E’ risaputo. Il cinismo, il nonsense, l’ironia, la follia raccontano la verità. La verità più vera, direbbero forse gli Amore, questo gruppo toscano che ha deciso di raffinare la disperazione quotidiana rendendola trastullo, ma senza farla evaporare. Offrendoci quattordici pezzi che ci rendono allegri ma fin troppo consapevoli. Questo il trucco che hanno usato per calamitarmi nel loro “imbroglio”. Quattro artisti di tutto rispetto, con curriculum da conoscere e non da riportare, che si incontrano per distruggere tutto chiamandolo niente, ed elaborare dal niente ogni messaggio. Come siano in grado di farlo non è ancora noto. Perché leggendo i testi non si ha una comprensione immediata. Eppure sai perfettamente quello che stanno dicendo. Perché quelle immagini le vedi. Quelle espressioni le usi e le senti.
Tarzan contro l’Ibm. Come dire, l’essere primordiali e l’essere scheletrici in codici binari, oppure non vuol dire niente, ognuno dà il senso che vuole, perché chissà cosa pensava Alessandro Fiori quando blaterava e scriveva e cantava. Eppure è tutto così odiosamente schematico e stilizzato visto dal di fuori, ma imbottito di spirali e disordine e contorsione, che credi a quel nome, che credi all’Amore, alla passione che esiste nel non parlare d’amore come ne parla D’Alessio. Nel rispettare ogni senso privando tutto di senso. Eppure è tutto fraintendibile. Non so se si stanno beando del mondo, se si stanno crogiolando, o se lo stanno desacralizzando, perché non ha nessuna santità. Se lo stanno deridendo, se stanno mostrando il rovescio storpio della medaglia. Il primo pezzo che mi ha letteralmente rapita è stato Pitbull. Non so dirvi di cosa parla. So dirvi che parla. Che dice di muri che vediamo e che tiriamo giù per finta. Mentre loro li elencano senza rabbia, senza paura. Per questo crollano. Non posso presentarvi uno per uno i brani. Sono brani che non vogliono. Posso dirvi quelli che ho associato ai picchi, personalissimi, del mio sentire. Verifico, per esempio. Che è come soffiare parole pescate a caso. Potrebbe essere vero. Pescare la prima parola, sì, ma lasciare che subito dopo venga quella che la prima ha scelto di portare. Le dighe dell’Enel e Porco Diaz sono geniali. Sicuramente le mie preferite. Come pagine di fumetti sotto i titoli della cronaca nera. Porco Diaz è quella più immediata. Perché non la puoi non capire. Anche perché si parla degli scontri tra la polizia e i manifestanti in occasione del G8 di Genova. Ed esordisce parlando di cacca. Più accessibile di così. E poi, che abilità musicale, questi Amore. Suonano benissimo, semplicemente. Senza fare infiniti riferimenti tecnici dei quali non sono granché a conoscenza. L’undicesima traccia mi ha fatto ridere da sola in macchina andando al lavoro. Vi dico solo: cantata e suonata come se fosse la più leggiadra ed elegante delle canzoni, con tono sontuoso e orpelli, e come si intitola? Riga gli sportelli. Per la serie: tutto un programma. Ma quando si parla di poesia, non si parla principalmente di questo? Di parole che spalancano prospettive? Di parole che non hanno bisogno di troppe parole? Dischi volanti, Lucio ha perso i denti… non sono forse mille fotogrammi del film che stiamo vivendo? A conferma di quanto sia stupido parlare di ciò che appare stupido e non lo è, semplifico il senso di tutto in qualche verso da Fiori scritti e cantati in Pitbull: “Il mondo s’è confidato. Mi ha detto d’essere molto malato. Il sole gli ha fatto anche i raggi. Ed ha confermato il suo brutto stato”. Se non possiamo guarirlo, possiamo almeno tagliuzzare i suoi mali in sorrisi lievi.
Credits
Label: Aiuola dischi – 2007
Line-up: Alessandro Fiori (voce, chitarra elettrica, violino) – Gionni Dall’Orto (basso, voce, liuto) – Guglielmo Gagliano (chitarre, violoncello, tastiera, cori, sax) – Samuele Bucelli (batteria, percussioni, glockenspiel, cori)
Tracklist:
- Pesci
- Lapo 68
- Uva Passiva
- Pitbull
- Verifico
- Le Dighe Dell’enel
- Porco Diaz
- Villa Wanda
- Dentro Una Busta
- Susy Del Far West
- Riga Gli Sportelli
- Al Mio Paese
- Dischi Volanti
- Lucio Ha Perso I Denti
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