Abbiamo seguito le loro tracce e alla fine siamo riusciti a trovare i Gatto ciliegia contro il grande freddo, li abbiamo presi e ne abbiamo approfittato per farci raccontare qualcosa di loro, di Disconoir, dei loro progetti e del loro… piano criminale. E quello che ci hanno raccontato ha confermato ciò che l’ultimo lavoro, ma non solo, ci avevanolasciato intendere: talento, coraggio, idee, nuove e forti, passione, voglia di fare. Ringrazio molto il Gatto per aver accettato di rispondere alle mie, tante, domande e lo avverto che ne ho ancora un po’ segnate sul taccuino!
Innanzitutto grazie per la disponibilità a raccontare a LostHighways qualcosa di voi e sopratutto complimenti per il vostro disco perché è davvero un gran bel lavoro. Inizierei con una domanda semplice e che riguarda proprio Disconoir: com’è nato il disco? C’è stata un’idea di base che vi ha guidato? Raccontateci un po’ della sua progettazione.
Un progetto in cantiere da molto tempo, rinviato a lungo per altri impegni. L’idea di base non c’era, c’era la voglia di tornare a registrare un disco completo e definitivo, parlo di “suono”. Soprattutto dopo l’esperienza dell’ultimo album, L’irréparable (Santeria/Audioglobe, 2004) e del progetto di rivisitazione Cuore (Casasonica/Emi, 2006). Due lavori complicati, molto sperimentali, didatticamente utilissimi per giungere al disco Noir. Inoltre volevamo suonarlo molto quest’album prima di produrlo e così è stato.
La seconda domanda è un po’ più scontata e riguarda le partecipazioni al vostro lavoro. Penso a Moltheni, a Pier Ferrantini, a Corrado Nuccini. Come sono nate? Ci sono altri artisti della scena musicale italiana con i quali vorreste collaborare?
Nello specifico questo lavoro aveva bisogno di dare voce ad alcune parole del racconto esclusivo per Disconoir dello scrittore Voltolini. Poi c’è anche un pittore che ha collaborato, Mauro Trucano e per questa multimedialità riteniamo che l’opera sia davvero completa. Le collaborazioni nascono quasi sempre per stima reciproca e amicizia nonchè per gioco. Sono tantissimi gli artisti che abbiamo conosciuto in questi anni, sarebbe bello collaborare con tutti ma per questo bisogna creare occasioni e non è facile.
Devo dire che mi ha colpito la scelta promozionale di Disconoir. Innanzitutto la distribuzione fuori dal canale ufficiale dei negozi e vi chiedo il motivo di questa decisione. E poi trovo fantastica l’idea di mettere in rete i video con gli omicidi dei vostri “poveri” collaboratori. Al di là del valore intrinseco del montaggio dei video, mi sembra che essi creino una continuità tra l’artista e il pubblico, tra il momento in cui il disco esce e tutto quello che accade dopo, tiene viva l’attenzione. Questa naturalmente è una mia idea. Cosa vi ha spinto verso la realizzazione dei video? Qual è stata la vostra idea?
Nella tua domanda oltre all’idea c’è l’obiettivo raggiunto. Proprio per la scelta quasi dovuta, che ci ha lasciato fuori dai canali ufficiali (scelta fatta insieme all’etichetta neonata 42records), dovevamo farci venire delle idee, facendoci forti della nostra esperienza “self-made” e di autoproduzione: avevamo collaboratori splendidi e importanti, poche risorse economiche ma voglia di incuriosire. Il videocrimine, al di là della qualità dei risultati, era il mezzo più appropriato per convogliare le energie, per comunicare le atmosfere del disco e divertirsi. Sì, perchè quest’idea ha divertito tutti e ha reso davvero straordinarie le collaborazioni, valorizzandole ancora di più e tenendo fede alla nostra denominazione CONTRO IL GRANDE FREDDO. Nonostante tutto questo, devo dirti che è sempre più difficile in questo momento creare interesse: ci sono persone “molto inserite” in questo ambiente che hanno definito il progetto con termini tipo “unico” e “geniale”. Non si sopravvive però solo con i commenti di esperti e di tecnici di settore, è il pubblico che alla fine ti deve premiare e ci pare che il pubblico sia sempre più disinteressato. Una situazione desolante più per chi fruisce che per chi produce.
