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Il dialogo con forme di bellezza diverse: Giovanni Sollima

La terra come origine e casa, un luogo come rifugio o suolo per l’essere… questo possiede Giovanni Sollima, gli appartengono radici che toccano le profondità così da rendere raggiungibili le altezze e possibili il volo e lo slancio, la fuga e il viaggio, lo sfilacciamento dei confini, il dissolvimento delle costrizioni. La forma, le regole e le dinamiche che appartengono alla tradizione consolidata diventano terreno fertile per deviazioni, rivolgimenti o sovvertimenti quando vi si immerge un’anima sognante. Il violoncellista, nato a Palermo il 24 ottobre del 1962 in seno a una famiglia di musicisti, ha frequentato il Conservatorio della sua città per poi continuare gli studi a Salisburgo con Antonio Janigro e a Stoccarda con Milko Kelemen.

Così è cominciato un percorso attraverso la bellezza e capace di generare bellezza, un cammino che si è intrecciato, attraverso felici collaborazioni, con i passi e i gesti sapienti di Claudio Abbado, Jorg Demus, Giuseppe Sinopoli, Martha Argerich, Franco Ferrara. Anche grazie a questi dialoghi è maturata in Sollima la conoscenza che genera brama di altra conoscenza e curiosità, questo desiderio o impulso ha curato una mai sazia voglia di esplorazione, che trova ancora oggi nutrimento e respiro nelle infinite possibilità delle contaminazioni. Confrontandosi con la composizione, Sollima pro-getta fondendo, confondendo e scomponendo i generi più disparati per corrompere e nientificare definizioni e limiti… si rapporta così al rock, al jazz, alla musica etnica, all’elettronica, ascolta ogni forma sonora e si mette in ascolto dei luoghi, tende i sensi alla sua Sicilia e ai Balcani, al Mondo arabo e ad Israele, alla Turchia e all’America, all’Oriente e all’Andalusia. La grazia di chi crea e trasforma, di chi genera e sublima, si manifesta ben presto nelle aperture ma anche nella costruzione degli strumenti, concrezioni di materie con cui rendere udibili visioni e danze sognate. Se da una parte si affida a strumenti acustici appartenenti alla tradizione occidentale e orientale, così come a mezzi elettrici o elettronici, dall’altra Sollima in-forma la materia per poi suggerne la musicalità, in tal modo ricostruisce il violino tenore rappresentato nelle tele del Caravaggio e inventa il d-touch, il body-cello o l’aquilarco. Quest’ultimo consiste in un aquilone che fa vibrare un archetto di violoncello e dà il nome ad un’opera realizzata nel 1998 su invito di Philip Glass. In Aquilarco strumentisti palermitani e newyorkesi fanno cantare gli elementi e le sostanze in accordo con la voce di Robert Wilson, che recita le parti vocali della suite, e i testi di Christopher Knowles, un giovane autistico che fa scoprire possibile una scrittura fatta di significati smarriti e libere parole, di forze e tensioni o torsioni, di vortici. Con dodici spirali Sollima ha raccontato la storia di un viaggio nell’aria volgendo la mente alle macchine di Leonardo e agli uccelli, al matematico vittoriano Charles H. Hinton e alla sua teoria della quarta dimensione, ai navigatori inquieti e ai porti, ai voli. Più di recente, invece, per la rassegna Ice Music, che si è tenuta a quota 3200 m. a Val Senales in Trentino-Alto Adige, Sollima ha avuto modo di suonare un violoncello di ghiaccio, l’ha costruito appositamente per lui il liutaio-alchimista Tim Linhart. Era il 2007, gli ultimi giorni dell’inverno, e proprio all’inizio di quell’anno la Scala ha visto Sollima suonare le sue composizioni insieme ad arrangiamenti di brani barocchi e di Jimi Hendrix… la varietà delle sue esperienze testimonia un eclettismo che a che fare con l’arte ma soprattutto con l’anima, con quella capacità dello spirito di accogliere mentre si addentra nelle increspature e nelle sfumature dell’essere e dell’esistere. La strada percorsa e al contempo costruita da Sollima ha avuto come snodo cruciale la scrittura dell’Agnus Dei per il Requiem creato al fine di ricordare ed onorare le vittime della mafia. A partire dal testo di Vincenzo Consolo, diversi autori hanno composto una messa presentata, ad un anno esatto dalla strage di Capaci, nella Cattedrale di Palermo. Già nello stesso 1992 Sollima aveva voluto non dimenticare quelle vittime con Segno, con una musica attraverso la quale sfidare l’oblio. Sempre nei primi anni Novanta il violoncellista ha scritto per Il sogno spezzato di Rita Atria e per Pippo Fava, ha collaborato con la fotografa Letizia Battaglia e con Michele Perriera, scrittore e regista tra i fondatori del Gruppo ‘63. Mano a mano si sono snodati incontri ed opere, gli anni lo hanno così visto legare la sua sensibilità con quella di eccelsi solisti come Yo-Yo Ma, Mischa Maisky, Mario Brunello, Julius Berger o Mauro