E’ un sabato grigio come altri qui a Londra. Nella città del punk e dei musical, dove ci sono infiniti posti di rara bellezza da visitare … io mi trovo qui al numero 24 di Bruton street: Halcyon Gallery. E sapete perché? Perché amo la sinergia delle arti e The Drawn blank series, ovvero i dipinti di Bob Dylan che sono in tal senso un’occasione ghiotta da non perdere. Mentre ascoltavo le folk ballad di Dylan ho sempre pensato che avesse un modo diverso di vedere il mondo, di ciò ne ho avuto conferma leggendo la sua fantastica autobiografia Chronicles Volume 1… a proposito della scrittura di canzoni: “Succede che uno vuole vedere le cose a modo suo, vuole vedere con i suoi occhi quello che si nasconde dietro la cortina di nebbia… bisogna riferire le stranezze che capitano e che si vedono: E’ necessario conoscere e capire qualcosa, ma anche di andare oltre i particolari.”
Questa galleria è la prova di tutto questo. Si tratta di disegni e schizzi realizzati da Bob Dylan durante la vita on the road del suo tour mondiale tra il 1989 e 1992.
Nelle pennellate espressioniste di questi quadri ci sono note di chitarra sciolta sulla tavolozza dell’anima. Qui si incrociano l’osservazione e l’immaginazione attraverso l’indispensabile esperienza che si sedimentata sulla retina degli occhi dell’artista. Vedere oltre, catturare il dettaglio da bozzetto: la capacità di zoom è la sintesi catalizzatrice dell’immenso artista. Il suo stile pittorico è un mix di espressionismo e pop-art, si fondono Degas e Warhol.
I soggetti sembrano sconnessi solo a chi non conosce i versi di Bob Dylan. Fotografano la vita fuori dalla valigia, quella vita caratterizzata da improvvise accelerazioni di ritmo e adattamenti a nuovi luoghi. In questa dimensione dove il tempo e lo spazio perdono significato ecco il dettaglio, l’occhio del particolare. Si va dai diners ai bar per camionisti, dai paesaggi abbandonati ai balconi, alle verande e alle case in South Dakota… New York, Stoccolma. Sono immagini mondane e reali di una vita precaria che ruba scatti con inquadrature sghembe su segrete assonometrie.
Il referimento alla pop-art è legato al fatto che molti di questi soggetti sono riprodotti in serie con diversi colori in modo da dare diversi stati d’animo e diversi linguaggi, quello che Bob Dylan realizza negli ultimi live stravolgendo totalmente la struttura dei suoi successi che possono essere riconosciuti solo dal testo.
Al centro della mostra c’è proprio una delle più belle serie da lui realizzate: Train Tracks. Binari si incrociano nell’orizzonte infinito e rappresentano la vita dell’artista itinerante che è Bob Dylan. Quest’opera può essere bene descritta da un’altra citazione da Chronicles Volume 1: “Avevo visto e sentito treni da bambino. Vederli e sentirli passare mi aveva sempre fatto sentire al sicuro… i binari attraversavano strade di campagna o correvano paralleli. Il suono dei treni in lontananza mi faceva sentire quasi come a casa, come se non mi mancasse niente… come se fossi giunto in un qualche luogo elevato e sicuro dove non mi sarei mai trovato in serio pericolo e dove tutte le cose erano in armonia con se stesse. ”
Nell’attraversare queste stanze ho avvertito la sua presenza, ho sentito la sua musica, una sensibilità superiore alla norma. Il film I’m not There di Todd Haynes ha centrato (almeno) l’incorporeità e le molteplici facce di un immenso artista.