God 3 – Myself 0 è il risultato finale della partita della nostra vita. Come ne Il settimo sigillo, in cui Ingmar Bergman rappresentava la battaglia dell’uomo con la morte con una partita a scacchi, il curatissimo artwork (firmato Erikailcane) del terzo lavoro dei bolognesi My Own Parasite metaforizza il confronto tra noi (poveri diavoli) con Dio con una partita di calcio. Il Doppio e l’Opposto sono le parole chiavi di quest’album. Doppio disco: un’anima elettrica ed un’anima acustica. Nero il primo cd come i corvi del male interiore. Bianco il secondo come le colombe messaggere di Dio. Nel segno del Doppio e dell’Opposto il cd elettrico propone la simmetria del post-rock e l’impetuosità di virate noise senza fiato, come in Fear of the party. Nella simbologia duale del disco si muove anche la scelta nel cantanto in due lingue: l’italiano e l’inglese. L’architettura estetica non è solo attitudine costruita a tavolino, dietro brani come One black car c’è gente che sa suonare con perizia i propri strumenti, che ha tecnica al servizio del pathos. La cura dei dettagli sonori, dei cambi di mood, delle ritmiche sghembe ha qualcosa di filmico che non deve meravigliare visto che My Own Parasite lavorano anche a colonne sonore, è il caso dell’ultimo lungometraggio Una notte di Toni D’Angelo. Suonano post-rock ma non sembra mai di sentire i Tortoise o i Mogwai… hanno una loro identità. Preziose gemme sono Running disorder, Plumbea e Interview che affondano solchi profondi nelle vertebre delle nostre paure più nascoste con spasmi chitarristici precisi e taglienti.
Il secondo tempo della partita è delegato alle sette tracce acustiche del secondo cd. Tracce di folktronica che amplifica senza rumore il senso di disorientamento dei brani elettrici: Erroriinmente, The purest one, Naomi su tutte. Lo sperimentalismo esalta e non sormonta il mood acustico, ricordando le deflagrazioni di certi Radiohead. Si respira a tratti l’atmosfera di quegli unplugged di sapore unico che realizzavano negli anni novanta gruppi grunge del calibro degli Alice in Chains.
Il terzo lavoro dei My Own Parasite convince nella sua interezza di oggetto d’arte sonico del nuovo millennio. E’ un disco che prende al primo ascolto seppur complesso.
Credits
Label: Plumbea records – 2008
Line-up: Carlo Marrone (Chitarre) – Cristiano Battiferro(Batteria) – Alessandro Rinaldi (Chitarre).
Tracklist:
DISCO1 #ELETTRICO#
- Fear Of The Party
- One Black Car
- Errorinmente
- Keisukeueda
- Running Disorder
- The Purest One
- Plumbea
- Interview
- Naomi
- Swimming Pool Full Of Boredom
DISCO2 #ACUSTICO#
- Swimming Pool Full Of Boredom
- Halina
- Plumbea
- Errorinmente
- The Purest One
- Naomi
- GOD3 reprise
Links: Sito Ufficiale, MySpace
Un solo commento
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