Gioco, stupore, quel po’ di tenerezza necessaria a guardare i minuti accadere senza che debbano necessariamente abbandonarsi alla miseria della fine. Conservarli in forma di oggetti, piccoli e preziosi, di rose disegnate sul vetro mentre fuori la pioggia continua a cadere, di orme lasciate con i piedi nudi su un pavimento di mattonelle lucide e colorate. Amicizia, complicità, radici, sfogo, appartenenza: la musica è anche questo, come una clessidra dalla sabbia color pastello in cui i granelli continuano a cadere, scivolano, s’ammonticchiano, scompaiono senza mai perdersi davvero. LostHighways incontra Elisa, in una stanza immaginaria dalle pareti bianche, una chitarra sul letto, una lampada verde accanto a qualche libro e le parole che, come disegni, ti guadagnano il cuore con la semplicità di un sorriso, disadorne, belle di una sincerità palpabile, primaverile.
“Le favole dove stanno? Ce n’è una in ogni cosa: nel legno, nel tavolino, nel bicchiere, nella rosa.” (G. Rodari). Il packaging di Music is not for grownups non solo ospita una favola ma è una favola in sé, custodia preziosa, fatta a mano, con stoffe di diversi colori. Raccontami la storia di questo oggetto da collezione…
L’idea di questo particolare packaging nasce da una precisa estetica che la Garrincha dischi vorrebbe seguire, ossia quella di creare degli oggetti che siano piccoli, belli, preziosi. Lo scopo è anche quello di dare una spinta al supporto fisico del disco, che al giorno d’oggi ha perso di valore. Certo, gli mp3 e la musica scaricabile devono continuare ad esistere e chi vuole la musica gratis l’avrà, ma c’è ancora chi, come la sottoscritta, è legato al feticcio. Sono cresciuta con i vinili dei miei genitori e tenere in mano certe copertine giganti, sentirne l’odore mi ha influenzato molto. Per questo mi piace l’idea che il mio disco sia qualcosa di tattile, colorato, morbido, che vada a coinvolgere più sensi. Da qui ad ideare (con John e Laura) questa custodia il passo è stato breve e così ci siamo sbizzarriti al mercato in cerca d stoffe.
“E mentre le note si rincorrevano, mentre le parole venivano da sé, Leli pensò che non sempre i grandi hanno ragione e pensò pure che la musica non è solo cosa per grandi”. Così si chiude la favola-fiaba di Leli, la fabula azzurra di una bambina che arriva ad imparare le grandi cose del suo piccolo mondo con curiosità, vitalità, desiderio e che aspira alla musica e riesce a raggiungerla cullata da un mare di lacrime…
La musica non è solo cosa per grandi. È il mio modo di affermare la necessità di affrontare la musica, come la vita, con un pizzico di ironia, con stupore, cercando, per quanto possibile, di non prendersi mai troppo sul serio. Ho spesso constatato come, a volte, essere troppo immersi nel proprio lavoro possa portare ad ingigantire i problemi, ad espandere il proprio ego a dismisura, perdendo di vista i reali obiettivi del percorso e magari arrivando anche a ledere i rapporti con se stessi e gli altri. La musica è innanzi tutto una forma di piacere, e tale deve rimanere. E per farlo a volte bisogna riderci su e giocare; certo, sempre con quella consapevolezza che ti viene data dall’essere passato attraverso le difficoltà. La musica è “un gran bel gioco serio”, come la vita d’altra parte.
Music is not for grownups segna il debutto discografico di LE-LI. Le cinque canzoni dell’ep vestono però panni adulti, per la naturalezza e l’eleganza con cui voce e chitarra si intuiscono, per il respiro degli archi, per l’assenza di rumore, di forzature. Dimmi di loro, di come sono nate, da dove vengono, dei colori di cui sono figlie…
Ritorniamo al gioco, perché è così che sono nate: per gioco. Non mi sono mai immaginata come una cantautrice, ho sempre suonato in formazioni dove non avevo il ruolo della leader. Inoltre l’idea di cantare mi terrorizzava da sempre. Poi ho cominciato a lavorare a scuola con i bambini e con loro ho scoperto che, se volevo, potevo essere un gran pagliaccio; mi hanno insegnato a disinibirmi, a mettermi in gioco. A casa scrivevo i pezzi per loro e da lì ho cominciato a scrivere anche per me, per scaricare le tensioni della giornata, per far passare il tempo finché fuori la pioggia impazzava, perché ho abitato un po’ in un paesino in provincia di Vicenza, dove piove sempre… Direi che quel clima ha sicuramente influenzato i miei pezzi per quanto riguarda l’assenza del rumore, lo spazio dato al respiro, l’idea che il pezzo debba rimanere qualcosa di sobrio, nudo. Infatti anche in studio con Matteo abbiamo sempre lavorato cercando di rimanere essenziali.
