Nella moltitudine di nuove uscite, anche tra le mura di casa nostra, sotto l’etichetta ormai forse anche un po’ abusata di post-rock, a volte ti imbatti in progetti davvero notevoli, sulla morbidezza di linee guida veramente più calde dalle solite ed è un vero peccato non soffermarsi a dovere su questi percorsi. Tra questi c’è Il Cielo di Bagdad, progetto campano nato da una forte esigenza di ricerca e di sperimentazione. Un linguaggio strumentale melodico, minimale, ambientale e vellutato, discendente dei Mogway e parente dei Sigur Rós quanto degli Explosions in the Sky meno burrascosi, emozionale e impressionista. Un linguaggio fatto di flashback e visioni dolci, che invita alla riflessione e lo fa con una pacatezza invidiabile. Finalmente ad ottobre, dopo l’Ep Manca solo la neve, arriverà l’album Export for Malinconique (RecBedRoom). Sotto un cielo di visioni aspettiamo la magia di una neve di sogni. (Foto by Agostino D’Antonio)
Ci raccontate un po’ la genesi di questo progetto e in quale direzione è andata la vostra ricerca?
Abbiamo iniziato a suonare nel 2003, da sempre legati da una forte amicizia. Dopo una breve parentesi con il progetto “mezzaria” ci siamo rinchiusi in una vecchia stanza da letto e lì ci siamo addormentati, incominciando un lungo sogno, non svegliateci per favore!
La vostra proposta gravita attorno ad un post rock ambientale dai contorni morbidi, caldi e rassicuranti, in sintonia con un valido progetto grafico. Quali sono i riferimenti artistici che ritenete fondamentali per la vostra esperienza?
Non crediamo alle formule magiche o a scale da interpretare, ma alla capacità di farsi ispirare dalle emozioni che vivono dentro ognuno di noi. I nostri riferimenti sono tanti, dai Sigur Ròs ad Ennio Morricone, passando per la musica elettronica. Amiamo molto le colonne sonore dei film.
Questa vostra ricerca dà l’idea di essere molto intima. Ha una partenza decisamente privata, e poi vira verso il pubblico. Ma “lontana da Bagdad”, citando uno stralcio della vostra biografia… cos’è Bagdad per voi? Quanto la musica può essere determinante nell’abbattere le distanze a volte così abissali che ci separano dall’altro?
Cercavamo un orizzonte lontano, con una sua natura precisa, con dei contrasti interni… che ci ispirassero speranza, leggerezza, un cielo aperto dove potessero aleggiare suoni morbidi ed esplosioni rabbiose ed eccolo qui il cielo di Bagdad… Bagdad per noi è il centro di qualcosa che non conosciamo, per noi è un posto immaginario. Certo la musica abbatte le distanze, varca qualsiasi linea e confine.
Credete abbia ancora un senso sperare nella musica come linguaggio universale?
Assolutamente sì.
Suoni, melodie, note che suggeriscono “parole trattenute” (leggo sempre sulla vostra bio). Il silenzio ha ancora una sua forza comunicativa secondo voi?
Il silenzio ha ancora una sua forza comunicativa solo se non si perde l’immaginazione. Noi abbiamo un’immagine sempre precisa che ci avvolge e ci aiuta nella composizione, molte volte restiamo affascinati da qualche scena del film che abbiamo visto insieme… o di qualcosa che ci circonda e quando siamo in studio viviamo quelle immagini al rallentatore.
Il video da voi realizzato per il brano Tre (treragionievidenti) è emblematico in questo senso. Una lenta escursione che non ha paura di fermarsi e soffermarsi a dare un senso alle cose…
Amiamo molto il ciclismo, quello vero, quello delle salite… E quel video era un omaggio ad uno sport che ci affascina. Sai, la fatica è più importante del divertimento, strano… no?
Nel 2006 avete esordito con l’EP completamente autoprodotto Manca Solo la Neve. Quest’anno arriverà Export for Malinconique, precisamente nell’ottobre prossimo ed uscirà per RecBedRoom. E’ già disponibile in rete ed in free download il primo brano estratto dall’album, A Day for wool. Ci svelate qualche indiscrezione sul nuovo disco? Come mai l’idea di regalare al pubblico il singolo in free-download?
Siamo convinti che far arrivare la musica alla gente sia possibile anche senza avere importanti infrastrutture, ecco perchè nasce Recbedroom: è un nostra idea. A pensarci bene il marketing lo troviamo quasi affascinante. E’ vero: la parola marketing è odiosa, però è un gioco divertente che cerchiamo di risolvere in maniera creativa, è una sfida per noi. Tempo fa ci dedicammo al cd-crossing, fu molto divertente. Abbiamo un po’ di idee, speriamo di avere il tempo di riuscire ad metterle in atto. A day of wool: non è stata una scelta propriamente calcolata. Non ci avevamo mai pensato. Abbiamo scelto fra quelli che erano già pronti e finiti, e anche perché volevamo introdurre Export for malinconique con qualcosa di diverso dal nostro primo ep. È un album istintivo e sincero. Noi allo stato puro. Siamo stati molto tempo in studio, ma per registrare l’album ci sono voluti pochi giorni.
Restando su questo tema, mi piacerebbe conoscere il vostro punto di vista su MySpace, lastfm, e sulla rete in generale come forma alternativa di fruizione della musica. Ormai questi sono i mezzi per farsi conoscere e si va verso queste direzioni. I nostri dischi li abbiamo venduti grazie a questi mezzi di comunicazione. Ci siamo fatti conoscere anche grazie a questi nuovi modi di comunicare. MySpace, per esempio, ci ha dato moltissime opportunità.
A day of Wool – Preview
Tre (treragionievidenti) – Video