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Please don’t make my feelgood go away: Jamie Lidell @ Circolo Degli Artisti (RM) 22/01/09

jamielidell_livePotrebbe risultare alquanto insolito entrare al Circolo degli Artisti stasera avendo ascoltato l’ultimo album di Jamie Lidell e vedere il palco adornato soltanto di un piano ed una postazione laptop con relativi mixer e tastiere. E dove sono finiti basso, batteria, chitarra? E tutti i fiati e gli archi che avevamo sentito sul disco? Siamo sicuri di non aver sbagliato concerto? Queste le domande che potrebbe porsi tranquillamente chiunque, ma chi conosce Lidell sa cosa aspettarsi. La serata è aperta dall’esibizione incolore di un ragazzo senza nome che col suo laptop attira l’attenzione del pubblico indifferente soltanto al termine, quando il tempo di Jamie si avvicina. Intanto la sala è strapiena e le luci calano. L’atmosfera misteriosa sembra suggerire una grande entrata che si addice ad una star, ad una personalità di grande rilievo. E invece ecco Jamie uscire sul palco mentre c’è ancora di sottofondo la musica dello stereo: camicia bianca, pantaloni neri, giacca dorata luccicante, scarpe bianche e nere in stile anni ’50 e occhialetti neri molto nerd; sorride distribuendo ringraziamenti e inchini a destra e a manca, stringe la mano a due, tre persone tra il pubblico (me compreso), dà il benvenuto allo spettacolo e col suo irresistibile carisma, esclama: “This song is dedicated to you, you, you”.

Non è ancora iniziato il concerto e siamo già tutti innamorati di Jamie. Accompagnato dal suo fido pianista, inizia col soul lento e cadenzato di Game for Fools sul quale il pubblico cade letteralmente ai suoi piedi, travolto dai brividi instillati dalla sua voce. Ma è quando Jamie si mette dietro il laptop che tutto diviene spettacolare. Basi elettroniche miste a beat boxing creano la struttura su cui si inseriscono archi e fiati, chitarre, basso, cori e chi più ne ha più ne metta. E poi, sopra qualsiasi tipo di struttura, la sua voce sfacciatamente glamour con cui canta, imita il suono dei beat, registra, rimanda, sovraincide, effetta. Ecco spiegato perché basta soltanto una persona del suo calibro per creare tutto ciò. Il soul e r&b da disco, che ti prende le gambe e ti fa ballare (Wait for me), si unisce perfettamente con intere parti in cui è l’elettronica a dominare (The City) in una mistura che ha dell’incredibile. I brani si allungano e si dilatano trasformando il circolo in una discoteca che viaggia attraverso i confini del tempo ad un tratto valicabili. Gli handclaps a ritmo di twist di Where do you go sono irresistibili, mentre A little bit more gode di una base sontuosa costruita interamente con la voce. Stevie Wonder sembra incarnarsi nella voce di Lidell e fare la sua comparsa sulle note di Little bit of feel good che stabilisce e mantiene un impulso ritmico coinvolgente. I fiati elettronici emergono sempre più in superficie fino a sfociare in un assolo entusiasmante. Unico momento più raccolto ed intimo arriva con l’esecuzione della bellissima Rope of Sand, la voce che si muove emozionata sulle soffici architetture di piano ed archi elettronici, gli occhi che si chiudono, il sudore che si asciuga sulla fronte, quella sensazione che ti prende allo stomaco, la delicatezza che ti avvolge nel momento in cui le palpebre luccicano e la vista si annebbia per un istante per poi tornare a vedere con chiarezza le labbra che si allargano a formare un sorriso. La conclusione della prima parte dello show (perché di show si è trattato) è tutta a ritmo di dance con la cosmica When I come back (sunto perfetto e straordinario del mix artistico e musicale dell’artista tedesco) sulla quale non starebbe affatto male il famoso Moonwalk di Michael Jackson col suo irresistibile acuto vocale. Ad un pubblico così animato e innamorato non si può negare la possibilità e la volontà di ballare ancora a ritmo di soul. Arriva come primo bis Another Day, singolo estratto dall’ultimo album Jim. Finale in grande stile con la sinuosa Multiply. La serata è giunta al termine. Jamie sembra davvero una star e non si può fare a meno di adorarlo: balla, canta, salta sui tavoli, ancheggia, si muove a ritmo di musica, coinvolge il pubblico, emoziona e si emoziona, diverte e si diverte, rende indimenticabile una serata come soltanto un grande sa fare. La dimostrazione del talento, la manifestazione dello stile.

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