Come è nata la collaborazione fra Elisa e Matteo Romagnoli (John)?
Matteo è un amico di vecchia data. Ci siamo conosciuti il primo anno di università e abbiamo condiviso diversi progetti musicali insieme. Poi io sono tornata a Vicenza e ci siamo un po’ persi di vista fino a quando non ho deciso di tornare a Bologna, dove lui mi ha ospitato per un po’ finché cercavo casa. È stato allora che gli ho fatto sentire per scherzo i pezzi e… gli sono piaciuti.
Un regalo strano: testo scritto da John, unico pezzo in italiano dell’ep. La tua interpretazione, la musicalità del pezzo, non risente minimamente del non-uso dell’inglese. I tuoi testi, invece, sono scritti in inglese. Affinità elettiva?
Direi di sì, affinità elettiva. Sono cresciuta ascoltando prevalentemente musica anglosassone. Ho frequentato veramente poco i territori italiani, anche se trovo l’italiano una lingua bella, forse un po’ ostica, ma interessante. Certo, dietro la scrittura in inglese c’è anche un senso di pudore. È inutile negarlo: la lingua straniera protegge. Non è escluso che in futuro riesca a cantare con più scioltezza in italiano.
Joni Mitchell, Cat Power, nomi che salgono naturalmente alle labbra all’ascolto di What’s goin on, di I wonder, della straordinaria e personalissima versione di Pretty vacant dei Sex Pistols. Come ti fa sentire? Come ti vedi/senti in relazione a questi nomi?
Bene. Sono la mia storia musicale. Diciamo che le band a cui sono più affezionata sono quelle con cui sono cresciuta, ossia quelle della vecchia scuola punk, il sound di Seattle, i Sonic Youth, le riot grrl. Però sono sempre stata aperta a qualsiasi musica: mi sto diplomando in conservatorio, adoro la musica indiana. Credo sia stupido porsi delle barriere di genere. Certo, questo non significa non essere selettivi, ma credo sia un approccio riduttivo quello di ascoltare solo un certo tipo di musica. Detto questo, mi fa molto piacere leggere i nomi di Cat Power e Joni Mitchell, sono delle caposcuola. Joni mi piace molto per l’uso che fa delle accordature aperte e Cat Power … lei è sicuramente uno dei miei punti di riferimento.
Almandino quite deluxe – LE-LI. Due universi opposti: da una parte il rock più crudo, estremo e dall’altra atmosfere acustiche, un certo tatto pop. Cosa significa, cosa comporta vivere esperienze tanto diverse, sia in fase di scrittura, sia per quanto riguarda la dimensione live?
Queste esperienze si legano a ciò che affermavo prima: per me è sempre stato fondamentale esplorare territori diversi. Certo, due dimensioni lontane dal punto di vista della scrittura: con gli Almandino tutto nasceva in sala prove schitarrando con la batteria, in una dimensione di gruppo, riprovando e riprovando, scambiando idee e riff; Le-li nasce prima di tutto da un’urgenza personale, intima, nasce nel silenzio della mia stanza, in una dimensione casalinga e quotidiana, una dimensione che cerco di ricreare anche nei live, con delle atmosfere confidenziali, morbide, cosa che invece con gli Almandino non c’era perchè lì sfogavo la mia adrenalina, la voglia di rock’n’roll, voglia che c’è ancora, visto che spesso mi ritrovo a saltare sul letto sulle note di qualche vecchio pezzo facendo finta di suonare la chitarra elettrica!
Cosa possiamo aspettarci da LE-LI? Quando uscirà il vostro long playing? Chi parteciperà alla sua realizzazione?
Spero che il long playing possa uscire a breve, siamo un po’ in ritardo con i tempi… ma sono fiduciosa. Alla sua realizzazione parteciperanno gli amici che hanno già suonato nell’ep più qualche new entry. Nel long abbiamo cercato di dare spazio a più atmosfere, sia a quelle giocose e ironiche che a quelle malinconiche… A presto!