, chiaroscuri dal sapore ancestrale ma mai stucchevole, umori variegati ed atmosfere pregne di mistero. Non c’è altro modo per definire questo lavoro se non come il diario di un cantastorie. Come i cantastorie di un tempo, quelli che andavano per villaggi, corti e contee a incantare con le loro note e le loro parole, o solo a dispensare un sorriso o una lacrima sul volto di qualcuno.
Lo stupore sul nostro di volto, arriva quando leggiamo che il bardo in questione è un ragazzo di vent’anni, al secolo Celestino Telera, proveniente niente meno che dall’inglesissima Manfredonia in provincia di Foggia. Il demo, dal titolo enigmatico 5/4, contiene ben 9 brani (registrati praticamente tra le mura di casa) che sfoggiano un perfetto inglese, incisi ed arrangiati con un approccio molto minimale e curato e un sound asciutto ma elegante. Nove brani che fanno perno su un folk-pop cantautorale, abbastanza classico e a tratti baroccheggiante, il cui maggior riferimento sembrano essere i primissimi Genesis come sicuramente tutta la produzione di Petere Gabiel, a cui Celestino sembra ispirarsi molto anche come registro vocale. Negli anfratti ancestrali e mistici di Out of There, ballata folk che trasuda forti odori d’incenso, si intravedono subito i primi vagiti genesisiani, come nella più aggressiva Wishy the Fish, che nel finale muta in un’oscura boscaglia di risonanze psichedeliche. Parentesi d’ombra si assaporano nell’atmosfera asfittica e occulta di Second-Hand, coi suoi gelidi riff di chitarra a sfiorarti l’anima come in fredde serate di neve e fango. Luce filtrata e solitudini di cera o nella psichedelia di From Four to Five, dove la fiaccola di The Lamb Lies Down on Broadway è sempre accesa a illuminare con luce fioca. Fa venire la pelle d’oca l’esercizio corale di Waiting for Silent the Storm, composto folk pastorale completamente a cappella, mentre Barcelona Shorts snocciola un geniale motivetto pop-folk da spiaggia, davvero d’altri tempi, sorretto da un tintinnare di xilofono. Il blues estatico e fumoso di Toxic Kick, ricorda i Morphine a immergersi in un vecchio rituale di perversa espansione della coscienza, mentre l’AOR di Wall of Blame è forte di un ottimo tiro ed un buon arrangiamento. Degna chiusura quella di Broken Bottle, fantasia melodica dalle suggestioni celtiche, intensa e sognante, che porta ancora alla mente il Peter Gabriel di Passion. Se è vero che lo sguardo di questo giovane autore sembra costantemente rivolto all’esperienza dei Genesis, in maniera a volte sin troppo manieristica, è vero pure che ascoltare da queste parti e di questi tempi un lavoro con tali gusti e con tale qualità nei testi e nelle composizioni, ma soprattutto talmente slegato dalle tendenze del momento, è indubbiamente una mosca bianca. Rimane qualche perdonabile pecca di immaturità, soprattutto in fase di produzione, ma nel complesso il nostro parere è più che entusiasta e lo vedremmo più che bene inserito nel roster di qualche etichetta lungimirante. Noi lanciamo la scommessa.

Credits

Label: Autoprodotto – 2008

Line-up: Celestino Telera (guitar, bass guitar, lead vocals, backing vocals, glokenspield, synth , piano , organ, snare drum, bass drum, tambourine, drum sticks, splash cymbal, violin-bowed-e-guitar) – Alfredo Ricciardi (cajon, slpash cymbal, udu, slitted wooden drum, vocal effects, rattles, his children’s musical bunny) – Giorgio Frigerio (organ and splash cymbal on Wishy the fish, backing vocals on Barcelona shorts)

Tracklist:

  1. Out of There
  2. Second-Hand
  3. Waiting for Silent the Storm
  4. Barcelona Shorts
  5. Wishy the Fish
  6. Toxic Kick
  7. From Four to Five
  8. Wall of Blame
  9. Broken Bottle

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