I calabresi Proteus 911 nascono nel lontano 1998. Sono passati ormai cinque anni dall’ultimo Apòkrifos. Ed eccoli tornare col nuovo Where roses fall. La loro è musica che evoca immagini. In tempi in cui dominano le tendenze orchestrali e folkloristiche, il loro è un post rock che nasce dalla semplicità, dal solo ausilio degli strumenti tipici della rock band: basso, batteria, chitarra, piano e voci. La ricerca sonora è ampia e minuziosa pur senza l’uso di eccessivi mezzi tecnici. Ogni suono è studiato per amalgamarsi in un tutt’uno, per trasportare i pensieri in libera associazione come quando di notte, stanco morto, ti stendi sul letto e apri le porte dell’inconscio. È un flusso ammaliante con una punta intrisa di inquietudine (An Obscure Fragility). Sideral Distances sa districarsi tra la melodia di chitarra che incide, intaglia linee semplici e memorabili. In Dresden-Berlin è il piano a intessere la melodia che si muove su un sottofondo rumoristico di chitarra che lentamente evolve in arpeggio. Melodia che cresce e si placa, sa insinuarsi sempre più nel cervello, sa prendere per mano i ricordi, richiamarli chiari, fulgidi, riportarti a tempi lontani; evocare il profumo di antico, di sacro (Il Sacro), l’arcano, i misteri oscuri e tetri. La voce di Eco è spesso sussurrata fino ad arrivare alla dilatazione. Sembra quella di una ninfa, una qualche dea della natura, pura, eterea ,onirica, lontana, di cui a stento si riconoscono le parole eppur così profonda, presente (Jilt Road). La Solitudine perfetta si nutre delle armonie solitarie di archi, chitarra e voce femminile mentre Tears of Evil, brano più lungo del disco, lascia la possibilità di smarrimento, dell’immersione e dell’abbandono tra i lenti e progressivi cambiamenti della melodia. Ma c’è anche la dolcezza candida ed evocativa del carillon che apre la title-track Where Roses Fall. The heart of the Winter rimane più sulle sue, meno avvolgente, meno dilatata ma più intima con la chitarra acustica che intona una melodia tremolante alla quale si aggiunge il basso in semplicità. In conclusione ancora la voce di Eco che danza su un tappeto di chitarre smorzate che giocano come violini (Mornings).
Where roses fall è un disco romantico, malinconico, introspettivo, psicologico. Colpisce per il suo potere di astrarre. L’unica pecca è che a volte i brani danno l’impressione di essere troppo brevi, di non lasciare il tempo materiale al flusso di coscienza di svilupparsi, ramificarsi nelle sue intricate piaghe.
Credits
Label: Chi-Qi – 2008
Line-up: Massimiliano Gallo (guitars, piano, rhodes, drums, vocals, lyrics, sound engineer) – Victoriano Maria Labanchi (bass, acoustic fretless bass, guitars, lyrics) – Eco: lyrics and vocals; I nuovi brani sono interamente composti, suonati e arrangiati da Victoriano LAbanchi e Massimiliano Gallo; Testi: Eco, Massimiliano Gallo e Victoriano Labanchi
Tracklist:
- Senza sanguinare
- An Obscure Fragility
- Sideral Distances
- Dresden-Berlin
- Il Sacro (In memory of A.Carotenuto)
- Jilt Road
- Solitudine Perfetta
- Where Roses Fall
- The heart of the Winter
- Tears of evil
- Mornings
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