Cambiamenti: una parola dietro la quale si nascondono fatiche, speranze, e talvolta illusioni. Dirette conseguenze dei cambiamenti sono i sorrisi, le risa, l’entusiasmo, ma pure le lacrime che strozzano il respiro e sembrano scipparti la vita. Tutto questo lo si può vivere in Chances, un album in cui i Super Elastic Bubble Plastic offrono la loro maturità in una modalità più profonda rispetto al passato. La volontà di comunicare esprimendo denunce politico-sociali non è completamente abbandonata, ma in questo ultimo album c’è tanta consapevolezza. La rabbia è nulla se riversata sugli altri: urge partire da sé stessi. Questa urgenza è proprio testimoniata nel primo brano: Someone nice to kiss è una fuga velocissima nella quale la chitarra di Gionata Mirai schiva i colpi inferti dall’alto, come una pioggia di macigni, da parte della splendida sessione ritmica di basso e batteria. Like the sea trova e dona ossigeno e luce, ritmo e melodia sono pieni di colori e sfumature ammorbidite dal suono rotondo del basso, la chitarra elettrica infiamma un brano davvero piacevole che risulta essere l’unico vero e proprio raggio di sole che riesce a farsi spazio in un paesaggio nuvoloso. Fake Queen è il primo singolo dell’album, e con la sua irruenza e le sue seconde voci distorte prende la forma del brano “perfetto” nella sua semplice spontaneità. Il ritmo si rallenta in Lover’s heart, esaltando passione ed energia nella quale la chitarra acustica è usata sapientemente costruendo rampe di lancio per le ripetute esplosioni. L’intensità e la ruvidità del canto si presentano qui come nella bellissima Young Shark, evidenziando quanto i Super Elastic Bubble Plastic non siano solo “schitarrate” e veloci raffiche di basso e batteria, la band è capace di esprimersi nella lentezza e nella creazione di spazi rarefatti, in cui l’emozione viene coltivata ed accudita, per poi essere dolcemente invitata alla deflagrazione.
Storie di disperata realtà e cinica osservazione: occasioni perse, occasioni da cogliere al volo, occasioni che possono essere le ultime. I Super Elastic Bubble Plastic hanno fatto attendere due anni prima di ripresentarsi al pubblico (e a se stessi) con un nuovo album. Cambiati? Sì, e pure molto. La voglia di esprimersi si è aperta completamente all’arte. Dopo il primo album (la scommessa), il secondo (la conferma), Chances non poteva fare altro che mostrare la maturità acquisita dalla band: il trio Mirai-Capra-Morandini mostra solidità e capacità artistica oltre alla bravura musicale. I SEBP hanno giocato la carta dell’autoproduzione (dietro l’etichetta Super Fake si cela proprio il trio mantovano) e questo, tra tutti, è stato sicuramente uno dei “cambiamenti” vincenti, che li ha portati a scovare in sé ciò che forse in pochi si potevano attendere. L’assoluta conferma è l’ultimo brano: tanti amici musicisti affiancano la band nella creazione di un pezzo dolce e delicato tra country e rock. Armonium, fiati, mandolino, ukulele e fisarmonica per andare a chiudere in gloria un lavoro che è capace di scendere fino nel profondo buio, e da lì, offrire lo spettacolo delle stelle. “Is it better to cry for something gone / and the mistakes that made it done / or try for something far / with the long wait that kills the stars? […] To cry for something gone / is the mistakes that makes you done, / so try for something far ’cause nothing, / nothing can kill the stars” (A tale from the bottom).
Credits
Label: Super Fake – 2008
Line-up: Gionata Mirai (voce, chitarre e basso) – Alessio Capra (batteria) – Gianni Morandini (basso); hanno partecipato Diego Aroldi (voce in Mister P) – Sara Ardizzoni (voce in Travis, violino in Bad News); iIn A tale from the Bottom hanno partecipato: Marco Gentile (chitarra acustica e ukulele), Ivan Bert (tromba e flicorno), Ru Catania (chitarre), Cristiano Lo Mele (mandolino), Paolo Mazzacani (armonium), Mr T-bone (trombone), Francesco Ventura (fisarmonica)
Tracklist:
- Someone nice to kiss
- Like the sea
- Fake Queen
- New personalities
- Lover’s Heart
- Mister P
- Travis
- Young Shark
- What else
- Bad news
- A tale from the bottom
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