Quante volte abbiamo sentito dire: “non esistono più le mezze stagioni”? Quante volte guardando fuori dalla finestra ci siamo domandati se poteva essere davvero maggio con tutta questa pioggia? Eppure c’è ancora chi riconosce un valore simbolico ad ogni stagione, come dimostrano i .Nebbia con la produzione di Cambi. Possiamo definirlo un vero e proprio concept album in cui l’alternarsi delle stagioni altro non è che la perfetta metafora del passaggio da una fase all’altra della storia di ciascuno, soprattutto in funzione delll’amore. La band torinese tenta una strategia piuttosto originale: l’intero disco viene suddiviso in 4 dischi, contenenti ciascuno tre brani, che vengono presentati al pubblico, rigorosamente live, ovviamente nel primo giorno della nuova stagione. Nonostante la sua natura frammentaria, Cambi, è tenuto insieme da una fitta trama di autocitazioni intrecciate a giri di basso, chitarra e batteria che più volte volutamente ritornano nei brani di dischi diversi. Protagonista indiscussa dei testi dei .Nebbia è Sara, una giovane ragazza che acquista consapevolezza di stagione in stagione. Lo scenario in cui si muovono le sue vicende è una Torino che ben riflette la meteoropatia dei dischi. Il sottofondo musicale è una buona miscela di pop e rock dalle tinte più svariate. Semplice e accattivante a un tempo, il ritmo si modifica con agilità e spontaneità assecondando le oscillazioni stagionali. L’equinozio di primavera è scandito da Spera: la giovinezza e i primi approcci di Prima volta scaraventano nel sound frizzante dei .Nebbia e trovano conferma nella più rude Sara non sa. Altrettanto spigolosa anche se più introspettiva Sola, in cui Sara allo specchio si osserva con occhio vigile: “spero tanto in una catastrofe che salvi il mondo dalle vostre maschere”. La vera forza dell’intero lavoro sta nella grande energia emanata a profusione da strumenti ben addomesticati e accentuata dalla scelta di registrare i pezzi in presa diretta con un’unica linea di chitarra – basso – batteria svelando la propensione della band al palco e al live. La rivoluzionaria aria primaverile cede il passo alla libera brezza estiva del secondo disco, M’ama non m’ama. “Perché nessuno mi spezzi il cuore, l’ho già distrutto da me” riassume il senso di delusione che si prova quando la realtà non risponde alle aspettative. E se passano i mesi, passano le stagioni e insieme a loro si cresce e si cambia come in Cinque anni fa, brano più spensierato e morbido. Zenigata respira il tramonto dell’estate, di quei primi giorni di settembre, in cui il caldo è ancora pressante ma la quotidianità ha già bussato prepotentemente. Il 21 settembre è ormai alle porte con le proposte alternative del disco Piano b. Più cupo negli arrangiamenti rispetto ai dischi che lo precedono, questo è il disco della riflessione e della ricerca. L’autunno rappresenta il momento del bilancio e dei nuovi inizi, del giorno che muore e della rivalsa gridata a gran voce: “Illudimi sempre”. Interessante il ponte strumentale di Ore vuote, in una forma solitamente propria delle grandi realtà anglofone. Un senso di fuga (“io sento il vago desiderio di scappare, maledire, sovvertire”) conduce verso il solstizio di inverno riconoscibile da un giro di basso insistente. L’inverno del disco intitolato Un lieto fine? è risoluto e fermo. Non c’è più spazio per la concessione e il silenzio. Torino è fredda e imbiancata dalla neve, ma per Sara è tempo di sfumature decise e più mature. Il suono pieno e la voce gentilmente imperfetta di Paolo Albera confezionano una realtà che ormai ha mostrato ogni sua smorfia.
“E sarà di nuovo aprile ma gelo, ghiaccio neve li scioglierà il vento, non il sole.”
Credits
Label: Autoprodotto – 2007
Line-up: Paolo Albera (chitarra, voce) – Luca Porru (basso, cori) – Gabriele Rey (batteria) – Maurizio Orefice (chitarre, flangers impazziti)
Tracklist:
Spera
- Prima volta
- Sara non sa
- Sola
M’ama non m’ama
- 21 giorni
- Cinque anni fa
- Zenigata
Piano b
- Malfida
- Ore vuote
- Piano b
Un lieto fine?
- Canzone della fine
- Alaska
- Tutti uguali
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