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Il giorno che – Jena

Sulla copertina c’è una corpo di donna appeso: lo strazio e l’impotente rassegnazione è evidente nella posa sottomessa. Intorno a lei imperversa un solo colore: rosso, rosso urlante. E le chitarre partono taglienti e il canto graffiante. Questi sono gli Jena, band padovana alla prova con il loro secondo Ep dalle note potenti ed ambiziose. Nulla di rivoluzionario, sia chiaro, ma gli Jena riescono a domare nella loro musica una potenza dirompente, e lo fanno con cura ed una certa eleganza primordiale. I testi sono sofferenti e feroci, il suono è aggressivo, e la miscela che si crea è esplosiva. Il canto è quasi recitato con una voce roca e profonda che a tratti ricorda i lontani Estra o la teatralità del più recente Cristiano Godano; la musica strizza l’occhio al grunge degli anni ’90 ed al polveroso Lanegan. Il disco si apre con Ciò che si merita, e i testi iniziano subito a stagliare immagini cruente e dolorose ed al loro fianco la sessione ritmica pare simulare le percosse e la sofferenza narrata. Nel secondo brano sfoderano completamente gli artigli; prima suadenti, poi feroci. Il pezzo musicalmente più riuscito ed energico è decisamente Tre. La danza degli appesi aggiunge uno spessore evocativo alle situazioni ricreate dalla band, ammorbidendo i toni senza lasciar cadere l’intensità. L’agonia della tortura di un corpo appeso, che dondola tra le note leggere e gli spasimi di una chitarra soffocante. Un solo pensiero che vaga cercando comprensione: Dicono che ritorneranno demoni / il giorno che la danza finirà”. Latte e pere narra di una sofferenza più intima, per amore; turbamento e dolcezza ringhiano una contro l’altra in un duello musicale che vede come sole armi la melodia e la prepotenza del rock. Un sorso prima è un bel brano intenso ma più aperto, con un ritornello orecchiabile che entra facilmente in testa. La sofferenza non manca anche in questo pezzo, ma c’è un clima di redenzione che va a chiudere un disco affascinante. Il giorno che non è qualcosa di perfetto ed intoccabile, ma la sua sincerità è trasmessa all’ascoltatore in ogni riff ed ogni parola, che roca se ne va nell’aria. Questo è solo l’inizio; c’è da ben sperare per il futuro.

Credits

Label: Autoprodotto – 2008

Line-up: Carlo Carraro (chitarre, voce) – Alessandro Riello (chitarre, cori) – Alessandro Fior (sinth) – Andrea Basso (basso, cori) – Mauro Busata (batteria) con la partecipazione di Franz Fabiano (voce in Ciò che si merita e cori in La danza degli appesi); Registrato e mixato da Franz Fabiano a Piazzola sul Brenta

Tracklist:

  1. Ciò che si merita
  2. Tre
  3. La danza degli appesi
  4. Latte e pere
  5. Un sorso prima

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