Le pareti restituiscono volti. Fotogrammi ad arredare l’aria di musica in quanto storia, in quanto terra. Fra i tanti anche John Lennon. Proprio lui scrisse: “Lavoro è vita, lo sai. E senza quello esiste solo insicurezza e paura”. Blues For The Working Class questa sera esce dall’anonimato e le parole di Lennon mi salgono alla gola come un monito, trovano in Cold Comfort uno specchio di sieri e fibra, puro tatto della dissonanza fra l’istinto a proseguire ed il più atroce disincanto (“La mia anima è sempre più fredda, amico;è difficile trovare ragioni per combattere perché tutto ciò che mi porta il mio lavoro è magra consolazione”); inseguono le battute di My work no longer fits for you mentre le chitarre scandiscono i sentieri della sete, dell’ambizione ridotta in rovina. Numero, ingranaggio, appendice: uomini come topi in tane che non riescono più a riscaldare; uomini come virgole appese al discorso serio del tempo speso a sopravvivere. Flowers at the gates prega, le pregano attraverso una chitarra che commuove per la verità che riesce a liberare, un filo di voce solida che è protettiva memoria.
Fisso le dita che toccano le corde con un’umanità quasi disarmante, mentre la tecnica e la passione confondono i polpastrelli, il nylon, i cavi, gli sguardi, le intenzioni in un unico pulsare che è liberatorio nel suo essere atto d’accusa. Pregare si può, pregare serve, pregare gli uomini e non un dio qualunque, pregarli alla storia, sbugiardando gli schemi attraverso l’odore della paura, della polvere, della rabbia, della terra, del sudore, della R-esistenza. Eyes on the prize, con la sua voce calda, rossa, è urgenza e seme, omaggio e primavera ancora possibile. Su The Mills are closing down il locale si anima di una danza spontanea ed io sorrido: mentre i piedi seguono le orme delle spatole, del basso, io sorrido di un sorriso amaro, lo stesso di chi, fra le righe del testo, “fissa le proprie speranze che scompaiono velocemente (Hai sentito le notizie? Le fabbriche stanno chiudendo… Non ci sarà più lavoro in città… i palazzi della fabbrica sono l’unica cosa che vedo dalla finestra; sembra che stiano ingoiando la mia anima e poi mi lasciano appeso al niente”). He’s working mi cuce addosso un dolore particolare e lo fa con il tatto della commozione vera, a pelle: con le mani finisco per danzare il canto di un morto ammazzato sul lavoro, mentre una famiglia lo piange, mentre la vita non si dimentica di avere un prezzo e costa, continua a costare fatica, denaro, bugie. Forse il senso di questo viaggio è qui: danzare la morte per riafferrare un senso alla vita; lasciare che il riverbero acustico di Spare Parts sposi il vizio della bellezza alla decadenza dei fatti (“mentre costruisco strade e ponti, sono pieno della tua polvere e del tuo catrame, sai benissimo di usarmi come un pezzo di ricambio e nel tuo regno vivo nel lutto”); annuire al ritmo di The Plant perché la minaccia ti appartenga, ti arrivi al cuore. Io sono sul palco con loro: Daniele Tenca, Heggy Vezzano, Luca Tonani e Pablo Leoni. Come fossi lì, sul palco, accanto a loro, sento energia, passione, consapevolezza: accuso questa Factory come fosse un monologo a cuore aperto, una premonizione afferrabile, una tuta blu cucita su misura per ciascuno di noi; mi glorio di This working day will be fine come di una promessa da restituire intatta a chi crede che qualcosa possa ancora,davvero cambiare. “I felt the blast and there’s nothing left to say; while I passed I saw those flowers at the gates”.
Conoscevo già bene alcuni pezzi dell’album perché ho avuto il privilegio di seguire Daniele Tenca e la band durante una giornata di registrazione alle Officine Meccaniche. Sottolineo privilegio perché certe emozioni lo sono, come l’essere stata qui questa sera. Assistere al lavoro di un uomo che realizza Il proprio sogno e riesce a farlo trovando le parole giuste, coinvolgendo grandi musicisti che si rivelano essere grandi persone, investendo tempo, energie, passione, buon senso, non è solo gratificante ma lascia un segno, la cicatrice che un certo coraggio dovrebbe appuntare su più di un petto. Usare la musica, scrivere dei pezzi blues, di un blues sanguigno, polveroso, vitale, disorientando l’ascoltatore a colpi di pathos e melodie bulimiche, ritmiche cardiache, mentre lo si schiaffeggia cantando la morte, la frustrazione, le umiliazioni, il silenzio del sistema, è una scelta forte, che risponde ad un’urgenza pressante. Ne ho parlato con Daniele mentre le canzoni si stavano vestendo dei loro abiti migliori: condividere il suo entusiasmo è stato davvero emozionante.
