Per la terza data di presentazione in anteprima del nuovo disco Babele, Marco Notari e i suoi Madam scelgono la capitale. Che si tratti di un concerto insolito lo si capisce sin da subito. Lo Spazio Novecento, famosa discoteca romana nonché teatro di eventi quali sfilate di moda o congressi, sembra essere una location piuttosto insolita per un concerto fondamentalmente rock. Il design ultramoderno, l’immensa sala, il fastoso buffet, i camerieri in camicia nera e persone in giacca e cravatta quasi fanno dubitare di aver sbagliato posto. Ma il mistero è subito svelato: la data è stata organizzata dalla casa discografica per la presentazione del disco alla stampa. Attendo fiducioso l’inizio del concerto, però. Si parte subito col sano rock senza mezzi termini. La batteria che entra in controtempo sulle prime note di Babele, accompagnata sapientemente da un basso ineccepibile, inizia a ordire le trame sulle quali si muoverà la voce grintosa di Marco. Si prosegue con la compattezza trascinante e la dinamicità di Io non mi riconosco nel mio stato. Ma la dolcezza delle ballate tipiche dello stile di Notari non tarda ad arrivare.
Le parole di Lamento d’inverno, che segue Un bacio falso, emozionano nel profondo evocando la malinconia delle atmosfera invernali: “lascerò che l’aurora mi strappi via il cuore / occhi che ormai tremano nel vedere il sole / le mie ali di fango / vano e innocuo lamento / vento che scuoti le finestre /portami dove tutto è semplice”. Il ritmo non può che riprendere sugli accordi di chitarra che introducono l’oramai collaudata Automi, prima di tornare ai nuovi brani. Piuma è accuratamente impreziosita dalla doppia voce del chitarrista Ghego Zola che intona “Amarsi senza fiato / tra l’erba alta e me / ricominciare a vivere / e se negli occhi tremo / sussurra che lo sai / tienimi sospeso e non lasciarmi andare mai”. Ma è quando Marco passa al pianoforte che si raggiungono i momenti più intensi. Un’atmosfera eterea, creata dagli inebrianti effetti di chitarra, aleggia sulle anime dei presenti nel racconto dei sogni di Cristiano (Su un treno che muove verso il nulla, Anch’io perduto ormai) e di Lucia ( Porpora).
La lettura di un passo da Le Metamorfosi di Kafka testimonia la paura e l’ansia urlata con rabbia di La mia vita è un investimento sicuro. Il candore di Elisewin e i mille dubbi angosciosi di Lucia (Lucia ha una pistola) chiudono la prima parte del concerto.
Notari e i Madam suonano come rapiti in una dimensione ulteriore, completamente assorti nella propria musica. Capaci di essere vigorosi e dolci, rabbiosi e sereni, schietti e raffinati allo stesso tempo.
Nonostante una maggioranza di pubblico morto e poco presente, arriva lo stesso qualche bis. E’ ancora l’alternanza a dettare le regole per la scaletta. Il ritmo sostenuto di Ninfee fa subito posto alle atmosfere più pacate di Arrivederci, ultimo brano proposto del nuovo disco. Gli arpeggi del piano accompagnati dagli accordi della chitarra acustica e dall’avvolgente melodia creata dalla chitarra slide ci regalano quella sensazione di quiete, consapevolezza e malinconia che inevitabilmente ti coglie quando ci si avvia verso la conclusione di un intenso viaggio. La fine arriva proprio con una reinterpretazione di Hotel Supramonte di Fabrizio De Andrè, che Marco sembra cantare come in trance accompagnato da qualche timida voce tra il pubblico a cui non importa se domani sarà un giorno lungo e senza parole, un giorno incerto di nuvole e sole… poiché stasera gli è stato regalato un sogno memorabile. (Lost Gallery)
Le nostre radici sono un punto di partenza. Per spiccare il volo verso la nostra vita. Niente si può cancellare. Ma rivivere. A nostro modo. Marco è così. Semplice e genuino. Incantevole. Spero presto di prendere il cd. Quello che ho ascoltato mi ha fatto scendere una lacrima.