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The Atlantic Ocean – Richard Swift

the_atlantic_oceanRichard Swift. Un altro disco? Probabilmente la domanda è la più comprensibile se si pensa che Ricardo Swift Ochoa, forte dei suoi diversi monicker, negli ultimi  tre anni ha realizzato la bellezza di quattro album e un ep. Certo tutti progetti e sperimentazioni molto diversi dal doppio esordio-capolavoro di The Novelist/ Walking Without effort che non fanno altro che apporre l’accento sull’ecletticità del multi strumentalista americano. Richard Swift è uno di quei cantautori/compositori pop di vecchia data tanto legati al folk ma anche al soul, al musical degli anni 20 e 30 alla Gershwin e al jazz tanto evidenti in A song for Milton Feher; geniale nelle sue strutture armoniche di apparente immediatezza. Una musica dotata di quella leggerezza che fa dondolare la testa beatamente e che ultimamente ha accentuato la centralità del piano piuttosto che della chitarra, richiamando un po’ lo stile dei compositori newyorkesi del Tin Pan Alley. Atlantic Ocean, interamente ascoltabile in streaming sulla pagina MySpace dell’artista, si pone un po’ sulla scia di Dressed up for the letdown dopo aver affrontato il blues lo-fi, il garage, l’elettronica, tutte suggestioni che non erano mai state estranee al suo modo di vedere e concepire la musica. Sempre con la sua autoironia e disposto a non prendersi nemmeno troppo sul serio sforna un altro grande disco di piccole gemme ma pronto anche a regalare momenti immersi nell’intimità e nel romanticismo nel loro essere confidenziali (The End of an Age). Ciò che sorprende e affascina della sua musica è il saper inserire tanti strumenti, tante suggestioni e il sapersi rapportare con tanti generi e stili con una facilità ed originalità impressionanti. Su due piedi sembra quasi un disco superficiale, che potrebbe fare chiunque ma è il prodotto di una mente geniale, lavorato così com’è in maniera accurata in ogni suo piccolo particolare. Tutto accompagnato sempre dal piano onnipresente di Richard e dalla voce inconfondibile che inizia a destreggiarsi tra le splendide e vaghe melodie cosparse di estraniazione e disincanto. Voce che trema e sussurra, voce che si moltiplica e si armonizza a perfezione con le altre e con se stessa nei cori sempre splendidi che sono davvero parte fondamentale di tutto il disco. Ci sono i synth un po’ retrò dal vago sapore vintage della title track e della splendida The original thought che fanno piena mostra di sé anche nel pop spudorato della  beatlesiana Hallelujah Goodnight! Poi ci sono gli archi misteriosi sulla sarcastica e quasi paradossalmente commovente R.I.P. e i fiati e i cori arrangiati con una leggerezza quasi angelica che spiazzano per la misura con cui si inseriscono su Ballad of Old What’s His Name, sulla quale aleggia alla produzione lo zampino del guru Mark Ronson. La malinconia del miglior Swift si mostra tutta nella traballante Already Gone mentre The First Time potrebbe essere tranquillamente un pezzo scritto dai migliori Stones; c’è il rock old style, quello vintage, un po’ anni ’70 che tanto gli viene bene con la chitarra elettrica che fraseggia sentitamente sulla base di piano e sul quale non può non mettere il suo marchio di fabbrica spiazzante con gli archi sintetizzati e gli eterei ed estranianti carillon finali. La tromba e il benjo fanno capolino ad illuminare la stravagante marcetta un po’ soul, un po’ R&B di Bat Coma Motown, anche se la vera anima Motown del vecchio soul si mostra nella conclusiva Lady Luck, vero gioiellino compositivo, nonché singolo, che sa enfatizzare i timbri,  le differenze di suono nei falsetti da brividi delle voci che si diramano in più direzioni contemporaneamente su un giro di basso ipnotico. Sulla copertina poi si intravedono i vinili di Bringing It All Back Home di Bob Dylan e Dirty Mind di Prince quasi a prefigurare una sorta di linea compositiva immaginaria ininterrotta; fuori quella finestra poi si nota quella stessa montagna di Dressed Up for the letdown. Ancora una volta la conferma della genialità di un artista regala musica che sa essere grande in ogni momento.

Credits

Label: Secretly Canadian – 2009

Line-up: With a methodical approach and help from engineer Chris Colbert (The Walkmen) and multi-instrumentalist Casey Foubert (Sufjan Stevens, Crystal Skulls), Swift’s vintage mixtures on Ocean are seamless and bright. A collaboration with producer Mark Ronson on track “Ballad of Old What’s His Name” features the talents of Ryan Adams, Mark Ronson, Sean Lennon and Pat Sansone of Wilco, a strange pairing of musicians, producing beautiful results

Tracklist:

  1. The Atlantic Ocean
  2. The Original Thought
  3. Ballad of Old What’s His Name
  4. R.I.P.
  5. Already Gone
  6. Hallelujah, Goodnight!
  7. The First Time
  8. Bat Coma Motown
  9. The End of an Age
  10. A Song For Milton Feher
  11. Lady Luck

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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