Onda Libera è l’ultimo lavoro discografico dei Modena City Ramblers. L’album è composto da 12 brani scritti, arrangiati e prodotti dagli stessi Ramblers, che hanno curato anche la veste grafica del disco, sulla cui copertina si leggono, tra le righe di una bandiera che ricorda quella di molte nazioni americane, i primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza limitazione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale e sociale, di ricchezza”. Il nuovo progetto del gruppo ruota interamente intorno al concetto di Libertà, interpretato nelle sue varie forme individuali. E’ di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie (l’associazione che è da sempre in prima linea nelle lotte contro la mafia), l’introduzione all’album: “C’è un legame antico tra Musica e desiderio di Libertà. Perché la Musica è espressione profonda dell’umano e non c’è nulla di più umano che la nostra aspirazione ad essere liberi”. I suoni di Onda Libera sono legati soprattutto alla tradizione della musica popolare italiana, soprattutto tarantella e tammuriata, ma si spazia anche dalle ballate al valzer, passando per i ritmi reggae e tzigani. In ogni caso anche Onda Libera conferma, ancora una volta, quelle che sono le sonorità dei Modena City Ramblers. Nella title track, che apre l’album, l’uso del dialetto emiliano, da sempre utilizzato dai Ramblers come forma di espressione, viene affiancato da quello partenopeo come a voler abbattere i confini. Il singolo Libera Terra è una dedica all’impegno di Libera “che guarda questa mia Terra confiscata alla brutalità. Ascolta questa mia Terra che chiede legalità. Terra bruciata dal sole che testarda rifiuta la sorte. Terra di Sud che lotta, Terra strappata alla morte”. Scorre Figli del Vento, brano dal ritmo tzigano dedicato al popolo Rom, considerato straniero ovunque si trovi e “costretto a recitare il ruolo di chi fa paura, ma è legato ad una bandiera chiamata libertà”. E’ la voce di Betty che in Il mulino e il tuo giardino canta poeticamente dell’amore inteso come relazione di coppia che seppur tra mille bufere non dovrà mai trasformarsi in prigione. Prigioniero di chi? è un brano reggae-dub che prende spunto dal ricordo della detenzione di Aldo Moro nel covo delle BR per descrivere la condizione di prigionia umiliante nella sua perdita di dignità: “Le ore passano fissando il muro e scrivendo lettere che misurano la lontananza dalla mia libertà […] Giorni avari, giorni amari nell’attesa di una nuova dignità. Notte buia, notte lenta nell’attesa di una nuova umanità”. Di Corsa (con la collaborazione di Emad Shuman dei Kabìla)è un brano dedicato ai tanti che fuggono, senza voltarsi, dalla guerra per raggiungere la propria libertà. Con C’è tanto ancora sembra che i Ramblers vogliano ricordare che c’è ancora tanta strada da fare per raggiungere e difendere la nostra libertà di cittadini. Scorre anche Libera Mente, uno slogan dei Rambers: “Libera la Mente, non farti ingannare. Libera la Mente, esci dal controllo. Usa il tuo cervello”. Un’intensa tammurriata Ballata della Dama Bianca è cantata dall’intera band ed affronta la morte sul lavoro che ogni giorno conta le sue vittime. Chiude l’album L’uomo nell’alto castello, brano dal ritmo quasi tangato in cui il potere apre poi la strada alla solitudine, alla follia di un vecchio, prima temuto da tutti e poi costretto a urlare al silenzio.
“Come la musica, anche la libertà è patrimonio di tutti” (Don Luigi Ciotti).
Credits
Label: Mescal – 2009
Line-up: Arcangelo “Kaba” Cavazzuti (chitarra classica, chitarra acustica, shaker, percussioni, batteria, tastiera, triangolo, bodhran, armonica, scacciapensieri, tablas, thermos elettrico, unghie di capra, cowbell, talking drum, tavolette, voce, cori) – Franco D’Aniello (tin whistle, flauto, clarinetto, tromba, flauto traverso, piffero campano, sax tenore, voce, cori,) – Massimo “Ice” Ghiacci (basso elettrico e acustico, basso dobro, contrabbasso elettrico, chitarra elettrica 12 corde, chitarra acustica, contrabbasso, chitarra baritono, chitarra classica, glockenspiel, theremin, voce, cori) – Francesco “Fry” Moneti (violino, violino elettrico, violino indiano, mandolino, chitarra sitar, chitarra elettrica, chitarra 12 corde, chitarra acustica, chitarra acustica 12 corde, chitarra classica, saz, kamancheh, mando banjo, banjo, bouzouki, e-bow, oud, voce, cori) – Davide “Dudu” Morandi (voce, cori) – Elisabetta “Betty” Vezzani (voce, baching vocal, cori) – Roberto “Robby” Zeno (batteria, percussioni, grancassa, tammorre, timpani, darbuka, nacchere, cajòn, congas, shaker, cowbell, timbales, wood block, voce) – Leonardo “Leo” Sgavetti (fisarmonica, organo hammond, pianoforte, pianoforte scordato, clavinet) – Emad Shuman (voce e cori in Di corsa) – Simone Benassi ( tromba in Onda Libera, L’uomo nell’alto castello) – Franco Borghi (trombone in Onda Libera, Il Naufragio del Lusitalia) – Paolo Campani (sax tenore in Onda Libera)
Tracklist:
- Onda libera
- Libera terra
- Valzer chiuso in soffitta
- Il naufragio del Lusitalia
- Figli del vento
- Il mulino e il tuo giardino
- Di corsa
- Prigioniero di chi?
- C’è tanto ancora
- Libera mente
- Ballata della dama bianca
- L’uomo nell’alto castello
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