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Nel vortice stilistico: Subsonica tra Milano e Napoli

Forse è così, io vivo fuori tempo: Subsonica @ Alcatraz (MI) 25/11/2008 (Roberta Molteni)

E’ un martedì di luna nuova, congiunta al sole, debolmente illuminata di luce cinerea lungo il fianco che volge ad est. L’età della luna, oggi, è zero giorni. L’età di questa sera, freddissimo martedì di un novembre d’anno bisestile, è dodici anni. Ha dodici anni il corpo Subsonica, questo corpo generoso fatto di nodi venuti al pettine dell’urgenza. E’ un corpo giovane, scattante, impeccabilmente  intonato al candore che solo una certa maturità, una particolare determinazione, possono preservare; un corpo che conosce il vizio tribale della ritmica, lo spasmo viscerale dell’elettronica, il tormento delle tonalità, l’allucinazione delle frequenze. E’ un corpo che questa sera non veste scenografie mozzafiato, che sceglie di dirsi e di darsi nel suo essere spinta, Piombo, fuori tempo (Cose che non ho), Veleno, lasciando che le cose succedano, che le circostanze si riattivino.

E’ un corpo a cinque teste, cinque cuori, cinque coppie di mani, una somma di intuizioni martellanti, dinamiche, sbrogliato in funi melodiche ammiccanti, perspicaci, ora premurose, ora severe, gabbie che liberano, impulsi che si nutrono dello spazio mutandolo in condizione climatica del sentire. Aurora sogna, Colpo di pistola, Liberi tutti: condotto Nel vuoto per mano (2008) ciascuno dei presenti è pubblico del proprio privato modo di danzare la vita, la noia, il senso, l’abitudine, la mediocrità, la fuga; ciascuno di noi si ri-scopre labile, vortice, complice, vanità (Eva-Eva) e scuote la testa, sbatte le suole al pavimento, tende i timpani in avanti, prova ad immaginarsi unico (Il vento) nell’abbraccio liberatorio dell’altrui slancio. Corpo Celeste, Preso blu, Disco labirinto, Nuvole rapide, Ali scure, L’eclissi: una sull’altra, una attraverso l’altra, ci cercano per abitarci, per sfrattare i fantasmi dal limbo delle parentesi affidandoli all’ardire del virgolettato, dei punti d’esclamazione. Samuel è la voce istrionica, la voce gesto di questo gioco di rincorse, di occhi sbarrati, di sudore, di occhi che poi si chiudono. Boosta è l’udito carnefice che ghigliottina l’inedia, che sgancia la bellezza dalla quiete sposandola all’ipnosi, alla pulsazione, ad un ordine simmetrico di voli pindarici, ellittici, concentrici, traiettorie trattenute dai polpastrelli di Bass Vicio, parafrasate dai plettri di C-Max, percosse dalle bacchette di Ninja. E’ una via lattea questo Alcatraz pulsante, le luci non giocano con la musica ma la servono: i Subsonica guardano in faccia il loro pubblico e lo toccano, lo imparano, ne indovinano l’odore; non lo tiranneggiano, lo svelano. Il mio DJ, Nuova Ossessione, L’ultima risposta. E ancora: Fluid, the activator, Up patriots to arms. L’ironia vaticinante di Franco Battiato s’accomoda subdola alla vertigine di un loop travolgente, gli effetti stridono dagli amplificatori, s’aggrappano alle tante mani tese, l’ossigeno si rarefa in bolle d’adrenalina pura, contaminante, liberatoria. L’aria è densa, la fatica un piacere, l’appagamento traspira dagli sguardi, dalle bocche che chiedono ancora, fino all’ultimo scatto, alla fuga, a Tutti i miei sbagli, la direzione che s’inverte, l’apnea liberatoria, il marchio.
L’età della luna, oggi, è zero giorni. La nostra età, oggi, è un giorno in più, detonazione di un attimo che passerà avendo lasciato tracce indelebili. (Lost Gallery)

Ad A, per la condivisione.
A Paolo e Rossana, per le premure e la pazienza.
A Daniela, per il suo sguardo sulle cose.

