Un viaggio da una prospettiva diversa. Per chi ha la grazia di fermarsi a guardare, ad osservare. Per chi conosce la differenza tra sentire e ascoltare. Federico Zecchin presenta in musica le mille facce del mondo che tutti ospita e che pochi abbracciano. Per l’autore padovano, classe 1960, la lingua universale è la musica jazz, filo conduttore ed elemento imprescindibile dell’intero disco. La poesia di Federico Zecchin arriva ad aprire le più svariate porte: quelle intime di un’anima in costruzione, quelle dei riti in grado di distinguere una comunità dall’altra, quelle sotto gli occhi di tutti i cittadini del mondo. Lontano dal dare giudizi, dal prendere posizione, Federico Zecchin sceglie di raccontare in prima persona gli istanti che compongono questo disco, come a voler comprendere le dinamiche segrete delle situazioni citate per poi renderle al pubblico con realismo e fedeltà. L’esempio più chiaro di questo è subito in apertura al disco. Il primo brano, Anpalagan, è ispirato al testo di Giovanni Maria Bellu, I fantasmi di Portopalo. Protagonista è Anpalagan, un clandestino che nel dicembre del 1996 aveva riposto tutte le sue speranze alla volta dell’Italia. Speranze che assumono i contorni di tragedia, portando alla morte dell’uomo e dei suoi compagni. La scelta di Zecchin è quello di utilizzare l’immaginazione, ricreando le aspettative e i sogni, indagando su ciò che si cela dietro un viaggio. Crea una metafora della realtà con sapienza e delicatezza. “Sarà galantuomo il tempo, un bacio volato al vento, una carezza, una mano nella mano a farci sentire ancora soli ma non per molto”. La voce profonda e intensa di Federico Zecchin lega con dolcezza i brani, regalando loro le sue stesse qualità. Segue Cuore nel pallone, in cui un osservatore dall’alto senza presunzione raccoglie le sensazioni di una comunità che scivola dietro al pallone da calcio, dietro alla leggerezza in cui è facile riconoscersi. “Il cuore è nel pallone sulla mezzaluna del tempo, sotto il sole e le stelle il tacco d’oro e d’argento. Si riflettono al coro cani rabbiosi sotto i fari del tempio, disonesti e disperati tutti felici per un momento e le donne sono belle statue, in vetrina caramelle di un mondo di cartavelina.” L’amore con la sua tenerezza legata ai gesti più che alle parole è il tema di Dove mi vuoi, piccola ballata tra due amanti che affidano ai propri sensi la percezione dei loro sentimenti. L’attenzione si sposta nuovamente sull’attualità con il caso di Abdullah “Apo” Ocalan, leader del Partito Lavoratori Curdi, in Idama mahkun, traslitterazione di pena di morte in turco. Il leader era stato accolto in Italia nel 1999 come un eroe, dopo aver chiesto asilo politico; in breve fu però consegnato alla giustizia turca che lo condannò alla pena di morte. Nel 2002 la Turchia abolì la pena di morte, così che la sua pena fu commutata in ergastolo. Quella di Federico Zecchin non vuole assolutamente essere un’invettiva contro la pena e i reati che la comportano, quanto uno sguardo sulla giustizia e sulle conseguenze che si riversano non solo sul condannato ma anche sulle persone che lo circondano: “Caino cosa ne hai fatto di Abele? Così la storia si ripete, quale bandiera… quale prezzo la vita.” L’ultima grande balena americana è un omaggio a Lou Reed, nella traduzione del suo pezzo The last American whale. L’America come una madre. L’America come un mito. L’America come il sogno deluso. L’America come il declino della fiducia cieca. “La vita umana non vale più di una malattia venerea. Agli americani non interessa molto la bellezza: cagano nei fiumi, buttano via l’acido delle batterie nella spazzatura e guardano i topi morti che vengono a galla sulla spiaggia e si lamentano che non possono nuotare.” Per Federico Zecchin la storia moderna è sicuramente fonte di ispirazione e riflessione: gli eventi si ripetono con le stesse conseguenze da secoli, millenni e noi siamo osservatori, causa ed effetto degli stessi. Vico parlava di corsi e ricorsi storici, per l’impossibilità dell’uomo di ricommettere gli stessi errori. In questo tipo di pensiero si inscrive Lettere di soldato, sulla situazione in Medio Oriente, come