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Credo in me/nel mio amore/per arte si muore: Carmen Consoli

“Non hai mai sentito dire che le bellezza delle cose ama nascondersi?”. E ama nascondersi nei luoghi più impensati, come un piccolo paesino ai piedi dell’Etna. E ancora, ama nascondersi nelle vesti di una giovane adolescente che negli anni ’80 sta muovendo i suoi primi passi in quel mondo di cui, inconsapevole, si appresta a diventarne protagonista. In Carmen Consoli la Bellezza si nasconde in una voce e nel suo timbro particolare, capace di avvolgere e graffiare, di sciogliere e incatenare. Questo è il dettaglio che le permette di reinventarsi ad ogni uscita discografica, senza tradire se stessa e la propria arte. Una voce che è cresciuta con lei, assumendo le sfumature più svariate, accompagnando il passaggio dalla bambina impertinente alla donna concreta che è oggi.

LostHighways si propone di seguire questo cammino baciato dalla fortuna e da un talento raro, attraverso i successi e i cambiamenti che lo hanno caratterizzato.
Carmen Consoli era davvero una bambina quando prese in mano la sua prima chitarra. A soli 9 anni le viene regalata una chitarra elettrica e, come chissà quanti altri suoi coetanei sparsi per tutta la penisola, inizia a prendere lezioni di quello strumento che l’accompagnerà poi per tutta la vita. Altrettanto precocemente si unisce ad una cover band, i Moon Dog’s Party, e non ancora quindicenne è spesso sul palco ad esibirsi in questa formazione. Questa è una grande occasione per Carmen: da una parte può prendere confidenza con la dimensione live di un gruppo e dall’altra parte può mettersi in gioco in prima persona, divulgando il più possibile le proprie capacità. Quando la passione brucia e il genio si lega all’attitudine, non si può passare inosservati e, proprio durante una di queste performance, Carmen Consoli viene notata e contattata da Francesco Virlinzi, titolare dell’etichetta discografica catanese Cyclope Records. L’ingesso di questa figura nella vita della giovane artista ne rappresenta la svolta. Grande è la fiducia di Virlinzi in lei, tanto da decidere fin da subito di seguire la sua carriera. Carmen in quel periodo si trasferisce a Roma, dove continua a suonare all’interno di altre band e inizia a mettere insieme alcune idee in veste solista. Quando nel ’94 torna nella sua terra, si presenta con 22 nuovi brani sui cui lavorare insieme al suo produttore e il risultato è il suo primo disco solista: Due parole. L’uscita sul mercato è anticipata nel ‘96 dalla partecipazione nella sezione nuove proposte al Festival di San Remo con il brano Amore di Plastica, scritto in collaborazione con il suo conterraneo Mario Venuti. Il pezzo e la circostanza creano la giusta attenzione intorno alla cantautrice: giovane e minuta nel corpo ma con un’energia quasi aggressiva, riesce a imporsi tra gli acquisti degli ascoltatori. Il disco respira la sua multiforme personalità, unendo pezzi anche molto diversi tra loro: manca ancora la linea propria dell’artista, ma come inizio è decisamente dei più positivi. Il tour promozionale che segue è davvero intenso e costellato di grandi palchi su cui esibirsi. L’anno è poi coronato dall’edizione del disco tributo al grande artista Franco Battiato, in cui Carmen Consoli interpreta L’animale, brano per sua natura particolarmente intenso e che vede un profondo coinvolgimento anche da parte della stessa Carmen. Tutto questo non la priva né di creatività né di tempo per scrivere nuovo materiale, tanto che nel ’97 si ripresenta al Festival di San Remo con Confusa e felice, brano che dà titolo al secondo disco descrivendone lo stato d’animo. La freschezza di cui godeva il lavoro precedente non viene abbandonata ma si trasforma in lama tagliente e urla tanto decise quanto misurate. La dicotomia del titolo si riflette nella duale natura del disco in cui trovano spazio anche pezzi introspettivi e più morbidi, in cui la voce di Carmen si fa dolce e di una sensualità inconsapevole. In questo filone si inscrivono ad esempio Blunotte e La bellezza delle cose andando a costruire un repertorio fondamentale nella sua espressione. Ancora un tour a celebrare l’ennesimo successo. Ed è proprio il tour e l’energia scaturita dal pubblico ad essere prima fonte di ispirazione per il nuovo disco che viene registrato in rapida successione. Mediamente isterica è un album Donna, “con la D maiuscola”, che parla