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Tu chiamale se vuoi emozioni: raccontando Lucio Battisti

A casa mia non c’è mai stato un giorno che io ricordi senza musica e credo sia proprio per questo che le sette note sono diventate parte integrante della mia vita. Il mio modo di vivere la musica, la mia passione li devo soprattutto a due persone: mia nonna che mi ha insegnato a commuovermi quando le note ti toccano il cuore, e mia mamma che mi ha fatto capire che non si è mai troppo vecchi per mostrare le proprie emozioni. A mia mamma poi sono grata anche per un altro motivo: le sue cassettine che lasciava a disposizione mia e di mia sorella. Quei rettangolini di plastica mi hanno fatto scoprire dei mondi magici, luoghi dove farsi trasportare e cullare. Tra le voci che mi coccolavano c’era anche quella di Lucio Battisti e a dieci anni dalla sua morte voglio raccontarvi perché continua sempre ad emozionarmi.

Nasce il 5 marzo 1943 a Poggio Bustone. Si trasferisce con i genitori a Roma nel 1947 e impara a suonare la chitarra da autodidatta. Inizia anche le sue prime collaborazioni musicali: prima a Napoli con I Mattatori, successivamente con I Satiri e in seguito a Milano, dove si unisce a I Campioni. Battisti vivrà tutto il resto della sua vita a Milano. E’ nel 1965, grazie alla discografica Christine Leroux, che Battisti farà uno degli incontri chiave per la sua carriera, quello con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol. Inizia così un periodo costellato di successi e di brani che ancora oggi sono più attuali che mai. Nel 1966 Lucio esordisce come solista con il 45 giri che includeva Per Una Lira e Dolce Di Giorno, con modesti risultati di vendite. Nel 1967 è la volta di 29 Settembre, interpretata dall’Equipe 84, brano che arriva al primo posto della hit parade grazie alla trasmissione radiofonica Bandiera Gialla. Nel 1968 produce Luisa Rossi, il suo secondo singolo da interprete. Sempre nello stesso anno pubblica Balla Linda, brano con cui partecipa al Cantagiro classificandosi quarto. “Non sarà / un’avventura“, con queste parole quasi profetiche, se si pensa alla carriera di Battisti, si apre il brano con cui Lucio debutta come interprete al festival di Sanremo del 1969. E se si considera che il lato B di questo 45 giri è Non E’ Francesca, si può ben capire che ormai i giochi erano fatti. Ma non basta. “Acqua azzurra, acqua chiara / con le mani posso finalmente bere / nei tuoi occhi / innocenti / posso ancora ritrovare / il profumo di un amore puro / puro come il tuo amor“: arriva il Festivalbar ed è ancora un successo per Battisti che si aggiudica il primo premio con Acqua Azzurra, Acqua Chiara, dopo aver ottenuto un terzo posto al Cantagiro. Il 1969 è decisamente un anno memorabile per la coppia Mogol/Battisti. Risale infatti alla fine dello stesso anno la pubblicazione di Mi Ritorni In Mente e del primo album del cantante di Poggio Bustone, intitolato semplicemente Lucio Battisti. “In un mondo che / non ci vuole più / il mio canto libero sei tu“. Gli anni settanta portano la popolarità di Lucio Battisti al culmine. Nel 1973 riesce addirittura a conquistare il primo ed il secondo posto in classifica con Il Mio Canto Libero e Il Nostro Caro Angelo. Nel 1970 vince per la seconda volta consecutiva il Festivalbar con la canzone Fiori Rosa Fiori Di Pesco e inizia la sua proficua collaborazione artistica con Mina, per la quale scrive la canzone Insieme e pubblica uno dei suoi capolavori: Emozioni, brano che darà il nome al suo secondo album. Battisti canta i sentimenti, racconta storie di vita vissuta, di tradimenti, a dispetto della tradizione che presentava testi per lo più melensi e scontati. Il suo look poi non ha niente a che fare con la moda, con i cantati impettiti. Interpreta i brani in un modo tutto suo, anche il timbro di voce è fuori da tutti i canoni dell’epoca. Tutto questo crea scandalo tra i critici che lo accusano di essere stonato, e tra i benpensanti, ma attira l’attenzione dei giovani che iniziano ad identificarsi in lui, nei suoi testi. Il fatto di cantare l’amore, di non adeguarsi alla tendenza dell’epoca di schierarsi politicamente porta anche dei problemi a Battisti. Viene accusato di essere fascista e alcuni suoi testi vengono travisati, ma lui non darà mai peso a queste supposizioni continuando sempre il suo “canto libero“. “Che ne sai di un bambino che rubava / e soltanto nel buio giocava / e del sole che trafigge i solai, che ne sai“: 1971, l’anno di Pensieri e Parole, che per cinque settimane staziona al primo posto della classifica dei singoli più venduti; nel brano a due voci in contrappunto Battisti fa ricorso a una soluzione inedita per l’epoca e canta, sovraincidendole, entrambe le linee melodiche. L’anno si conclude con l’esplosione di vendite del 45 giri La Canzone Del Sole, sul cui retro è incisa Anche Per Te. I Giardini Di Marzo (1972), … E Penso A Te (1972), Ancora Tu (1976) sono tutti brani rimasti nella memoria, brani che hanno fatto di Battisti uno dei cantautori più innovativi e originali di tutti i tempi, ma anche uno dei personaggi più controversi. “Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare con il pubblico solo per mezzo del suo lavoro“. Con queste parole Lucio Battisti dà il suo addio alle scene nel 1976. Ma i successi non finiscono: Amarsi Un Po’ (1977), Sì, Viaggiare (1977), Una Donna Per Amico (1978), Nessun Dolore (1978), Prendila Così (1978), ma ormai la coppia Mogol/Battisti sembra scoppiata. Nel febbraio del 1980 esce Una Giornata Uggiosa, disco che segna la fine di questo sodalizio artistico, ma anche di un’amicizia. Negli anni Battisti continua a pubblicare dischi (inizia una collaborazione con l’autore Panella), ma nessuno rimarrà nel cuore della gente come quelli incisi nel periodo precedente. Muore il 9 settembre 1998, all’età di 55 anni dopo una lunga malattia. “Mi ritorni in mente / bella come sei, forse ancor di più“. La magia della musica di Battisti è rimasta ben impressa nella mente di chi era giovane allora e di chi lo è oggi e che, come me, “ruba” i cd alla mamma per perdersi tra le “emozioni” che solo uno dei cantautori italiani più rivoluzionari sa regalare.

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