anticipa l’intro particolarmente arabeggiante. “E non è patria e non è confine, non è limite né garanzia ma è signora delle antinomie… E non è terra, non è profanare, non è sacrilegio né persecuzione ma è innocenza, confusione. Figli bastardi lasciati inermi a morire. E non è chiesa, non è religione ma fosse comuni di deportazione. Ma è un bacio senza ritorno, un vagito disperato, uno sguardo e poi un altro tramonto.” Spazio ai musicisti, spazio alla libertà di espressione, una jam session ragionata da sottofondo per Limpida, un altro inno all’amore in un susseguirsi di immagini astratte capaci di farsi tangibili. Così come in Ninna, brano che segue senza sosta. Il desiderio di una vita di coppia, nella consapevolezza delle sue difficoltà e della sua bellezza. Della sua unicità e della sua irripetibilità. L’amarezza non deriva solo dalla condizione sociale in cui siamo immersi, ma anche dalla fine di quei sentimenti descritti finora come indispensabili. Per sempre liberi ferma esattamente quell’istante. L’istante in cui la luce diventa ombra concreta. In un titolo antitetico si cela l’ostacolo del lasciar andare, del pronunciare sotto voce la propria sconfitta. L’atmosfera è nostalgica e si mantiene tale in Pirata, in cui con delicatezza Federico Zecchin ripercorre l’ultima fase della vita di Marco Pantani, lasciando trapelare un senso di incredulità, come in chi guarda e si rifiuta di osservare. Per non rassegnarsi e continuare a sognare. “Quando gettò la spugna era il primo della classe. Forse aveva troppo da dire ma la voce era senza fiato. La vita tutta in salita ma con una marcia in più. Nessuno immaginava che da quella vetta non sarebbe salito più.” Ancora nostalgica Sposa promessa, grazie all’insistente tromba di Enrico Rava e alla seconda voce di Susi Dal Gesso. La dimensione è quella del ricordo di un’estate passata e del ritorno, attraverso gli inevitabili cambiamenti e la paura di aver trascorso l’inverno in una bolla di attese inesistenti. “Non c’è più voce ormai ma ogni tanto suono di te. Dove mi porti ventaglio, mirar deserta battigia alle onde d’inverno. Non c’è più tempo in noi ma solitudine. Sopra i tuoi passi cancella l’onda corrente e li porta al largo in mare.” In Ti voglio ancora si mettono sulla bilancia i pro e i contro di un rapporto in funzione della comunicazione e delle proprie esigenze. Il sacrificio non manca ma è giustificato e tollerato da sentimenti imperituri. L’ultimo pezzo chiude un disco denso nei suoi contenuti e forte nella sua forma originale. La chiusura è leggera, dai ritmi estivi e danzerecci di Un giorno capirai, una rivisitazione del Carpe Diem Oraziano. Conta l’istante e la consistenza del presente da affrontare con il sorriso e l’ottimismo dei fiduciosi. Il futuro è domani e domani si capirà il significato di oggi, mentre altri istanti si susseguiranno nel gioco dei giorni. “Arriverà quel tempo che ci manca e soffierà il vento giusto questa volta. Un passo dopo l’altro, un salto fatto là nel vuoto. È vento fortunato dolce bacio benvenuto.”
Il disco che segna l’esordio di Federico Zecchin altro non è che un forte abbraccio tra i respiri e le sfumature che si alternano Sotto gli occhi del mondo.
Credits
Label: Prodotto da Federico Zecchin per Edizioni Ninfee – 2008
Line-up: Federico Zecchin (voce e chitarre) – Lorenzo Calgaro (contrabbasso, basso, sint) – Marco Lo Monaco ( pianoforte, tastiere, direzioni quartetto d’archi) – Gianni Bertoncini (batteria, percussioni, tastiere) – Cristiano Fraccaro (pianoforte, tastiere) – Robert Bonisolo (sax tenore, sax soprano) – Michele Calgaro (chitarre) – Massimo Manzi (batteria) – Enrico Rava (tromba, flicorno) – Marco Ponchiroli (sax, pianoforte) – The strings quartet di Verona (violoncello, viola, violini in Ninna) – Sandra e Giuditta (back vocals in Cuore nel pallone) – Susi Dal Gesso (cori in Sposa promessa)
Tracklist:
- Anpalagan
- Cuore Nel Pallone
- Dove Mi Vuoi
- Idama Mahkum
- L’ultima Grande Balena Americana
- Lettere di Soldato
- Limpida
- Ninna
- Per Sempre Liberi
- Pirata
- Sposa Promessa
- Ti Voglio Ancora
- Un Giorno Capirai
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