Ebbene sì, i The Cure hanno suonato gratis in Piazza San Giovanni a Roma lo scorso 11 Ottobre! Qualcuno, soprattutto chi non usa guardare abitualmente Mtv, mi prenderà per pazzo leggendo quest’affermazione. Non temete, del resto anch’io, che decisamente non guardo Mtv e vivo a Roma, sono riuscito a sapere dell’evento soltanto pochi giorni prima, quasi per caso. Riesco ad arrivare soltanto mezz’ora prima dell’orario d’inizio del concerto e, mi stupisco non poco nel vedere ancora la piazza semivuota; la cosa comunque gioca a mio favore consentendomi di guadagnare un’ottima posizione sotto il palco. Il concerto gratuito, sponsorizzato dalla Coca Cola, è stato trasmesso in diretta su Mtv, il che implica fondamentalmente 2 conseguenze: i vj’s di MTv in veste di presentatori e l’interminabile pubblicità mandata a intervalli regolari. L’apertura del grande concerto è affidata a Giuliano Palma and the Bluebeaters, che riescono a scaldare il pubblico, impeccabilmente, con il loro ska tutto fiati. Un folto tappeto di dita medie alzate in aria accompagna, a ritmo di musica, l’inspiegabile e temeraria esibizione degli Zero Assoluto. Transeat. E’ il turno poi di John Legend e la sua band di mostri sacri che, impressionano davvero moltissimo per la resa live e il groove, raccogliendo consensi anche tra i non amanti del genere.
La piccola parentesi di Marracash sul palco minore, presentato a John Legend come grande artista italiano (!?) , serve solo per preparare il grande palco all’avvento dei Cure. Oramai la piazza è gremita di fans, anche giovanissimi, che tra rossetto, capelli alzati e matita nera scalpitano per poter assistere all’esibizione dei senatori della Dark-wave.
Ore 23 in punto: Robert Smith e soci salgono sul palco e iniziano a suonare uno dopo l’altro tutti e 13 i pezzi del nuovo disco 4:13 Dream, in uscita il 28 Ottobre e presentato live per la prima volta in assoluto. E’ davvero un delirio! Ecco succedersi, intervallati soltanto da qualche ringraziamento di Robert al fedele pubblico, Underneath The Stars, The Only One, The Reasons Why, Freakshow, Sirensong, The Real Snow White, The Hungry Ghost, Switch, The Perfect Boy, This. Here and Now. With You, Sleep When I’m Dead, The Scream, It’s Over. La scelta è ardua e decisamente coraggiosa, il pubblico non conosce le nuove canzoni ma l’emozione di vedere i Cure dal vivo è troppo forte; e allora si canta, si balla, si ride e si piange insieme ad un Robert Smith che, nonostante sia visibilmente invecchiato e ingrassato, conserva la stessa voce, lo stesso look accattivante e lo stesso carisma di sempre. Il disco, come più che comprensibile dopo 30 anni di carriera, non spicca per idee geniali, ma nel complesso suona bene, vigoroso e compatto, con due, tre episodi meno felici ma pur sempre carichi di pathos. E’, però, la seconda parte del concerto, studiata davvero a tavolino, quella destinata ad infiammare tutti i presenti. Una sorta di Greatest Hits con tutti i vecchi classici suonati, come per tutto il tour, senza tastiere. La chitarra di Robert deve soltanto iniziare ad accennare la melodia di Lullaby per far scoppiare tutti in lacrime. Si continua senza sosta sulle note di Fascination Street, Wrong Number, The end of the World. Viene ripescato direttamente dagli anni 80 un pezzo non proprio fortunato quale The Walk, decisamente migliorato in versione live (senza tastiere, appunto). L’energia del combo inglese sembra davvero senza limiti, in grado di trasportare e rapire completamente il pubblico su ogni singolo brano. Il grado di intensità sale man mano che si susseguono Lovesong, Friday I’m love, Between Days, fino alla stupefacente conclusione in climax ascendente con Just Like Heaven e Boys don’t Cry, autentici cavalli di battaglia che da anni fanno commuovere appassionati e non e, sui quali, le migliaia di voci del pubblico si fondono con quella di Robert Smith in un unico grande sogno senza fine. Nemmeno la conclusione del concerto riesce a smorzare l’entusiasmo dei presenti che chiedono il bis a gran voce, nella speranza che gli sia regalata ancora, anche se per poco, una piccola parte di mondo. E’ davvero suggestivo vedere una band che ha scritto intere pagine della storia della musica, che col passare degli anni e delle crisi varie si ritrova a suonare ancora davanti a migliaia di persone con un’energia, una forza e un’intensità tale; è impressionante come la loro musica riesca a coinvolgere nel tempo sempre nuove persone, come basti imbracciare la chitarra acustica a Robert Smith per scatenare toccanti e infinite emozioni; è davvero indescrivibile ciò che si prova guardando gli occhi lucidi e assorti di chi soft and only, lost and lonely is just like heaven.