Templare della pienezza e dei sensi, tutti tesi a cibarsi di respiri, di sospiri. Fra le braccia nasconde un segreto per confessarlo alle proprie spalle nude, scoperte alla furia delle sensazioni, mappate dall’ombra della memoria, dall’immobilità del caos. Mani artiglio, mani diario di sensualità e pallore, avvolgono, rivelano il deserto del corpo mentre fugge dalla prigionia dei giorni l’incanto irripetibile dell’amore trovato, trat-tenuto, depositato al fondo, alla sabbia della liberazione. Lasciano segni di terra sulla pelle tesa di un petto d’ossa e ferite, mani padrone della solitudine, serve di una storia che esige il racconto, la verità.
To be loved è una donna, una città scoperta e violata, l’anima sciupata di pienezza quando pienezza è conquista, elaborazione del lutto e dell’appartenenza, dell’appartenersi all’infinito. To be loved è il volo dentro all’esilio, segno solido dei polsi feriti, sermone alla pace del sangue, all’abbondanza dei frutti raccolti ed offerti, al miracolo della co-incidenza fra i profili di due sguardi, di due universi, di due misure. To be loved è delicatezza, è la meraviglia di una voce che imbandisce miraggi d’estasi, s’arrampica alle pareti del cuore, lo percepisce, lo svela. To be loved è il luogo dell’amore assoluto, della felicità piena, dello stupore, luogo da ri-costruire, da edificare sulle macerie del dubbio, di troppe domande: come un corpo bianco che uno spot di luce vivida voglia isolare dal fondo nero dei tanti nulla, dei troppi mai; è il coraggio della battaglia, contro il sé e la propria città di fantasmi, a concedersi un pasto di passione e gioia, di purezza e incanto. “How on heart could you have found me / uddled under grapes of wrath / I will never know but forever ask” . Li guarda in faccia, dal lato scuro della sera, crocefissa al senso, disorientata dal non sentire più alcuna paura: parla con lui, con lei, parla con e di loro; si stupisce ancora, lo fa ancora una volta, quasi la sua bellezza dipendesse da lui, da lei, da loro. Joan Wasser trema dentro: tremano come fiamme nel vento di una bugia l’estasi e ciascuna cicatrice, mentre la grazia della carne rivela il desiderio, la fermezza dell’aver conosciuto il dettaglio che l’ha resa nuova, unica, preziosa. Amata, ri-ama come solo gli angeli osano fare, protetta da una tunica nera di sensibilità vorace, di parole sospirate al costato, alla seta leggera del tempo, perché al tempo sia concesso il privilegio di sapere già, di sapere prima. “The words, they escape me through my singing cage / of how I love you too”. Amore trat-tenuto, restituito, che salva, che perdona. Amore che insegna l’amore, che riconduce al proprio senso, parto a ritroso, dal mondo al grembo, dalle mani alla pace del ventre: “when you found me, I cuold not be loved / but then I found me and I’m happy to be loved”.
Videoclip perlaceo, prezioso, distribuito nel giugno 2008, per il nuovo singolo da To Survive di Joan As Police Woman, To be loved colpisce per la coincidenza fra la pura bellezza, l’ammaliante sensualità, la dialettica eterea del corpo di donna e la delicata, sofferta intensità del pezzo, drappo di seta jazzy ricamato dall’anima soul-pop di una voce che incastona melodia al substrato del sogno.