Disconoir non è solo il frutto di una collaborazione tra musicisti, ricordiamo le tavole di Trucano per il booklet e il brano di Voltolini contenuto nella edizione deluxe, da cui è stata estratta Stella che non dimentica (stupendamente cantata da Moltheni). È un disco eclettico, come voi. Leggendo la vostra biografia mi sono trovata di fronte colonne sonore per film e documentari, lavori teatrali. Dove vuole arrivare il Gatto? Quanto sono state importanti queste esperienze per il vostro lavoro di musicisti?
Più che arrivare da qualche parte ci troviamo a guardarci tra noi e godere di quello che abbiamo avuto la forza e la fortuna di fare con quest’esperienza. Stiamo per compiere dieci anni di attività, ogni esperienza è stata importantissima e conseguenza di altre esperienze. La biografia che hai letto è senz’altro poco espressiva di un percorso ricchissimo che mai più pensavamo di fare quando è nato il progetto. Forse siamo arrivati al punto di scrivere un’autobiografia, potrebbe essere utile a noi per bearci e a tutti quelli che hanno troppe ambizioni, poca modestia e troppe illusioni di trarre qualcosa da questo ambiente.
A proposito di progetti paralleli, so che hai curato la regia del video de Nel mio scrigno, insieme con Gigi Giancursi. Mi raccontate qualcosa di quest’esperienza? Com’è scaturita la collaborazione con i Pertubazione? Nel mio scrigno è un video che potremmo definire autobiografico, racconta e mette insieme le immagini più belle della storia del gruppo. E’ stato difficile lavorare ad un video così “privato”?
Non è stato affatto difficile, è stato anzi piacevole, una grande lusinga per me. Gigi aveva l’esigenza di affidare in mano a qualcuno, che non solo potesse montare ma anche comprendere e quindi condividere, il materiale recuperato sui supporti più incredibili in anni di esperienze dei Perturbazione. Come dicevo prima, se dovessi scrivere un’autobiografia di Gatto Ciliegia, parlerei molto delle persone che abbiamo conosciuto prima e durante quest’esperienza, quelle con cui hai condiviso praticamente tutto (a parte la moglie), quelle che hanno dato senso alla fatica e alla crescita personale e professionale. Gli amici che ti conoscono e conosci da tantissimi anni. Gigi e i Perturbazione avrebbero senz’altro un capitolo dedicato!
Tornando a Disconoir, ma alla vostra discografia in generale, volevo chiedervi quanto Torino sia stata importante per voi? Ve lo chiedo perché ascoltando il disco una delle suggestioni che più mi è rimasta in testa, una delle immagini più vivide, è stata proprio quella di una città piccola, ordinata, con i suoi portici, con i suoi angoli nascosti, una città che somiglia a Torino…
Credo che la città in cui nasce e vive un progetto sia importantissima. Tieni presente che poi solo io ora abito a Torino, Fabio Perugia è di Avigliana (Val Susa), Luca Della Torca vive a Rivoli. Paesi della cintura torinese ma comunque paesi, molto importanti. Una città e i suoi paesi devono darti la possibilità di essere un progetto vivo, condiviso, conosciuto, amato o discusso. In questo la nostra città ha imparato a conoscerci e ci ha dato sempre di più.
In questo ultimo disco la band si è arricchita della presenza di due nuovi elementi, Lucio Sagone e Christian Alati. So che avevate già collaborato in passato. Come mai poi la scelta di “allargare la famiglia”?
Sì, a parte l’amicizia che ci lega e le collaborazioni varie, in questo disco avevamo voglia di arricchire i suoni con batteria e programmazioni elettroniche “ad hoc”, soprattutto per un live molto d’impatto. Entrare in un progetto a tre, molto intimo come Gatto Ciliegia, non è possibile se non con la conoscenza approfondita del suono e delle persone. Loro avevano tutti i requisiti.
Un’ultima domanda. Girovagando sul vostro space ho visto che a dicembre sarete in concerto a Milano, finalmente! Ho letto anche il titolo però del live: Episodio finale. Devo preoccuparmi? Devo venire armata?!
Se vieni armata e starai all’erta non avrai nulla di cui preoccuparti!
Grazie mille e buon lavoro al Gatto!
Prego, non ce la facevo più! Quante domande… ma sarai mica un ispettore di polizia?!