Il disco ospita due cover. Perché le hai scelte?
Factory è forse il pezzo di Bruce Springsteen più direttamente collegato alla classe operaia e, considerato il fatto che Springsteen per me è la guida spirituale nel mondo della musica per tutta la sua coerenza, ho sempre sperato di fare una sua cover in un mio disco. Quindi quale migliore occasione che questa?
Eyes on the prize rientra anch’essa nell’orizzonte springsteniano. È un pezzo tradizionale americano che lui aveva proposto in The Seeger Sessions; è però un pezzo di ribellione, di invito alla lotta, a non mollare sulle cose in cui si crede. In un disco in cui c’è pochissima positività poiché vi si racconta quello che succede nel mondo del lavoro e, giocoforza, c’è poco da essere positivi, ho voluto inserire un pezzo anch’esso riflessivo ma di ribellione.
Perché questo disco ADESSO?
C’è un momento per tutto. La mia grande fortuna è stata riuscire a lavorare con questa band. Andavo a vedere Heggy e Luca alle Scimmie quando suonavano con Arthur Miles (n.d.r.: Arthur Miles And The Blues Shakers ) e ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto fare un disco così, con quelle sonorità e quel livello di comunicazione. Tante volte ne abbiamo parlato, con Heggy, con Luca, con Mauro Flora che tra l’altro ha suonato sia con loro che con me nel tour di Guarda il sole e non siamo mai riusciti a combinare la cosa. Evidentemente questo era il momento giusto…
Una strana coincidenza: il momento sociale, la tua urgenza di FARE un album blues…
Sì, coincidono. La voglia di usare il blues per parlare di lavoro perché credo sia la musica più indicata per farlo in maniera diretta, francamente. La stessa scelta dell’inglese perché è faticoso toccare certi argomenti in italiano senza risultare retorici anche se, non lo nascondo, mi piace molto pensare ad un’edizione del disco con i testi in italiano. Questi testi hanno molto valore per me. Sì, forse era questo il momento giusto…
Cosa ti aspetti da Blues For The Working Class?
Mi aspetto che riesca bene, che diventi un gran bel disco. Credo stia venendo un gran bel disco. Per come è stato suonato mi aspetto che sia un disco credibile, come spero sempre siano i miei dischi.
Utile? Un disco utile? Mi riferisco all’ANMIL, al coinvolgere artisti di fama per dare maggiore risonanza al progetto…
L’obiettivo è quello di smuovere un po’ le coscienze su questo tema che è comunque molto caldo. Pensando ai live, non andremo in giro a suonare un disco di blues. Andremo a portare in giro il problema della sicurezza dei lavoratori utilizzando la musica e questo è spostare un po’ il nocciolo della questione. Mi aspetto di poterlo fare il più possibile e davanti al maggior numero di persone possibile, sperando che in chi compra il disco, al di là del fatto che potrà godere di un disco di blues suonato bene, da musicisti eccezionali, nasca l’interesse per ciò che canto, per i testi.
La musica che, affascinando, traina verso il testo…
Sì, la cosa bella di queste canzoni è che per la prima volta da quando suono sono riuscito a collegare dei testi tristi ad una musica non propriamente triste. In alcuni pezzi, per quanto il blues sia un genere dolente, la musica è in contraddizione con il tema del cantato. E secondo me molti dei dischi che si possono ritenere dei grandi dischi hanno questo tipo di caratteristiche.
LostHighways ha scelto di sostenere il progetto di Daniele Tenca, seguendone la gestazione, l’arrivo alle Officine Meccaniche, la presentazione ufficiale il 23 aprile all’Amigdala Theatre di Trezzo (MI).