Pagani, con direttori come Riccardo Muti con la Filarmonica della Scala, Gidon Kremer con la Kremerata Baltica o Yuri Bashmet con I Solisti di Mosca, e poi ancora con Daniele Gatti ed Ivan Fischer. La voce del suo violoncello ha incontrato quella di Vinicio Capossela, Morgan, Ruggero Raimondi e Patti Smith, si è intrecciata alle coreografie di Bebe Miller, Fabrizio Monteverde, Micha van Hoecke, Karole Armitage, con cui ha lavorato per Casanova (2000), e Carolyn Carlson. Proprio quest’ultima ha integrato una sua esecuzione ad un balletto presentato alla Biennale di Venezia, portandolo sul palco insieme ai suoi danzatori e dando vita a J. Beuys song (2001). Sollima ha spesso colloquiato con altre forme d’arte, infatti ha lasciato vibrare le corde e il legno per illuminare di suono danze ed opere teatrali, visioni e fotogrammi…ha scritto ed eseguito musica di scena per i palchi calcati da Imagining Prometheus di Bob Wilson e dalla Medea di Peter Stein, da Il Gattopardo di Lamberto Suggelli e dalle parole di Alessandro Baricco; ha nutrito gli sguardi di Marco Tullio Giordana, di Franco Battiato e di Peter Greenaway. Con il regista inglese Sollima ha collaborato in occasione del film Le valigie di Tulse Luper, successivamente l’autore visionario de I racconti del cuscino e de I misteri del giardino di Compton House ha scelto l’opera del violoncellista palermitano come accompagnamento e completamento dell’istallazione creata ad Amsterdam per celebrare Rembrandt nel suo quarto centenario. Greenaway si è poi rivolto sempre a Sollima come autore della colonna sonora di Nightwatching, film, che anima ed indaga il celebre quadro rembrandtiano, presentato alla 64ª Mostra del Cinema di Venezia. La settima arte lo vede attualmente protagonista del corto Daydream di Lasse Gjertsen, giovanissimo regista norvegese; inoltre è uno dei musicisti presenti nell’ultimo film di Wim Wenders, Palermo Shooting, insieme a Lou Reed e Patti Smith. Sollima appare in una scena girata presso Palazzo Butera, lì esegue The Shooting, un brano appositamente composto. Entrambe le opere sono state presentate nel corso dell’ultimo Festival del Cinema di Cannes. Le esperienze di Sollima con le altre arti hanno dato vita ad opere come Mittersill 101 (variazioni sul caso Anton Webern), con testi di Dario Oliveri e video-installazione di Roberto Andò, o Luminaria, un allestimento di Enzo Venezia che, commissionato ed eseguito presso i Cantieri culturali alla Zisa di Palermo, si dispiega sulle note di un violoncello che si confronta con i versi di Scaldati incisi su dei pannelli. Emblematica anche l’opera in due atti Ellis Island (2002), Roberto Alajmo ne ha scritto il libretto, Elisa vi ha partecipato e la lingua di Tommaso Bordonaro ha raccontato l’epopea moderna della gente qualunque, degli emigranti, delle culture che si incontrano, scontrano e fondono. Molte sono le musiche composte grazie al dialogo o per il dialogo con forme di bellezza diverse, con altre scritture…il legame del ritmo e della melodia con la parola ha dato vita ad opere come Canti rocciosi, con testi di Dino Buzzati, Dante Alighieri, Ernest Hemingway e poesie in siciliano e ladino. In Songs from the Divine Comedy la musica cerca di evocare, narrare e mostrare l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso di Dante. Con Viaggio in Italia Sollima ha cercato di viaggiare tra le vette della nostra cultura: Giotto, Dante, Federico II, Italo Calvino, Michelangelo, Alberto Burri. Spasimo è un atto d’amore per quell’insieme di tracce, macerie o occasioni di sogno che è stato chiesa, teatro, lazzaretto, albergo dei poveri, ospedale, sifilicomio e che ancora batte come un cuore o un occhio a Palermo. La creatività e la curiosità hanno portato Sollima ad esibirsi al concerto del Primo Maggio così come alla Carnegie Hall, alla Queen Elizabeth Hall di Londra con Patti Smith e all’International Music Festival di Istanbul, al Festival Orestiadi di Ghibellina, con Primo frammento da “Empedocle”, o alla Knitting Factory. Il premio Pulitzer Justin Davidson del Newsday” lo sentì proprio in questo tempio dell’underground definendolo come “The Jimi Hendrix of the Cello“. Pasolini fragments, L’interpretazione dei sogni, I Canti, John Africa (in La formula del fiore, prima uscita discografica di Sentieri Selvaggi), La forza che urgendo nel verde calamo guida il fiore (after Dylan Thomas), Work, We Were Trees, le esecuzioni delle Suites di Bach…ogni opera o performance sussurra un saper-fare che si confronta con la musica bizantina così come con Andy Warhol, disegnando un percorso complesso e ricchissimo che si è inoltrato in ogni forma di bellezza e ha dato respiro o suono ad ogni forma d’incanto attraverso una vibrazione figlia del legno e della carne.

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