Napoli, estate 1995. Ė una calda sera d’agosto e una ragazzina passeggia sul lungomare con la sua amichetta del cuore. Ad un certo punto qualcosa sul marciapiede le attira. Qualcuno ha appena perso un cd, che se ne sta là buttato in terra, aperto e miracolosamente ancora indenne. Chissà cos’è si chiedono e neanche prendendolo tra le mani e leggendo la cover le cose migliorano: Alanis Morisette?Chi sarà? Jagged little pill? Boh… Ma ormai l’abbiamo trovato, portiamolo con noi. Un ascolto, due, tre e la ragazzina smette di non sapere chi sia Alanis Morisette, divora quel disco, impara a memoria ogni canzone e ancora adesso, a distanza di tredici anni le ricorda. Il tempo è passato, la ragazzina adesso è cresciuta, non passeggia più sul lungomare e la sua amichetta non è più quella del cuore, ma Alanis Morisette ha continuato a seguirla… spesso cercando e sperando che quel miracolo si potesse ripetere, che arrivasse un altro disco che si imprimesse nella testa come quello. Ma forse non è possibile, purtroppo. Forse la stessa Alanis sta cercando una dimensione musicale nuova, diversa. E allora proviamo a prendere le distanze e a leggere quest’ultimo lavoro come qualcosa di totalmente altro, come se non sapessimo chi è Alanis Morisette. E chi ci troviamo di fronte? Una cantautrice che in alcuni punti del disco sa emozionarti, che scrive di sentimenti che una volta nella vita hai provato, come quelli di Torch, dolcissima e malinconica ballata: “I miss your smell and your style and your pure abiding way / Miss your approach to life and your body in my bed / Miss your take on anything and the music you would play / Miss cracking up and wrestling and our debriefs at end of day.”
Una cantautrice che si racconta, nella sua fragilità, nel suo combattere tra la paura della solitudine e la voglia di farcela da sola: “Day one day one start over again/Step one step one /I’m barely making sense for now /I’m faking it till I’m pseudo making it / From scratch being again but this time I as i/
And not as we.” Not as we, voce e pianoforte e nulla più per una canzone in pieno stile Alanis Morisette che richiama classici come Mary Jane e Uninvited e che con quest’ultima in modo particolare condivide la capacità della voce di Alanis di farti venire i brividi, di trasmetterti quella sensazione di inquietudine, di contrasto che leggi nel testo. È un disco diviso questo, a tratti confuso: da un lato ci sono canzoni con Torch, Nota s we, Tapes Underneath più vicini alla Alanis Morisette fin qui conosciuta, testi intimi e romantici, ballate pop-rock di sicuro impatto emotivo, pochi strumenti, accento sulla voce. Ma dall’altro c’è tanta voglia di sperimentare, di tentare altre strada e in alcuni casi si arriva a risultati interessanti come Citizen of planet, sonorità arabeggianti, percussioni che poi si aprono a ritmi decisamente più rock, vicina ad alcuni esperimenti di Bjork, oppure Moratorium, canzone scura, cupa che ha qualcosa di ossessivo e il cui testo è un inno alla non-responsabilità che nasconde la difficoltà di tessere rapporti con le persone. Ma la sperimentazione assume degli strani contorni in Straitjacket, pezzo che è stato da più parti definito una svolta dance, poco efficace e poco comprensibile.
Alanis Morisette sta cercando una strada nuova per non essere più la ragazzina prodigio di Jagged little pill. Magari, come lei stessa dice in Incomplete, vuole solo essere perfettamente incompleta.
Credits
Label: Warner – 2008
Line-up: Alanis Morissette (voce) – Andy Page (chitarre, programmatore, missaggio) – Sean McGhee (programmatore, ingegnere del suono); Guy Sigsworth (produttore, ingegnere del suono)
Tracklist:
- Citizen of the planet
- Underneath
- Straitjacket
- Versions of violence
- Not as we
- In praise of the vulnerable man
- Moratorium
- Torch
- Giggling again for no reason
- Tapes
- Incomplete
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