Uno sguardo nostalgico verso un passato color seppia. Un passato ricostruibile attraverso gli album fotografici di cui abbiamo riempito i nostri solai. Quando ancora si attendeva la stampa di tutti quei rullini che in un numero contenuto di pose avevano fermato l’istante che mai si sarebbe ripetuto. I Deasonika tornano dopo due anni con questo nuovo disco, ricorrendo ad un rullino atipico per raccontarsi. TrediciPose sono tredici tracce accompagnate da tredici immagini. TrediciPose è un passo in più rispetto a Deasonika del 2006, con il quale il gruppo chiude un’epoca. Non solo: è l’elaborazione di un sound ben preciso che sorride alla scena d’oltremanica. L’ascolto è riconducibile allo sfogliare di uno di quegli album che dicevo prima, sia per il lavoro artistico di Alice Pedroletti che ha dato un volto e un colore ad ogni brano, sia per le caratteristiche proprie di ciascun pezzo. Il primo brano è una sorta di copertina: una dichiarazione strumentale dei contenuti. E.B.O.W.S è l’occhio con cui guardare a TrediciPose, introducendo il primo singolo estratto, Viole. Da un morbido pianoforte si sviluppa una melodia avvolgente intorno al tema dell’abbandono. “Se io fossi polvere scenderei nei tuoi silenzi e ti direi soffia più forte e mi rivedrai davanti a te”. La memoria che la sensazione tatua sull’anima è indimenticabile e permette il ricordo positivo dell’istante. La risposta di fronte a ciò che non si può avere è nel giro insistente di Song X. Nata e vissuta con un titolo incognito, altro non è che una serie di domande che la voce di Max Zanotti, più suadente che mai, pone a se stesso. “Cos’è la felicità, se nessuno mai la rivedrà? Cos’è l’infedeltà, se non ha bisogno più di me? Cos’è l’impossibile, se non provo mai a ripetere?”. Ancora il ricordo. Ancora l’attesa per il ritorno. Ancora l’attesa per il nuovo, tra le pareti de La stanza brucia: “Vedo ritratti i miei angeli buoni su fogli bianchi che saprò tenere in tasca vicino a un cuore col fiato corto che ora va in un letto d’anime ora più livide e questo basterà. Sono dentro (lo pulirò). Sono dentro (lo guarirò). Sono dentro (lo cambierò)”. È l’amore totalizzante di un bacio che ora non c’è: “Qui. L’universo è stato qui”. Il ricordo si fa immobile e incolore nell’eterna lotta tra dimenticare e conservare in Trasparente: “Sto tremando di felicità ma non trovo più la mia vita. È sdraiata e mi sorride accanto a te”. Laddove la musica precede la parola e nella sua forma rigida e spezzata non riesce a farsi accarezzare dal poco fluente italiano, l’inglese diventa una scelta obbligata per la sua soavità. Antonella Ricci, in arte Nina, scrive il testo di All the other guys. L’andamento a singhiozzo, accompagnato dall’urlo sempre educato di Max, non fa altro che alzare la tensione del pezzo. Ugualmente accattivante la seguente Instabile. Una coscienza persa. Una coscienza volutamente accantonata. Una coscienza “sepolta in fondo al mare… nascosta dietro a un fiore”. In Thank you, la collaborazione di Gianluca Morello, voce degli Emoglobe, non si limita alla fase di scrittura ma lo rende partecipe anche alla registrazione del pezzo, donando il suo cantato peculiare unito a quello Max Zanotti. Il dubbio è il fulcro di TrediciPose, capace di porre domande continue, rispettando la modalità interiorizzante del flusso di coscienza. In cui la risposta “no” è altro che pura retorica. Non è un caso quel punto interrogativo nel titolo della nona traccia, Photograph?. Un albero grigio e spoglio è l’interpretazione visiva che Alice Pedroletti dà alla paura che spinge a interrogarsi. “Mangia tutto di me e la distanza che c’è ora è un sasso che va dritto alla speranza, ora lo so. Come finirà? È la domanda. Cosa cambierà, se guardo il mondo? Cosa importa se uccido il mondo?”. Eloquente il titolo Kurt Cobain (la mia faccia a metà). Del personaggio si canta la sovraesposizione e il suicidio come forma di saluto verso un mondo non più in grado di ospitarlo. Nel pezzo assume i contorni di metafora rappresentativa dell’intera scena musicale. “La mia faccia a metà impietosisce chi sa che non era così, ma va bene così. Lo stupore ci dà l’emozione di un se che non toglie ma dà a chi non è più con me.” I polsi di Nina si riconoscono anche in The beauty thoughts: contro la velocità e la ferocità del giorno, la ricerca di gioie cui sorridere. “She sells fairy tales when everything has gone, I knew what it was and everything must be right.” Gli ultimi due pezzi generano un’atmosfera molto più eterea. Gregorian è un gioco di ombre e luci rosse esaltato dall’uso di un falsetto prolungato e ben curato. “Ti avverto già mia dolce musa, mia dolce dea. Sei dentro me, sei l’armonia, linfa vitale che si fa allegria.” E poi la scelta azzardata quanto alta di dare voce a Le rebelle, uno dei sonetti più celebri tratto da I fiori del male di Baudelaire. Solo chitarra acustica e voce in un canto d’altri tempi che rende perfettamente la rara bellezza della poesia. TrediciPose firma il ritorno dei Deasonika confermando la loro maestria lirica nonché la forza delle loro chitarre distorte. Allo stesso tempo ferma un’abilità non comune propria del gruppo. La capacità di ripresentarsi in una chiave nuova e ripulita, dalle tinte più marcate, dal rock più suonato, senza tradire quelli che sono gli aspetti che li ha resi quelli che sono stati fino ad oggi.
Insieme al disco il dvd, Dovunque, adesso, cui i Deasonika hanno contribuito offrendo la colonna sonora.
Due ottimi lavori che un pubblico sempre troppo ristretto apprezzerà.
Credits
Label: Emi – 2008
Line-up: Max Zanotti (vocals, guitars, piano) – Francesco Tumminelli (guitars and effects) – Walter Clemente (basses) – Stefano Facchi (drums) – Marco Trentacoste (guitars, synth, noises)
Tracklist:
- E.B.O.W.S.
- Viole
- Song X
- La stanza brucia
- Trasparente
- All the other guys
- Instabile
- Thank you
- Photograph?
- Kurt Cobain (la mia faccia a metà)
- The beauty thougts
- Gregorian
- Le rebelle
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Bellissimo disco.