Nove. Un numero carico di significato. Un simbolo di rappresentazione. Allegoria più o meno evidente di un disco e del suo gruppo genitore. Nove canzoni. Nove intuizioni. Nove come l’anno di uscita. Nove come 5 ex Malaombra + 4 nuovi Malaombra. Nove come 3 tornate di registrazioni per 3 volte. Nove ri-definizioni. Nove traguardi e nove punizioni. Un netto taglio con un passato ancora recente per scoprire il numero zero. E da lì ricostruire, mutando e correndo verso tutta un’altra direzione. Un nuovo sentire e una nuova sfida muovono le mani e le ceneri dei Malaombra. Nove è un conto alla rovescia: il primo brano è l’ultimo inciso, e così a scorrere verso una cronologia al contrario. Ma il tempo non conta quando è scandito da chitarre graffianti e batterie puntuali, da un basso impertinente e una voce incatenante. Ed è subito così. Morfina Velvet è l’inno definitivo del gruppo che sembra gridare il proprio essere sottoforma di ricordo e indifferenza verso ciò che non si riconosce come proprio. Una muta partenza per Dentro la stanza, uno sguardo più intimo ma altrettanto efficace. Il rock è la vera ispirazione: crudo, spoglio, spigoloso. Un’attitudine quasi punk fatta di insistenza e ripetizione, di convinzione e convincimento. Più morbida la successiva 10 passi avanti. “Slegami i polsi ora. Slegami finché sei in tempo”. Un’ode controversa ai limiti e alle possibilità che mette in luce la notevole dote vocale di Giuseppe Colledan, Led per tutti, voce e anima dei torinesi Malaombra. Una voce decisamente innovativa per il panorama musicale italiano per la sua duplice intensità: sporca, indomabile, a tratti acida, a tratti tenue e contemporaneamente di un calore più unico che raro. Oltre che voce, Led è autore di ogni brano. I testi sono semplici e schietti, riflettendo la natura pratica e immediata della band. I temi sono i più svariati: ogni istante di vita è potenziale ispirazione, presente o passato che sia, data la buona capacità del gruppo di attualizzare suoni e parole in modo da renderli sempre adeguati al contesto che hanno creato intorno a loro. Così nasce Il muro, brano che li ha proiettati sul palco del M.E.I. nel 2008 come vincitori del contest promosso da downloaders.it. Nasce da un’immagine ferma tra la mente e le dita da anni. Un brano contro la pedofilia, reso ancora più tagliente dalla scelta di far prendere parola al carnefice e non alla vittima. Accattivanti, ciascuna a suo modo, Guardo me e Come mi vuoi; la prima, nel ritornello convincente per il forte senso di libertà e liberazione che induce; la seconda nel suo strategico intreccio strumentale di sottofondo ad un cantato serrato. Marta è bianca. È l’insieme di tutti i colori che un rapporto sessuale porta con sé. “Scivolando sulla pelle sento l’odore che…Scivolando sulla pelle sento il sapore che…”. E lo senti. Lo stringi. Ti appartiene e ti attraversa. “Le tue parole spaccano il cuore. Le mie parole, solo parole” è invece il cuore de L’ipocrita, un urlo contro le favole che ogni giorno ci vengono raccontate. Ultima track L’ottavo giorno di Carlo. Un nome comune in un tempo atipico. Quello che andiamo tutti cercando e che invece tende a sfuggirci. L’altrove e il suo opposto. La lentezza di chi si allontana dalla noia. Un eterno domani da inseguire. Un disco registrato in presa diretta, scelta che garantisce un approccio più autentico alla band, che nel live dimostra di trovare il suo vero punto di forza. Nove come dieci passi meno uno. Perché il free download diventa una strada quasi obbligata. Perché dopo tanti anni il desiderio è quello di donare e di donar-si. Perché l’attesa sia comunque Arte.
Credits
Label: Autoprodotto – 2009
Line-up: Giuseppe Colledan (voce e chitarre) – Alex Colognese (basso) – Max Bonsi (chitarre) – Roberto Cadoni (batteria)
Tracklist:
- Morfina velvet
- Dentro la stanza
- 10 passi avanti
- Il muro
- Guardo me
- Come mi vuoi
- Marta
- L’ipocrita
- L’ottavo giorno di Carlo
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