Flusso, derive, parole: Subsonica live @ Casa della Musica (NA) 28/11/08 (Gianluca Gentile)

Piove. L’acqua viene giù a fiotti che sembrano flutti di inchiostro sgorganti da nubi simili a rocce sradicate dal cielo. Puntualmente Napoli si trasforma in un acquitrino che lascia trasparire dall’acqua soltanto piccoli pezzetti di asfalto. Ancora è vivo in me il ricordo dell’ultima esibizione dei Subsonica alla quale ho assistito, nel 2006, in casa loro, a Torino, col maestro Franco Battiato. Incredibile. All’esterno del complesso del Palapartenope la folla si riversa incessamente sulla strada in numero impressionante. I Subsonica mancavano a Napoli città da qualche anno ed infatti il concerto è sold out. Il mio ingresso alla Casa della Musica è accompagnato dalle prime note di Cose che non ho (verrò poi a scoprire di essermi perso il brano d’apertura, Piombo). Il ritmo è trascinante. Inizio a muovermi inconsciamente a ritmo di dub verso una posizione che mi consenta di godermi lo show. Sono intensamente colpito dal pubblico napoletano. Ogni parola di Samuel li infiamma, ogni nota di Boosta e Max è pura estasi. La sezione ritmica di Vicio e Ninja è potente e precisa. Urla di tripudio e applausi inondano la Casa della Musica quasi fosse uno stadio. Alcuni dei nuovi brani sono alternati a quelli più vecchi, tratti soprattutto da Microchip emozionale. Colpo di pistola, Aurora sogna e Liberi tutti si susseguono in un crescendo emozionale. L’eco del fedelissimo pubblico si unisce alla grintosa voce di Samuel, ora accompagnandola soltanto ora prevalendo nettamente su di essa. Il pubblico è un fiume in piena, ma viene anche il tempo di percorrere le tangenziali dell’intimità di Dentro i miei vuoti. Il vento e Corpo celeste contribuiscono a distendere le atmosfere, rendendole più rarefatte. Si placa, per un attimo, l’euforia precedente. L’aria si imprime di malinconia in un tempo sospeso in un frammento di eternità. Si torna indietro al primo disco, ai ritmi più cadenzati di Preso Blu, che col suo senso di vaga impotenza in un giorno di pioggia al gusto di pioggia torna ad animare un pubblico quanto mai attonito e che non smette mai di cantare. Arriva la fine della prima parte. Il brusio di sottofondo degli amplificatori tiene gli animi in spasmodica attesa durante i dieci minuti di pausa. Giusto il tempo di cambiarsi e i Subsonica tornano sul palco più forti di prima, con le loro immancabili camicie bianche. La Casa della Musica si trasforma in uno dei gironi dell’inferno quando il synth di Boosta accenna le prime note di Disco Labirinto. Ora è tempo di dance! La splendida Nuvole rapide non smorza l’euforia generale di questa seconda parte, invitandoci quasi a vivere intensamente quest’attimo che, inevitabilmente, passerà. Il finale è tutto un crescendo di vitalità. Non resta che chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalle Ali scure che tagliano il cielo, in un viaggio nel vortice stilistico (Il mio Dj) di una Nuova ossessione che brucia ogni silenzio. “Ragazzi il concerto è finito!” annuncia Samuel quasi dispiaciuto. Il calore di un pubblico instancabile permette di trovare il tempo per un bis, basta fare in fretta. Piove sul palco e Samuel, ironicamente, teme di perdere qualcuno dei suoi fulminato da una scossa elettrica. Alla domanda “Che pezzo volete?” scoppia il delirio. Si decide per Tutti i miei sbagli. Samuel, pienamente soddisfatto, concede tutta la prima strofa al pubblico che stasera non lo ha mai tradito, facendolo sentire più che a casa.
Ancora una volta i Subsonica sfoderano l’energia positiva che contraddistingue i propri live, nonostante un sound penalizzato dagli evidenti limiti acustici della Casa della Musica. E’ energia che sprizza da ogni fessura, da ogni poro; è energia che contagia tutti, che emoziona noi che siamo lucciole nelle tenebre. (Up patriots to arms – Franco Battiato)

Si ringrazia Casasonica Management per la collaborazione

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Un solo commento

  1. “nell’abbraccio liberatorio dell’altrui slancio”: è incredibile come questi ragazzi riescano a creare di tante persone una cosa unica.. ed è bello esserne parte

    leggendo le parole dei diversi report esce tutta l’energia di questo gruppo ed è curioso notare come siano riusciti a colpirci tutti, lasciandoci addosso un po’ della loro energia. evidentemente il loro linguaggio riesce ad essere universale, in mille sfumature

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