Oggi, 1 Maggio (data simbolica, fiore sul petto di chi vacilla, di chi conserva la dignità, di chi aspetta il cambiamento), Blues For The Working Class, in uscita a fine Settembre 2009 su etichetta Ultratempo/FamilyAffair, è anticipato da:
He’s Working: disponibile in free download su www.anmil.it e in streaming autorizzato su www.losthighways.it
Registrato alle Officine Meccaniche di Milano, l’album sarà composto da dieci brani: otto inediti in inglese scritti da Daniele Tenca, a cui si aggiungono le cover di Factory di Bruce Springsteen e di Eyes on the Prize, quest’ultima realizzata con la collaborazione di due artisti di grande valore ovvero Cesare Basile e Marino Severini (Gang). Altre collaborazioni di rilievo sono Andy J. Forest e Massimo Martellotta (Calibro 35). Insieme a Daniele Tenca (voce, chitarre, armonica), suona una band composta da: Heggy Vezzano (chitarre), Luca Tonani (basso) e Pablo Leoni (batteria). Questi ultimi collaborano da alcuni anni, sia nei live che in studio, con l’armonicista americano Andy J. Forest e con altri bluesman di rilievo (tra cui John Henry, Ronnie Jones, Keisha Jackson, Sugar Blue, Aida Cooper).
L’ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul Lavoro che da oltre 60 anni si occupa delle vittime di incidenti sul lavoro e raccoglie più di 450.000 iscritti) – è il partner dell’iniziativa che Daniele Tenca ha scelto per sostenere le vittime del lavoro e promuovere questo progetto volto a sensibilizzare principalmente i giovani, ma anche tutti gli amanti della musica su questi temi, attraverso un disco che affronta tematiche e problematiche del mondo del lavoro.
L’ANMIL Onlus da 4 anni ha dato vita alla Fondazione ANMIL “Sosteniamoli subito”, un ente di diritto privato di assistenza e di ricerca. Puoi aiutare la Fondazione tramite il conto corrente postale n. 71435580 intestato a Fondazione ANMIL “Sosteniamoli Subito” – Via A. Ravà, 124 – 00142 Roma oppure tramite il Conto Corrente bancario IBAN IT 86 X 03002 05271 0000 105857 52 – Unicredit Banca – L.go Apollinaire – Roma EUR, intestato a Fondazione “Sosteniamoli subito” onlus.
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Marinella de Maffutiis – Resp. Ufficio stampa ANMIL
06.54196205 – 329.0528315 – ufficiostampa@anmil.it
He’s Working (4.43)
(Words and Music: Daniele Tenca)
Another day, another sunny morning
Heat some coffee, put some breakfast on
Then I smile and kiss my son and daughter
When they ask me “Where is daddy gone?”
“He’s working
Just working
He builds the Gates of Eden far from home.
He’s working
Just working
And when he’ll get back home nobody knows.”
I bring them to school and put myself together
Mothers watching me from the corner of their eyes
And they fill my heart and soul with their compassion
While I talk to them, my lips and tongue go dry
“He’s working
Just working
He builds the Gates of Eden far from home.
He’s working
Just working
And when he’ll get back home nobody knows.”
And the insurance money are gone and times get harder
And the trial is an useless bunch of words
Our lawyer said “You know, these things get longer,
And sometimes they don’t find no guilt at all.”
I’m working
Just working
Right behind a counter all day long
I’m working
Just working
Wondering why my old life is dead and gone
Then I lie in bed and stare at our ceiling
I remember all the good times and the bad
Kids are sleeping, and now my only healing
Are those words spinning ‘round my head
“He’s working
Just working
He builds the Gates of Eden far from home.
He’s working
Just working
And when he’ll get back home nobody knows.”
He’s Working.mp3 – Preview
Credits
DANIELE TENCA – Vocals, Electric Guitar
HEGGY VEZZANO – Electric Guitar
PABLO LEONI – Drums, Percussions
LUCA TONANI – Bass
SERGIO COCCHI – Wurlitzer Piano
ALEX ALIPRANDI – Banjo
Produced by Daniele Tenca.
Recorded, mixed and mastered by Antonio Cooper Cupertino at Officine Meccaniche, Milano, Italy.
Foto di Daniela e Roberta Molteni
www.danieletenca.com
www.myspace.com/danieletenca
www.anmil.it
Dedicated to the ones who’ve been hurt or lost their lives just because they were doing their job.
THEY ARE THE REAL HEROES.