Nel 1999 i Mariposa sono nati e hanno lasciato tracce magnetiche della loro follia musicale. A distanza di undici anni la band della “musica componibile” pone nuovamente il suo sguardo acido sul mondo e sulle note che si sentono in giro, che si sono sentite e che ancora possono essere tirate fuori dagli strumenti. L’omonimo album Mariposa è una lavatrice impazzita che colora ogni nota di tinte nuove: pop, l’esperimento riesce, e per la prima volta la band rallenta i ritmi, lima gli spigoli, addolcisce le melodie. Tutto è più semplice, senza scadere mai nella banalità, e le canzoni, una dopo l’altra trovano facilmente la via per entrare nelle menti e non allontanarsi più. Specchio e Zucca, con i propri testi sgangherati e i ritornelli immediati, trovano la giusta alchimia per rendere i brani (dalle idee folli) dei perfetti e pittoreschi brani pop. L’intro contagiosa di Piero vede il glockenspiel di Gabrielli suonare una melodia onirico-saltellante che pian piano si accresce con l’ingresso di chitarra, batteria, tastiere e fiati fino ad un ritornello in pieno stile Mariposa (che pare non avere nulla a che fare con il brano, ma poi si scopre essere perfetto in tutto e per tutto). Il ritmo di Zia Vienna vede protagonisti le tastiere e i sintetizzatori della coppia Orvieti-Giusti, in un continuo crescendo che va a coinvolgere tutti gli strumenti in un ritmo ossessivo fino a sfumare con la voce di Alessandro Fiori, invocante numerosi Santi del Paradiso. Sudoku sorprende per l’intensità della musica che si scontra con le immagini scanzonate narrate dai testi, talvolta surreali, talvolta volgari, talvolta semplicemente inspiegabili. In Clinique Veterinaire l’amico Daevid Allen (Gong) è ospite d’eccellenza, con il suo canto roco in un pezzo veloce in cui i fiati di Enrico Gabrielli diventano davvero voci aggiunte, slegate, libere, esibizioniste e magnifiche. Fondamentalmente diviso in due, Notel Hotel si apre come una lenta canzone uscita da un carillon; dopo nemmeno un minuto e trenta secondi un disco volante atterra su una balera dell’Emilia Romagna, e da qui prende vita il delirio sonoro. I tempi si rallentano in Vattene pur via e Poco più in là, ponendo in primo piano atmosfere cupe e spaesate, raffinate e curate che si evolvono anche in 81 guerra atomica, 84 confronto: rivoluzione. Quest’ultimo brano, completamente strumentale, riesce davvero a creare paesaggi post-atomici e rivoluzionari, con la freddezza della musica e i suoni elettronici simili a sirene. A chiudere l’album un brano che suona come la firma degli autori: Can I have a Bon Bon?, chitarra e basso affilano le corde diventando taglienti, i fiati offrono suoni distorti e stranianti, il canto incomprensibile in una continua alternanza di salite e discese riporta i Mariposa alla più sfrenata follia compositiva, che li contraddistingue da sempre.
L’esperimento è stato fatto, è riuscito e non sarà di certo l’ultimo per una band la cui genialità mai prima d’ora aveva incontrato l’immediatezza come in questo album.
Credits
Label: Trovarobato – 2009
Line-up: Michele Orvieti (tastiere, “orvietronics”) – Rocco Marchi (chitarra elettrica) – Alessandro Fiori (voce, diatonica) – Valerio Canè (basso, theremin) – Gianluca Giusti (piano elettrico – sintetizzatore) – Enrico Gabrielli (glockenspiel, cori, strumenti giocattolo, fiati) – Enzo Cimino (batteria); ha partecipato Daevid Allen in Clinique veterinaire
Tracklist:
- Specchio
- Zucca
- Piero
- Zia Vienna
- Sudoku
- Clinique veterinaire
- Notel Hotel
- Vattene pur via
- Poco più in là
- 81 guerra atomica, 84 confronto: rivoluzione
- Can I have Bon Bon?
Links:Sito Ufficiale,MySpace
I Mariposa sono belli, perché si divertono con la loro musica. Oltre che componibile direi che è sorridente la loro musica.
Un sorriso come quello di un bambino con un giocattolo nuovo: divertito e curioso.
Senza dubbio una bella realtà.