Nella folta schiera dei menestrelli dell’ultima generazione, con nostro grande compiacimento e stupore, vi troviamo questo Kristian Matsson, proveniente niente meno che dalla fredda Svezia, nonostante il suo uso di un perfetto idioma anglosassone ci possa portare facilmente fuori strada. Sotto il suggestivo pseudonimo di The Tallest Man on Earth, questo ragazzotto (classe 1983), cresciuto a pane e Bob Dylan, esordisce quest’anno col suo primo long playing sulla lunga distanza intitolato Shallow Grave, una collezione di dieci ballate folk-country per chitarra e voce, che del leggendario cantastorie di Duluth manifestano non pochi rimandi e collegamenti. In realtà Matsson suona Bob Dylan. Ne riscopre, analizza e ripropone registro, vocalità e stile, arricchendolo senz’altro di una sensibilità non comune, personalizzandolo e interiorizzandolo, tanto da non farci mai storcere il naso nel pensare ad un plagio ma anzi, riuscendo a tenerci col fiato sospeso per tutta la durata del disco. Dotato di un’ottima tecnica chitarristica e di uno spiazzante falsetto rauco da lupo di mare, l’uomo più alto del mondo, ci invita all’ascolto col brano apripista del disco I Won’t Be Found, sintesi del suo stile e ottimo impasto di melodia e ritmo, esercizio country perfetto e accorato che suona come un classico che ti sembra di conoscere da sempre. Honey Won’t You Let Me In? è una country ballad dal ritmo sostenuto, mentre la titletrack è un’altra ballata d’altri tempi per banjo e voce e che va ad attingere direttamente dall’alfabeto del folk degli Appalachi. Where Do My Bluebirds Fly? torna su venature più malinconiche, capace di toccare una ad una le corde delle nostre emozioni, proprio come avrebbe fatto il Van Morrison più metafisico di Astral Weeks.Si passa ancora dal tenero romanticismo di The Sparrow & the Medicine al country-blues della bellissima The Gardner, giocando sempre su metriche sostenute, fantasiose, asservendo vecchi fumi folk’n’roll, complice la magia di una semplice chitarra acustica e di una voce spoglia a galopparci appresso. Quelle di Kristian Matsson son ballate antiche che fanno scienza della vecchia attitudine dello stornellatore che, radunati attorno al fuoco curiosi, amici, passanti e fanciulle dagli occhioni dolci, raccontava storie di fascino imbevuto di un pizzico di istrionico sarcasmo (The Blizzard’s Never Seen the Desert Sands). Non è certo sul terreno dell’innovazione che questo giovane svedese gioca le sue carte, e questo l’abbiamo già detto, anche se forse il suo feticcio dilanyano, in fondo, altro non è che lo status dell’arte dei folksinger nel 2008, specie se a questo ci aggiungi anche grande gusto, una maestria non comune nello scrivere “canzoni” ed un grande talento melodico. Shallow Grave sarebbe stato un capolavoro negli annali dei songwriter d’altri tempi, forse può esserlo anche oggi.
Credits
Label: Gravitation – 2008
Line-up: Kristian Matsson (guitar, banjo, vocals)
Tracklist:
- I Won’t Be Found
- Pistol Dreams
- Honey Won’t You Let Me In?
- Shallow Grave
- Where Do My Bluebirds Fly?
- The Gardener
- The Blizzard’s Never Seen the Desert Sands
- The Sparrow & the Medicine
- Into the Stream
- This Wind
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