Ho iniziato ad ascoltare i Massimo Volume un sabato mattina di un paio di anni fa. Si diffondeva intorno la voce di Emidio Clementi, e all’inizio non fu amore a prima vista. Quella voce mi risuonava intorno rimbalzando, ma non riusciva a trovare la via per entrarmi dentro. A volte nella vita non si è pronti a lasciarsi sconvolgere o ad ascoltare la verità quando ci fa troppo male. E allora ci costruiamo intorno barriere. Ma sono barriere stupide. Lasciano fuori il male e anche il bene. Un giorno ho letto i testi, e li ho ascoltati per la prima volta. Senza musica. La musica non era necessaria in quell’attimo. Io conoscevo il suono della voce di Emidio ed è quello il suono che la mia mente produceva nella lettura. Distrutta la barriera, i Massimo Volume sono penetrati dentro di me diventando necessari perché costituivano il riferimento di un cammino preciso, un cammino che mi induce alla ricerca delle cose essenziali e che stimolava la ricerca di contenuti e forma. Perché esiste ancora la cultura, lo stile, la forma e il talento.
E questa è la direzione verso la quale voglio andare. Giovedì 4 Dicembre, parto di casa mentre piove. Sono emozionata. Piove e tutto risplende. Vorrei saper far dilatare il tempo perché questa serata dovrebbe poter durare almeno tre giorni. La sensazione del palco sulla schiena è rassicurante, attendo che inizi il concerto dando le spalle alla luce e osservando la mia ombra sparire man mano che la sala si riempie. Continuo a dirmi, quasi per esorcizzare l’attesa, non potrà mai essere devastante come ad Urbino (dove li ho visti in estate). Poi la musica di sottofondo tace, loro si dispongono sul palco e la musica parte. Il mio racconto fedele dei fatti termina qui.Da qui in poi niente è coerenza nei miei sentimenti. Potrei parlarvi dell’esecuzione magistrale durante il concerto in cui il gruppo ha dimostrato di suonare a livelli altissimi. Potrei esaltare la scelta della scaletta in cui si sono alternati brani dei tutti gli album. Ma non gli renderei giustizia. Quello che voglio che resti di questo concerto sono gli occhi di Emidio mentre si volta a cercare Vittoria. Vorrei saper descrivere il modo in cui Filippo si muove mentre suona la Chitarra. Mi sono rimasti impressi la voce di Vittoria; le scarpe di Emidio, buffe, quasi quelle di un clown e la danza delle sue dita sulle corde del Basso; l’espressione assorta di Egle e il fatto che il suono della sua chitarra, in alcuni pezzi, era come il richiamo del pifferaio magico… l’unico dettaglio che mi induceva a togliere gli occhi da Emidio. I Massimo Volume sono stati per me così magnetici che quando guardavo uno di loro gli altri scomparivano. Voglio che resti la definizione: “Pendere dalle Labbra” perché è questo quello che è stata la serata. Un concerto in cui Atto Definitivo, Primo Dio, La Notte Dell’Undici Ottobre, Seychelles ’81, La Città Morta, Fuoco Fatuo, Per Farcela, Dopo Che, Esercito dei Santi, Altri Nomi, Sul Viking Express, Qualcosa sulla vita, Stagioni, Vedute dallo Spazio, Ororo, Alessandro Ronald,Tomas Ed Io, Manhattan di Notte… non hanno lasciato un attimo di tregua. (Lost Gallery)