Una sorta di dolce lentezza tratteggia i gesti, anima gli oggetti, colora i dettagli di luce. La quotidianità si stiracchia specchiandosi dentro ad un alone di magia che restituisce intatta la pungente malinconia del ricordo. Con le mani a conca la fantasia raccoglie/coglie la realtà mettendo a fuoco la memoria fino al punto esatto della visione. Ed è una visone delicata, che si accomoda alle spalle, che sussurra maree e voli, pagine e parole, che lascia il desiderio libero di attraversare lo spazio quasi la volontà potesse smarrire il proprio senso, la propria direzione.
Dentro al risveglio, nei profumi del mattino, fra i capelli di una giovane donna, di una solitudine che sorride a se stessa, davanti al solito specchio, sugli scaffali custodi di macerie, di rime, di musica, si insinuano ali e vele, scie e binari, tragitti e ipotenuse del cuore.
Il tempo fonde dentro al luogo di una stanza verità e bugie. La verità è una barchetta inghiottita da un mare di lenzuola blu; è la corsa di un treno che si interrompe bruscamente fra le stoviglie della colazione; è un piccolo aereo lanciato in volo sul tuo mondo che finisce la sua corsa fuori dalla tua finestra. La verità è in un corpo nudo che non trattiene la carezza di una macchinina impertinente, nei giorni che scivolano uno sull’altro spogliando una margherita dei propri petali: tutto cambia mentre niente sembra cambiare; tutto è dannatamente semplice nella sua complessità. Amare, perdere, dimenticare. Resistere, cedere, rivivere. Quanto dell’amore è appartenuto a questa giovane donna, quanto ancora le appartiene, s’inventa giocattolo, souvenir del ricordo: scansarlo con il palmo della mano è un gesto d’istinto, di volontà; oppure l’eco di una bugia. Mente una memoria per non tradire il passato o mente l’amnesia per salvare l’oggi, il futuro? I vestiti, probabilmente, sono quelli di sempre. Dentro alla borsa metà del suo mondo e attorno al collo una collana come un amuleto. Prima che passi sicuri, ben mimati, la conducano in fronte al suo ennesimo giorno, il caso le tocca le caviglie, senza lasciarle il tempo di scegliere: si inchina e coglie quanto la sua storia sceglie di abbandonarle addosso. Dentro ad una biglia le energie di un domino d’occasioni e cicatrici spinte le une sulle altre a fuggire l’oblio.
Nato dall’estro e dalla sensibilità di Tommaso Cerasuolo, cantante dei Perturbazione, il videoclip per Un anno in più (Pianissimo Fortissimo),girato tra il marzo e l’agosto 2007 con l’aiuto della società di produzione Zenit Arti Audiovisive e totalmente autoprodotto dalla band, accompagna testo ed accordi con immagini di una morbidezza maliziosa, gentili di un tatto ormai inconfondibile, di uno stile preziosamente pungente e garbato. Un abito di fresco cotone dai colori pastello veste la poesia del pezzo liberando suggestioni dall’infanzia, dal costato, rispondendo ad un certo bisogno di bello, di vero. “Io mi dimentico di te / ma torno a raccontarmi una bugia”.
Un anno in più – Video