Una musica a forma d’albero scorre come il tendersi dei rami che cingono l’aria con il loro crescendo continuo. I canti del legno e delle mani sono racconti che danno forma di suono a mondi immaginifici o feconde visioni, al volo delle radici o al palpito della linfa. I nodi e le gemme, i tagli e le infiorescenze, le gocce di resina e le venature… i dettagli e il loro senso tra parole e vibrazioni, di questo e di amore e della follia del genio è fatto un cammino di tredici passi, si dispiega in profondità, nella profondità che è al contempo altezza, vertice e vertigine. L’inizio è affidato ad un gesto che ferma ed eterna una bellezza sbocciata nel 1993, allora Violoncelles, Vibrez! prese corpo per poi accompagnare nel tempo sguardi, immagini, danze; Giovanni Sollima scrisse questo brano pensando, attraverso una fotografia, ad Antonio Janigro, il suo Maestro. Janigro invitava a vibrare, a preservare e custodire quel vibrare che ha a che fare con la musica ma anche con l’anima e la vita. Dalla memoria ha cominciato così a incarnarsi una melodia desiderosa di essere una simbiosi udibile, percepibile… ha reclamato due violoncelli solisti e il loro con-fluire. Negli infiniti minuti che appartengono solo agli occhi chiusi, le dita di Monika Leskovar e di Sollima sono il sangue della compenetrazione che fiorisce, la fanno essere abbraccio ed ascensione, le danno forma di danza fino a che nelle sue volute e nelle sue aperture si riconosce il dialogare e il pervadersi che riportano tutto all’uno, alla fusione che è seme, all’unione che è pienezza, alle correnti d’aria che in virtù delle diversità generano vortici. I tocchi sono scintille o frammenti d’astri che via via s’addensano, un pulviscolo di luce si raccoglie ed accoglie, attrae ed avvince, vi si riemerge per mettersi in ascolto di una vita che ha lasciato dietro di sé altre schegge di stelle, melodie e incanti. L.B. Files è una storia composta da quattro atti rammemoranti, è la storia di Luigi Boccherini che memoria e fantasia hanno tramutato in musica, affinché le note raccontassero del compositore e violoncellista italiano emigrato in Spagna e passato per Vienna e Parigi. I quattro movimenti che costituiscono questo gesto d’amore sono stati composti nel 2005 perché venissero eseguiti al Cello Festival di Kronberg, dedicato in quell’occasione proprio a quello che è agli occhi di Sollima il “violoncellista danzante”, ne omaggiano la creatività e la maestria Concerto, Igiul, Fandango del Signor Bouqueriny e Boccherinero. Al Fandango, in equilibrio su una linea di basso come le ballerine di Matisse sulla terra o l’equilibrista di Klee sul filo nero del colore ad olio sfilacciato, danno calore i versi di Giacomo Casanova e la voce di Hayat Nabata, che porta in sé la tradizione di una cultura che unisce musica e preghiera, che porta con sé i venti e i colori dei deserti. “Là se trouve l’expression de l’amour depuis sa naissance jusqu’à la fin,/depuis le soupir jusque l’extase./Il me paraissait impossible qu’aprés une danse pareille,/la danseuse pût rien refuser à son danseur“. L’ultimo atto o movimento lascia invece immaginare un altro finale, senza miserie, per il violoncellista a cui Lucca ha dato i natali, lo lascia sognare Gilbert Diop Abdourahmane con il suo canto, con quella voce che discende da un’antica famiglia di griot del Senegal e custodisce in ogni sua sfumatura la sensibilità e la sapienza delle generazioni di poeti e cantori che hanno tramandato storie, cosmogonie e miti. D’improvviso l’aria sembra quasi rarefatta e la si respira piano, come per ascoltare di più, come per amare. Le parole di Patti Smith e il suono del suo essere dischiudono la sacralità che sta nel cuore dei linguaggi e delle essenze. Yet Can I Hear è un’improvvisazione nata dal trovarsi di due anime creatrici su una foglia sottile e leggera, è una goccia di rugiada che riflette tramonti e notti sacre, silenzi tremanti. “Tree of hope/Tree of life,/Tree of child play/Your branches are arms/That embrace the holy night/Your roots circulate life/Hold me close/In your holy embrace“. Un sussurro denso come un fremito o il sangue, avvolgente come il buio da non temere, come la luce