A solo un anno di distanza dal precedente North Star Deserter torna Vic Chesnutt, ancora una volta in ottima compagnia. Dopo aver collaborato negli anni scorsi con diversi artisti del calibro di Lambchop e Widespread Panic nonché Silver Mt. Zion, pupilli della splendida Constellation, il cantautore georgiano sceglie come compagni di questo ennesimo viaggio i concittadini Elf Power, oltre che i due Amorphous Strums, complici soliti di mille avventure. Il primo elemento che salta subito all’orecchio è un allontanarsi dai toni cupi, dai deliri oscuri ed introspettivi ai quali Vic Chesnutt ci ha, da sempre, abituato. La sua voce roca e sofferta, la solita voce graffiata, che proviene dalle viscere, sa amalgamarsi bene con il pop solare e sorridente degli Elf Power. La fusione, però, non può di certo escludere gli sviluppi oscuri, scaturiti dall’autunno imperante. Versi di una nenia senza tempo introducono la cantilenante Mistery, nella quale la calda voce, l’armonica e lo xilofono fanno dondolare l’anima in una culla, scaldata dal fuoco fatuo di una palude. Le roboanti chitarre, marchio di fabbrica Elf Power, risaltano la consueta rabbia e la grinta del cantautore folk nel sapiente alternarsi di continue pause e ripartenze dell’autobiografica Little Fucker. Il pop favolistico ed il refrain corale di And How risultano piacevolissimi all’ascolto ed insieme ai cori in falsetto, i battimani e gli inserti di fiati, che fanno da fondo alla storia del cane col misterioso dono dell’ubiquità (Bilocating Dog), rendono palpabile più che in ogni altro brano l’influenza Elf Power. L’eterno contrasto tra città e campagna di We are Mean si stempera sugli arpeggi di chitarra e sul gusto del bizzarro che permette a Vic di inoltrarsi in uno dei suoi fantastici assoli di tromba a bocca (vedi Little Vacation da About to Choke). “I declare that everywhere we are mean”. Teddy Bear scorre tra suggestioni dub e impasti sonori creati dal sintetizzatore. I cori e l’organo di Stop the Horse sanno ben uniformarsi alla natura del cantastorie americano, conferendo al disco una tonalità più austera e raccolta che raggiunge il suo punto di massima espressione in The Mad Passion of the Stoic. Torna il Chesnutt più meditativo e notturno, tornano tutte le sfumature malinconiche di una voce sofferente e sentita; torna il dolore di una vita che lo ha costretto su una sedia a rotelle da giovanissimo. Un senso di caducità pervade l’animo in una notte autunnale di riflessioni in solitudine. Senso di morte rappresentato in allegoria nel dipinto in copertina, realizzato da Terry Rowlett. “So easy to accept but so hard to understand”. Gli archi e l’armonica rendono la ballata conclusiva una gran parata nella quale vengono presentanti gli strambi personaggi di Phil the Fiddler, prima che una coda dal sapore vagamente psichedelico ci conduca alla conclusione.
Dark Developments è un disco per chi sa amare la musica che scaturisce dal semplice piacere di suonarla; buttare giù ciò che si sente, senza troppe ricerche, sperimentazioni o improduttive tensioni al capolavoro. Una collaborazione che esce un po’ fuori dalle righe ma che sa diventare un sunto perfetto degli stili di Elf Power e Vic Chesnutt, a cui basta anche soltanto un sussurro per emozionare.
Credits
Label: Orange Twin – 2008
Line-up: Vic Chesnutt (voce, chitarra) – Andrew Rieger (chitarra, cori) – Curtiss Pernice (chitarra, cori) – Laura Carter (fisarmonica, synth, cori) – Jimmy Hughes (chitarra) – Derek Almstead (basso) – Heather McIntosh (violoncello) – Eric Harris e Sam Mixon (batteria e percussioni)
Tracklist:
- Mistery
- Little Fucker
- And How
- Teddy Bear
- We are Mean
- Stop the horse
- Bilocating dog
- The mad passion of the stoic
- Phil the Fiddler
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