Un giorno, d’impulso, ho scaricato le quattro canzoni nuove di Dente (Le cose che contano). Uscita dal lavoro, per strada, ho messo le cuffiette e sono rimasta in attesa. Dire che mi ha cambiato la giornata è dire troppo, ma sorridevo con L’amore non è un’opinione, mi divertivo sul serio. Il sorriso un po’ ebete che avevo stampato in faccia si è fatto dolce-amaro, poi malinconico. Perché le canzoni di Dente non è che parlino d’amore come si potrebbe immaginare. Anzi, spesso lui ti spiazza con un finale per niente lieto, a volte improvviso, aspro. Non te l’aspetti davvero (se non lo conosci già). Dente sarà forse un menestrello, mica un giullare: e le cose che dice indubbiamente “divertono” ma fino a un certo punto. Lo cantava in Oceano: “ma i sogni sono sogni e non si vola via”. Poi si passa dai sorrisi ai sospiri, e proprio lì, per me, è scattata la Dente-dipendenza. E le melodie di questo nuovo EP sono forse più spensierate, più accattivanti che in passato, ma sempre intessute con i suoi famosi giochi di parole, e stavolta anche, molto, di numeri. Un pop meno minimalista, più curato, venato di un jazz mai sfacciato, suonato da musicisti di talento. Due parole, due con Dente!
A dispetto di quella tua ironia, a volte così tagliente e inaspettata, sembreresti comunque l’ultimo dei romantici. E’ così?
C’è gente ben più romantica di me… diciamo che io lo sono a modo mio.
E in effetti mi sono fermata a pensare alla tua voce, una voce che si tiene quasi a distanza. Credi che i sentimenti vadano sussurrati, e che arrivino forti e chiari ugualmente?
Credo che TI AMO si possa urlare ma si possa anche tacere. Io sono per le vie di mezzo quindi lo dico con la mia voce che è una mezza voce, di certo non sono un canonico cantante, faccio come mi viene. Con parole mie.
Nel tuo caso sono stati fatti molti accostamenti con artisti del passato e del presente. Il brano Le cose che contano mi ha fatto pensare un po’ anche a Elio e Le Storie Tese, che giocano spesso e volentieri con parole e numeri. Com’è nata la tua canzone?
In realtà non ricordo la nascita del pezzo. Mi ricordo che dopo un po’ ho capito che poteva diventare un testo che giocava con i numeri e si poteva contare fino a dieci e poi ho messo il finale tragico come sempre. Ma mi ricordo che non mi piaceva quella canzone, che per colpa della melodia la sentivo poco mia e ho cercato di sbolognarla ad altri finché ho capito che me la dovevo cantare io perché non la voleva nessuno. Adesso mi piace molto.
Piace molto anche a me. Ti diverte scrivere i testi? Che tipo di lavoro implica? Il testo nasce di getto, o viene limato, poi?
Non mi diverto per niente a scrivere i testi. Li scrivo di getto quando, e solo quando, sento che lo devo fare… non scrivo così per scrivere ma per liberarmi da qualcosa che ho dentro e che in quel modo esce e se ne va.
Le cose che contano ha solo quattro brani. Gli altri tuoi lavori contenevano molti più pezzi, e hai fatto uscire tutto a distanza ravvicinata. Hai voluto fermarti, stavolta, o meglio soffermarti su qualcosa?
Avevo questi quattro pezzi che mi sembravano stare bene insieme per affinità appunto numeriche… quindi li ho ingabbiati in un dischetto e li ho vestiti dello stesso vestito in modo che anche se non sono state scritte per stare insieme ci stanno… un po’ come le persone.
Le persone. Che rapporto hai con chi ti ascolta? Cosa ti dice la gente che incontri dopo un concerto?
Mi dicono che si sono divertite, che lo spettacolo è divertente e si ricordano le frasi simpatiche che ho detto e credono che io sia un giullare che è nato per far sorridere … a me le mie canzoni non fanno mica ridere.
Ho sempre pensato che ci vuole non poco coraggio ad affrontare una platea, ad essere credibili, a mettersi in gioco ogni volta. Suonare in giro è faticoso per te? Cosa ti piace e cosa non ti piace?
Per me non è faticoso o meglio non è più faticoso… dopo 150 date viene abbastanza naturale stare sul palco e starci a proprio agio. Giro praticamente sempre solo e questa forse è l’unica cosa che mi turba… i viaggi, i treni, le attese, le cene sono meglio in compagnia.
Le canzoni nascono da cose che vivi tu o dalla realtà che osservi? Cos’è che spinge Giuseppe Peveri a scrivere esattamente di quelle cose? E’ una maniera per guardare all’amore con distacco?
Ahimè, è tutto autobiografico. Credo di averlo spiegato poco sopra, scrivo per sbriciolare macigni che non mi fanno camminare.
A proposito di camminare… Come sta andando quest’estate così calda in giro a suonare?
Il tour finisce ufficialmente a luglio quindi quest’estate sarà dedicata alla realizzazione del prossimo disco e qualche data sporadica in giro. Spero vada tutto bene. Per adesso è stato così.
Le cose che contano – Preview
Baby Building – Video