carezzevole, lascia sulla pelle i tagli dei baci, le tracce di un abbraccio divenuto un mare di linfa in cui perdersi. Attendono poi i tocchi lievi e penetranti di Tree Raga Song, un canto del legno per il legno che prende una forma libera, in evoluzione come la natura, tra song e raga, tra la tradizione musicale occidentale e quella classica indiana, per raccontare di alberi e uomini. È un brano dedicato a Monika Leskovar e al suo stupore di fronte alla grande magnolia che, presso Villa Garibaldi a Palermo, incanta dando agli occhi figure di braccia e gambe e volti attraverso la sua carne di petali e legno…lì dove l’umano si fonde con la sostanza dell’albero s’addentrano le radici di questo canto senza parole che, come i rami e i boccioli, tende al cielo. Sempre dall’aderenza tra l’uomo e l’albero si adergono i sei movimenti che costituiscono When We Were Trees, sanno della città che gli ha fatto da culla e delle suggestioni fiorite in evocazioni. Basta sentire per vedere la malia di Resonance Wood, le vibrazioni danzare nella foresta dei violini e una casa costruita tra i rami, abbracciata dalle foglie, The Architect ne racconta la bellezza, la poesia. L’eco di un’altra casa su un albero, quella di Jung, risuona in The Dangerous Prevalence of Imagination, l’alchimia tras-forma in meraviglia i pensieri e i gesti e i tocchi; mentre in Leaves Postcards la memoria reclama l’ascolto dei sensi, per non dimenticare quando, a fine ‘800, le foglie di ficus venivano affrancate e spedite, tutto partì dall’iniziativa di un nobile siciliano ed oggi il violoncello di Sollima fa sentire i viaggi e i voli di quelle foglie, dei legami. All’immaginazione splendida e fatale segue Nyagrodha, vi pulsano i suoni e gli arcani senza tempo, la parola che li nomina significa in sanscrito “che cresce verso il basso” e la melodia custodisce le reminescenze dei luoghi, di una piazza che ha assistito alle condanne della Santa Inquisizione, agli assassini come quello di Joe Petrosino. Anche quest’opera di Sollima ha la forza di chi sugge senso con le radici ben salde nell’origine e nell’originario e sa così portarsi anche altrove o creare nuovi mondi. Attraverso i sapori antichi di Nyagrodha emerge Vivaldi, il ricordo delle improvvisazioni fatte da piccolo sulle sue musiche, The Family Tree nasce così, dall’arte che è gioco. All’incantevole bellezza di ogni passo o visione ha contribuito l’eleganza della berlinese Solistenensemble Kaleidoskop, ogni arco è come un frammento di vetro che rifrange e sprigiona colori dando vita a forme ammalianti. Il saper-fare di ogni componente e di Sollima, come di Monica Leskovar, è quello dell’artigiano o dell’alchimista tra le cui mani la materia si trasforma…sotto le dita il legno si trasfigura in tredici canti, diventa musica, una musica di cui innamorarsi fino al dolore o alla follia, fino alla gioia che inchioda e libera, fino al respiro da assaporare.
Credits
Label: Sony Bmg – 2008
Line-up: Giovanni Sollima (violoncello) – Monika Leskovar (violoncello) e la Solistenensemble Kaleidoskop: Julian Kuerti (direttore) – Lisa Immer (violino concertmaster) – Tamàs Vàsàrhelyi (violino) – Daniella Stasfogel (violino) – Mari Sawada (violino) – Martin Funda – Elfa Rùn Kristinsdòttir (violino) – Paul Valikoski (violino) – Mintije Van Lier (violino) – Justin Caulley (viola) – Johannes Pennetzdorfer (viola) – Michael Rauter (violoncello) – Boran Lie (violoncello) – Kristjàn Orri Sigurleifsson (contrabbasso); Con la partecipazione di Hayat Nabata (voce in Fandango del Signor Bouqueriny) – Gilbert Diop Abdourahmane (voce e testo in Boccherinero) – Patti Smith (voce e testo in Yet Can I Hear); Direttori artistici della Solistenensemble Kaleidoskop: Julian Kuerti e Michael Rauter; Il testo di Fandango del Signor Bouqueriny è di Giacomo Casanova
Tracklist:
Violoncelles, Vibrez!
- L.B. Files
- Concerto
- Igiul
- Fandango del Signor Bouqueriny
- Boccherinero
Yet Can I Hear
Tree Raga Song
When We Were Trees
- Resonance Wood (La foresta dei violini)
- The Architect
- Leaves Postcards
- The Dangerous Prevalence of Immagination
- Nyagrodha
- The Family Tree (Vivaldi)
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