una lingua totalmente femminile, come dichiara a chiare lettere il primo singolo estratto, Besame Giuda. Anche qui il titolo è programmatico: le urla evolvono nell’acidità dissacrante dei testi e nei suoni decisi e sicuri dell’elettronica che si snoda di brano in brano fino a Contessa Miseria. Ormai gli intenti artistici sembrano instradati verso una direzione ben precisa che vede nella parola il più grande strumento a disposizione: sempre ricercate e curate senza risultare appesantite, le liriche di Carmen Consoli le hanno regalato il titolo di Cantantessa, ad abbracciare poesia e cantautorato e farne un linguaggio unico, in cui l’unità è sinonimo di originalità prima di tutto. Il desiderio di esprimersi in ogni forma dà i natali a diverse collaborazioni: è sempre del ’98 il fortunato duetto con Mario Venuti in Mai come ieri e nel tour di quell’anno spesso il palco è condiviso con Max Gazzè e Paola Turci. La dimensione live occupa tutto il ’99 e solo nel 2000 vede la luce il nuovo disco Stato di necessità, ancora una volta anticipato dalla partecipazione alla kermesse sanremese. Il brano presentato è In bianco e nero, dal quale trapelano indiscrezioni su quelle che saranno le nuove linee guida. Più evidente è la traccia autobiografica che investe il disco, che a sua volta si fa più pacato e attento. Meno prepotente del lavoro precedente, questo è il disco di mezzo nella carriera di Carmen Consoli: a cavallo tra l’irruenza del passato e la maturità dei brani che verranno in seguito. L’andamento stesso dei pezzi di Stato di necessità tradiscono il passaggio: nonostante un inizio ancora molto d’impatto sia dal punto di vista musicale che lirico, pezzi come Parole di Burro o Orfeo portano con sé i segni di questo cambiamento. Gli arrangiamenti stessi sono più curati, meno crudi e arricchiti dalla presenza degli archi come in L’ultimo bacio, pluripremiata colonna sonora dell’omonimo film di Gabriele Muccino. Il successo ottenuto in Italia riecheggia oltre le Alpi e nel 2001 viene distribuita un’edizione francese del disco, con alcuni brani tradotti. Inoltre nell’estate dello stesso anno, la storica esibizione con l’Orchestra Vittorio Emanuele di Messina nell’Anfiteatro Greco di Taormina viene fermata in un doppio cd-dvd live dall’evocativo titolo L’anfiteatro… e la bambina impertinente. Il 2002 è invece l’anno de L’eccezione. Per la critica questo disco rappresenta una sorta di stasi nella carriera di Carmen: le novità proposte non sono poi molte e, anzi, alcune scelte giudicate facili non mettono in luce il grande potenziale espresso fino ad ora. È il disco della malinconia e della solitudine, della nostalgia e della presa di coscienza, narrate attraverso figure insolite e immagini nuovamente acide venate di occhio critico e giudice. Gli anni seguenti vedono Carmen solcare i palchi di tutta Italia ed Europa, esperienza che verrà ancora trasportata in un nuovo disco live, tratto dalla performance negli studi di MTV, Un sorso in più – dal vivo a MTV Supersonic. Ma i viaggi non sono che appena iniziati per Carmen che, nel 2004 sbarca oltreoceano per vivere il suo sogno americano sui palchi del Texas prima e di New York dopo. Queste esperienze non possono che arricchire il bagaglio artistico di Carmen Consoli che torna discograficamente nel 2006 con Eva contro Eva. Una nuova Carmen si presenta al pubblico: non c’è più il capello corto e sbarazzino a incorniciare il viso della ragazzina di provincia. Al suo posto lunghi capelli e un espressione ammorbidita. Ma l’immagine è solo un aspetto: la donna di oggi porta alla luce un disco maturo, completamente diverso dai precedenti. Il disco analizza l’uomo nei suoi tratti più oscuri, come la meschinità del Signor Tentenna e la falsità di cui è pregna Tutto su Eva. Al suo interno poi raccoglie ritratti del tipico paese della sua Sicilia, la sua terra, secondo le poetiche del verismo di fine ‘800, affiancabile alla poesia di Verga, Capuana e de Roberto. La facilità del cambiamento e l’immediatezza nel farsi comprendere, fanno di Carmen Consoli un’artista completa sotto ogni profilo.
E la Bellezza si fa silente nel sentirsi raccontata dalla voce di Carmen.

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Un solo commento

  1. Una sintesi perfetta.
    Un racconto, caldo, e non una gelida analisi.
    Il suo viaggio che è anche il mio.
    Grazie.

    Lucy

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