Unicorn Still Make Me Feel Fine – The Child Of A Creek

Amalia Dell'Osso Album, Recensioni Lascia un commento

Una casetta rossa. Le fratture del cuore. Un giardino. I rumori del legno. I suoni dell’anima. Gli umori del folk che pronuncia i nomi più teneri e morbidi, malinconici e intensi degli anni lontani. Nomi che hanno liberato note solitarie, parole allagate negli attimi delle domande senza risposta, delle stasi lunari. Una casetta rossa e le sue storie. Chitarre acustiche, elettriche, slide per ancorare e dilatare il tempo; armonica della nostalgia; flauto della dolcezza; bohdran per evocare le lontane terre dell’Irlanda del Nord; balalaika russa della delicatezza; pianoforte delle fughe e della lentezza; elettronica dei limiti infranti.
The Child Of A Creek (toscano) affida all’etichetta inglese Dust Wind Tales un lavoro accurato, accarezzato in ogni dettaglio, semplice di quella semplicità raggiunta percorrendo la strada della ricerca, della sperimentazione senza orpelli sgradevoli. Unicorn Still Make Me Feel Fine è il frutto di una storia in solitaria nelle fasi di composizione, arrangiamento, registrazione, produzione, missaggio tra mackintosh e microfoni, tra pareti e spazi aperti. Voce sospesa su atmosfere rarefatte che giocano con l’eleganza e la discrezione. Parole come visioni di paesaggi dal profondo… “This way / Lightnings from a cloud and her body is there / Cornfields is where she was born / Her faith, memories and heart – have they lost? / She had no direction home”. (A Curious Girl Called Josephine GoldenHeart). Pennellate di colori tenui a lasciar appena intuire forme e contorni… come le attese: “Once upon a time the light through the trees / Once in my life that I broke up to see / All the narrow ways / I’ve chosen behind a path / All of your silver words to save me a place / To save me a bed” (Father Sea And Mother Sun).
Undici nuvole lievi che sembrano giungere dal passato senza alcun disagio, come le favole che parlano la lingua del sempre… “Sometime life looks so hard, then I say / Unicorns are still sleeping with me”.