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Passeggiando per la Northside Highway: intervista agli Zabrisky

Dopo cinque anni i veneti Zabrisky ritornano con l’album Northside Highway denso di emozioni ed esperienze accumulate durante questo periodo. Il sound degli Zabrisky è un ponte tra la musica fine anni ’60 e quella fine anni ’80, tra i Velvet Underground e gli Stone Roses, tutto seguendo quel mood emotivo che si distilla nella forma canzone pop di classe. Ascoltare i loro brani significa andare oltre la dimensione del canonico rock italiano. Il loro disco è fatto per viaggiare verso quella Northside Highway che tutti rincorriamo. Ci si muove nei tre minuti a canzone, senza fronzoli ma con grande rispetto della qualità. Un progetto veramente interessante della nostra scena underground che è stato guidato in maniera magistrale nella produzione artistica da Giovanni Ferrario. LostHighways non poteva non incrociare la loro autostrada.

La prima domanda è una curiosità. Come avete selezionato la fotografia della copertina di Northside Highway? A mio parere è fantastica,da vinile anni settanta…
Era l’effetto che cercavamo noi. Inoltre volevamo una foto di una strada anglosassone che fosse evocativa della title track e della musica a cui ci ispiriamo. L’abbiamo scelta tra le foto di un viaggio a Belfast.

Quasi sei anni tra i vostri ultimi due ultimi due dischi. Cosa ha frenato la vostra creatività?
Due di noi, oltre al lavoro “normale”, hanno gestito un locale dal 2002 al 2005 per cui, nonostante continuassimo a fare canzoni, il tempo per una produzione discografica che ci soddisfacesse era molto limitato.

Pur riferendovi a capisaldi della storia musicale, dai Velvet Underground agli Stone Roses, ascoltando il vostro lavoro si evince lo sviluppo di un suono personale rispettando la forma canzone. Quanto è importante avere una propria identità sonora?
In realtà non abbiamo mai ricercato un sound personale. Siamo sempre andati avanti con le nostre influenze e rispettando i nostri ascolti. Forse l’identità scaturisce dal fatto che i nostri ascolti spaziano tra tre decadi e l’ensemble di queste influenze determina un prodotto che ha una propria personalità.

Northside Highway è veramente un brano intenso. Mi raccontate la sua gestazione sia nella parte testuale che in quella strumentale?
E’ nata prima la parte testuale. Parla di un paesaggio nordico e di un incontro speciale. La parte strumentale è nata in studio da semplici appunti musicali poi effettati magistralmente da Giovanni Ferrario. Si voleva creare un’atmosfera rarefatta e surreale.

Parlateci della scelta delle due cover presenti nel disco?
Emma’s House è un brano a cui siamo molto affezionati e che facciamo dal vivo da un po’ di tempo. I Field Mice, autori della canzone, sono uno di quei gruppi della compianta Sarah Records (come gli Orchids per citarne un altro) a cui noi dobbiamo molto.

Roberts’ Song è invece una canzone scritta da un personaggio geniale (Robert Voegel) che abbiamo conosciuto per caso e che non ha avuto il successo che meritava. L’abbiamo riarrangiata e quando l’autore l’ha ascoltata ci ha detto che lui avrebbe voluta farla proprio così. Per cui abbiamo deciso di inciderla.

La collaborazione con G. Ferrario?
E’ stata decisiva. Giovanni ha un’esperienza e uno spessore artistico tali che è riuscito a mettere nero su bianco proprio quello che volevamo esprimere.

Musicalmente parlando sembra che i vostri brani unifichino il pop-rock anni ’60 con quello fine anni ’80. Quanto questi due periodi sono vicini dal punto di vista di mood e attitudine?
Gli anni ’60 secondo noi sono le fondamenta della musica pop. Sono stati anni in cui è esplosa una creatività irripetibile. La fine degli anni ’80 inglese ha visto una rivisitazione della psichedelia poi confluita nel madchester dei primi ’90. Se vuoi, l’attitudine ha un minimo comun denominatore: non per essere ripetitivi ma secondo noi nel Dna di tutta quella musica c’è il gene primario dei Velvet Underground.

“La sfiga è un luogo comune dell’indie”: frase che presenta il MySpace della vostra etichetta Shyrec. Come se la passa la musica indie attualmente in Italia?
A volte ascoltando o andando ai concerti “indie” viene una voglia irrefrenabile di una vacanza ai tropici!

Avete intenzione di effettuare un tour all’estero?
L’intenzione c’è, la voglia non manca, speriamo di poterlo fare, ci stiamo lavorando. Sarebbe interessante vedere l’effetto che fa. Pensiamo che per noi sia un passaggio essenziale.

Quanto dovete al web (es. MySpace, peer to peer, lastfm) in termini di promozione della vostra musica?
Come “promotori” della nostra musica siamo un piccolo disastro. Usiamo MySpace ma non siamo molto accaniti. A volte non capiamo come alcuni riescano a stare costantemente on line. Entri in MySpace, o skype, e sono sempre collegati. Sembra non facciano altro 24 ore su 24! Ma probabilmente hanno ragione loro.

Your house was bright on sunday – Preview

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